Responsabile immigrazione dem

Pierfrancesco Majorino: “Se ci fosse lo Stato, non ci sarebbe bisogno delle ong per i migranti”

"Se vuoi evitare che ci siano barconi alla deriva devi introdurre canali di ingresso legali e sicuri. Poi però non puoi coltivare il consenso che fa leva sulla paura. Non è inefficienza, è calcolo. Salvini, quando tutti ci spiegavano quanto era bravo, è andato proprio in questa direzione"

Interviste - di Umberto De Giovannangeli - 17 Marzo 2024

CONDIVIDI

Pierfrancesco Majorino: “Se ci fosse lo Stato, non ci sarebbe bisogno delle ong per i migranti”

Il Mediterraneo, il “Mar della morte”. Dove si susseguono le stragi di migranti. L’Unità ne discute con Pierfrancesco Majorino, responsabile nazionale immigrazione del PD.

“E voi burocrati e becchini volete che affoghino tutti?”. È il titolo di prima pagina dell’Unità ad un emozionante racconto della nostra cronista, Angela Nocioni, che ha partecipato a un drammatico salvataggio della Ocean Viking. Siamo ai becchini di Stato?
Di più. Siamo alla banalità del male. Quello che tollera il sacrificio di vite, di vite spezzate, che disumanizza completamente la questione migratoria, che riduce il tutto a fiera della contrapposizione politica, nell’accezione più negativa.
Uno spettacolo osceno di fronte al quale l’operato delle organizzazioni non governative andrebbe, peraltro, tutelato e salvaguardato. E il modo migliore per farlo sarebbe poter dire loro: guardate, grazie per quel che avete fatto, e da ora non c’è più bisogno di voi, perché a salvare le vite, a permettere vie d’accesso legali e sicure, ci pensiamo “noi”, le “istituzioni”.

Sessanta migranti morti di fame, sete e ustioni su un gommone partito dalla Libia. Inascoltati gli Sos. Le parole hanno un peso. Quelle che si susseguono nel Mediterraneo sono “tragedie”, “incidenti” e non invece “stragi” di innocenti con tanto di mandati, esecutori e complici?
Le parole hanno un peso ed esprimono sentimenti e scelte. Siamo di fronte ad una strage permanente, operata dall’immobilismo istituzionale. Avete parlato di “strage di Stato”: avete fatto bene. Un immobilismo, tuttavia, che non è frutto di un’inefficienza, – smettiamola, anche a sinistra, di auto rassicurarci dicendoci che “non sono capaci” – ma di calcolo preciso. C’è una parte della politica, quella che ha saputo con tanta sapienza drogare completamente il dibattito pubblico in tutti questi anni e in qualche modo “fare egemonia” che scommette sull’emergenza permanente. L’immigrazione non gestita e non governata porta con sé deresponsabilizzazione e tragedie. E questo fa crescere insicurezza diffusa e allarme sociale. Se davvero vuoi evitare che ci siano i “barconi” alla deriva o le immagini periodiche di Lampedusa stracolma di persone devi cambiare le regole e realizzare canali d’accesso legali e sicuri, nonché nell’immediato mettere in campo la “Mare Nostrum” europea. Ma se lo fai si abbassa la temperatura sulla questione migratoria e non puoi coltivare il consenso che fa leva sulla paura. Matteo Salvini, quando erano tutti a spiegarci quanto fosse “quello bravo”, in modo molto esplicito andò proprio in questa direzione: cancellare forme di protezione umanitaria per sbattere per strada le persone, cioè i migranti dalla “pelle nere” e poter gridare “Avete visto quanti sono?!”.

Il securitarismo impera, edulcorato da una stampa mainstream con l’evocazione, da Istituto Luce 2.0, dei “piani Mattei” tanto cari alla presidente del Consiglio.
Il “piano Mattei” non esiste. È una bufala totale. Il modo per la Presidente del Consiglio di poter dire “avete visto? Vogliamo aiutarli a casa loro”. Peccato che quella parte politica sia la stessa che al parlamento europeo tante volte in passato si sia mostrata ostile nei confronti della politica di cooperazione allo sviluppo e non concepisca, come hanno onestamente ricordato i rappresentanti dell’Unione africana, il partenariato tra pari come condizione ineludibile di ogni politica di sostegno allo sviluppo. Ma del resto, a proposito di Istituto Luce 2.0, sono in attesa dei filmati che arriveranno dall’Albania, quando si racconterà che quella mostruosità sociale e giuridica dell’accordo porterà alla riduzione degli arrivi.

Il tema migranti sembra essere uscito o comunque marginalizzato, nel dibattito politico ed elettorale. Sarà perché i migranti non votano?
Questo è certo. Ma dobbiamo anche dirci che ciò è accaduto anche in ragione di una certa assuefazione collettiva. Mi ha molto colpito in tutti questi anni il modo in cui, per fare un esempio tra i tanti, non sia stata valorizzata (in passato colpevolmente perfino a sinistra) l’opera impressionante realizzata da Cristina Cattaneo e dall’equipe di lavoro del LABANOF. Cioè da parte di chi identifica i morti del Mediterraneo e si è battuto (con alcuni di noi) per una cosa semplice, perfino nella sua tragicità potrei definirla “banale”: garantire il diritto all’identificazione di chi ha perso la vita in quel gigantesco cimitero, in quel grande blu pieno dei resti delle vite spezzate, colmo, per dirla proprio con Cattaneo, di “naufraghi senza volto”. Se non vuoi identificare chi è morto del resto non vuoi occuparti dei vivi. Alla fine della fiera la musica è sempre la stessa: rimuovere la questione migratoria come fatto di vite, di vite reali e vere e di progetti legittimi connessi alla propria dignità (quella che si esprime ad esempio attraverso la ricerca del lavoro). Su questo terreno possiamo e dobbiamo dirci che la peggiore destra d’Europa al momento ha vinto. Perché i migranti non sono le persone ma il danno permanente da ridurre.

Una sinistra che non ha un punto di vista forte su grandi temi come la pace (vedi la mattanza di Gaza) o sulla difesa dei più indifesi (vedi i migranti), non rinuncia ad essere se stessa?
Sì, certo, e proprio perché ne sono convinto mi faccia dire che però non è assolutamente il caso del Partito Democratico di Elly Schlein. Su questo punto sono in dissenso con alcune delle cose che ho letto sul vostro giornale in questi mesi. Il PD non solo è quello, e ci mancherebbe pure! che ha presentato in Parlamento una limpida mozione contro il terrorismo di Hamas, per il “Cessate il fuoco”, per la liberazione degli ostaggi israeliani, per il riconoscimento dei due popoli due stati. È anche quello che proprio in termini di politiche migratorie sta dicendo varie cose importanti. Le riassumo, rivendicando totalmente il nostro nuovo “posizionamento”. Proprio alcune settimane fa abbiamo presentato i lineamenti di una nuova proposta di legge riguardante il superamento della Bossi-Fini (in Italia la madre di tante sciagure), al fine di introdurre forme di permesso temporaneo per chi è alla ricerca del lavoro, di realizzare vie d’ingresso legali e sicure, di sviluppare un grande piano nazionale per l’inclusione sociale dei migranti. Inoltre, insistiamo su un punto: applicare fino in fondo la “Legge Zampa”, ripartire da lì in relazione ai minori non accompagnati. Infine, sempre in questo quadro di rovesciamento del pensiero dominante, abbiamo, grazie anche al protagonismo diretto e attivo di numerosi iscritti al PD di cosiddetta “seconda generazione”, annunciato l’avvio di una nuova mobilitazione sullo Ius Soli. La Riforma della Cittadinanza è infatti il campo di battaglia culturale obbligato per sconfiggere il disegno politico della destra che fonda tutto il suo portato sulla cultura dell’emergenza. Non solo. In questi mesi abbiamo anche intensificato il monitoraggio di quella spudorata vergogna costituita dagli attuali CPR. Insomma, noi crediamo che si debbano tenere assieme il rispetto dei diritti umani, mi viene da dire di un nuovo senso di “umanità”, con regole e scelte che favoriscano l’emersione della questione migratoria e la gestione nella legalità del fenomeno. Ciò chiede una nuova legislazione a livello nazionale e una svolta in Europa. E proprio sull’Europa vorrei concludere. Noi crediamo, lo hanno ripetuto Elly Schlein e Pietro Bartolo con grande lungimiranza, che il nuovo “Patto” europeo sia una clamorosa occasione sprecata e che lo avremmo voluto molto molto differente. Si dovrebbero infatti rivedere l’impianto dei cosiddetti accordi di Dublino, affermare l’obbligo alla redistribuzione della responsabilità dell’accoglienza, riformare Frontex, potenziare i corridoi umanitari, favorire la mobilità interna all’Europa, istituire nel mentre di questi processi la Mare Nostrum europea. Queste sono le nostre parole, e le nostre proposte. Non altre.

17 Marzo 2024

Condividi l'articolo