Travolti giornalisti e toghe

Chi c’è dietro il dossieraggio: i giornalisti del Domani e il ruolo di magistratura e servizi segreti

Sarà necessario che la parte sana della magistratura vada a fondo. Deve indagare senza avere riguardo per nessuno. Neppure per gli ex appartenenti alla magistratura. E forse non basta.

Politica - di Piero Sansonetti

6 Marzo 2024 alle 08:00 - Ultimo agg. 6 Marzo 2024 alle 10:05

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Chi c’è dietro il dossieraggio: i giornalisti del Domani e il ruolo di magistratura e servizi segreti

Il dossieraggio è una delle abitudini più antiche e schifose della politica italiana. Nell’articolo di Romoli che pubblichiamo ne raccontiamo i capitoli celebri. Il dossieraggio è il fratello siamese dello scandalismo e del gognismo.

Lo scandalismo e il gognismo sono anche quei vecchi arnesi di lavoro delle parti più fetenti della politica, ma anche – negli ultimi tempi soprattutto – di larga parte del giornalismo italiano.

Da svariati decenni il giornalismo ha smesso di essere un pilastro dell’informazione della critica al potere, ed è diventato, in gran parte, un docile strumento per le lotte di fazione negli ambienti più potenti e meno puliti della borghesia.

Diversi giornali si sono messi al servizio dei propri padroni, sono loro fedeli e si comportano un po’ come il Griso e il Nibbio, i bravi che facevano gli uomini di mano di don Rodrigo e dell’Innominato.

Perché ciò avvenga, però, occorre assicurarsi la collaborazione di due istituzioni molto importanti: la magistratura e i servizi segreti. Naturalmente non tutta la magistratura né tutti i servizi segreti, solo una parte.

La parte più spregiudicata e quella che concepisce la propria funzione non come un servizio alla società ma come un’occasione di potere. Il potere di pezzi della magistratura e dei servizi segreti oggi è fortissimo.

E anche se ha bisogno comunque della collaborazione della politica e del giornalismo, riesce a tenere politica e giornalismo in una posizione subalterna rispetto a sé.

In questa occasione scopriamo due novità. La prima è che la centrale infetta risiedeva addirittura in via Giulia, a Roma, cioè dentro la sede della Procura nazionale antimafia.

La seconda è che a guidare l’intera operazione di dossieraggio – forse – erano direttamente i giornalisti. Erano loro ad indicare i nomi dei nemici da abbattere, oppure da non abbattere ma da condizionare e forse ricattare.

Nella sostanza non cambia molto. Cambia molto per la nostra categoria che viene travolta dalla valanga di vergogna. Senza peraltro che i suoi organismi rappresentativi (Ordine e sindacato) muovano un dito per prendere le distanze.

Ora però sarà necessario che la parte sana della magistratura vada a fondo. Deve indagare senza avere riguardo per nessuno. Neppure per gli ex appartenenti alla magistratura. E forse non basta.

Questo è un caso classico nel quale occorrerebbe una commissione parlamentare d’inchiesta. Proprio perché il sospetto che la magistratura possa essere timida nelle indagini sui suoi stessi esponenti è un sospetto assolutamente ragionevole.

6 Marzo 2024

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