Il dramma delle prigioni
Sciopero dei penalisti contro la strage in carcere: “Un suicidio ogni due giorni, serve atto di clemenza”
L’Ucpi proclama l’astensione il 20 marzo e una manifestazione a Roma: “Un suicidio ogni due giorni, non c’è più tempo". Servono indulto e amnistia
Giustizia - di Angela Stella
Dopo la tre giorni di astensione proclamata ad inizio febbraio per denunciare i limiti all’appello non modificati del tutto da Nordio alla legge Cartabia e per stigmatizzare la deriva del Governo verso un sistema sempre più carcerocentrico e panpenalistico, l’Unione Camere Penali, guidata da Francesco Petrelli, torna a proclamare un altro giorno di sciopero per il prossimo 20 marzo con concomitante manifestazione a Roma dal titolo “Carcere, non c’è più tempo”.
Alla base dell’iniziativa dei penalisti, il fenomeno dei suicidi in carcere: nei primi 58 giorni del 2024 è in continua ascesa – circa uno ogni due giorni – e appare oramai improcrastinabile un immediato intervento del Governo e della politica, tutta, al fine di arginare la strage in atto.
Inoltre “ogni giorno trascorso senza che siano attuati rimedi idonei a scongiurare la morte, per malattia e per suicidio, negli istituti penitenziari non può che accrescere le responsabilità, politica e morale, di coloro che tale fenomeno hanno l’obbligo di affrontare con rimedi urgenti e inderogabili”.
A ciò si aggiunge “il pericolo concreto che togliersi la vita in carcere possa rappresentare, per i tanti oppressi, una ‘soluzione’ da emulare, per sfuggire a condizioni di privazione della libertà sempre più umilianti e disumane”.
E non dimentichiamo il “sovraffollamento carcerario, la patologica carenza negli organici di agenti penitenziari, di medici e psichiatri e di operatori sociali” che “acuiscono le già penose condizioni di vita dei detenuti”.
Infine “preoccupa ulteriormente il susseguirsi di episodi di violenza sui detenuti, l’ultimo dei quali (sarebbe) avvenuto nella Casa Circondariale di Santa Maria Maggiore a Venezia”.
In una prospettiva molto probabilmente utopistica data la maggioranza parlamentare, l’Ucpi ritiene comunque che “occorre sensibilizzare l’opinione pubblica e, soprattutto, persuadere il Governo, il Parlamento e la politica tutta circa la necessità di adottare atti di clemenza generalizzati, quali l’indulto o l’amnistia, legiferare urgentemente in materia di concessione della liberazione speciale anticipata, introdurre il sistema del ‘numero chiuso’ ovvero ogni altro strumento atto a limitare in futuro il ripetersi del fenomeno del sovraffollamento, prevedendo altresì misure extradetentive speciali per detenuti in espiazione breve e operare una congrua depenalizzazione, oltre che ridimensionare l’impiego delle misure cautelari personali intramurarie, riconducendole ai principi liberali del minor sacrificio possibile e della presunzione di innocenza”.
La delibera di astensione si conclude dicendo che “nonostante l’emergenza umanitaria in atto imponga un cambio di passo immediato, non si è ancora registrata una chiara e netta presa di posizione del Governo volta a rimediare all’ingravescente fenomeno del sovraffollamento” pertanto “l’Unione ribadisce con forza e determinazione il proprio appello al Governo e a tutte le forze parlamentari affinché si possa realizzare, tutti insieme, l’obiettivo di arrestare con efficacia il terribile fenomeno dei suicidi in carcere, con l’assoluta convinzione che ‘Non c’è più tempo’”.
L’ipotesi di amnistia e indulto è stata rilanciata qualche giorno fa anche dalla corrente di Area e lo stesso presidente dell’Anm, Giuseppe Santalucia, in una intervista al Dubbio a titolo personale aveva dichiarato: “non ho contrarietà pregiudiziali a misure di clemenza ben calibrate”.
E durante il ‘parlamentino’ dell’ultimo fine settimana il vertice delle toghe aveva anche sottolineato: “Tutti i gruppi associativi si sono espressi sui problemi delle carceri. Questo argomento meriterebbe più attenzione rispetto a quello dei test psico-attitudinali”, rivolto al Governo che vorrebbe prevedere i test Minnesota per chi entra in magistratura.