Gabinetto di guerra
Israele: pronto il piano per l’evacuazione di Rafah, pronta anche l’invasione di una città allo stremo
Netanyahu insegue la "vittoria totale" in mezzo al massacro: ha ribadito che l'invasione ci sarà a prescindere dai negoziati di pace. Quasi un milione e mezzo di persone accampate in 62 kmq
Esteri - di Redazione Web
È quasi tutto pronto per l’invasione di Rafah: l’ultima grande città nel Sud della Striscia di Gaza, da mesi ormai al centro di un’offensiva militare via terra e via area dell’esercito israeliano in risposta agli attacchi di Hamas nel sud di Israele del 7 ottobre 2023. Sarebbero oltre 30mila le vittime secondo il ministero della Salute di Hamas – dati non verificabili, Israele non ha concesso l’ingresso nella Striscia a media indipendenti. È quasi tutto pronto per l’invasione e lo si capisce anche dal piano di evacuazione presentato ieri dall’esercito. Ad annunciarlo l’ufficio del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Non sono stati aggiunti altri dettagli: la situazione oltre ogni dramma, allo stremo.
Il piano è stato presentato al “gabinetto di guerra”, un organo creato appositamente dall’esecutivo dopo gli attacchi di Hamas. Si discuterà del piano nel gabinetto nelle prossime ore. Del piano non si sa nulla al momento. L’invasione della città è stata rimandata più volte nelle ultime settimane. Dopo quella di fine novembre, non si è riusciti a raggiungere un nuovo accordo per una tregua nonostante gli sforzi diplomatici – ieri si era parlato di passi avanti verso un cessate il fuoco prima della smentita di Hamas. La situazione a Rafah è insostenibile da tempo: in città ci sarebbero poco meno di un milione e mezzo di palestinesi, accampati alla meno peggio, in fuga da altre aree della Striscia, in appena 62 chilometri quadrati, a soffrire per la penuria di cibo e di altri generi di prima necessità.
L’invasione imminente di Rafah e il piano di evacuazione
Non è chiaro dove possa essere evacuata tutta questa gente, per la maggior parte civili. Benny Gantz, membro del “gabinetto”, aveva assicurato l’inizio delle operazioni prima dell’inizio del Ramadan, il mese sacro del calendario islamico che quest’anno comincerà il 10 marzo. L’esercito aveva dichiarato che la città venisse usata dai terroristi islamisti di Hamas come base operativa. Quello su cui gli osservatori e gli analisti trovano convergenza, è che dopo la grande città nel sud della Striscia non ci sono altre zone in grado di ospitare un così grande numero di persone in fuga che cercano riparo dalla guerra.
A Parigi intanto si sono tenuti importanti negoziati di pace tra i delegati di Israele, Stati Uniti ed Egitto per raggiungere un cessate il fuoco almeno temporaneo nella Striscia di Gaza. A prescindere dall’esito delle trattative, il premier israeliano Netanyahu ha comunque chiarito che l’invasione di Rafah si terrà comunque. Potrebbe essere “un po’ ritardata, ma ci sarà”.
La promessa di Netanyahu
Il primo ministro Benjamin Netanyahu promette che una volta che Israele inizierà l’operazione militare a Rafah, mancheranno solo “settimane alla vittoria totale“. A CBS News, Netanyahu ha detto che incontrerà lo staff per rivedere un duplice piano militare che includerebbe l’evacuazione dei civili palestinesi e un’operazione per distruggere i rimanenti battaglioni di Hamas. Il premier, scrive il Times of Israel, dice che non è chiaro se dai colloqui in corso si concretizzerà un accordo sugli ostaggi, rifiutandosi di discutere i dettagli ma dicendo che Hamas deve “arrivare a una situazione ragionevole”.
Il Presidente israeliano avrebbe, riporta Il Corriere della Sera, posto una condizione allo scambio ostaggi israeliani-prigionieri palestinesi in trattativa in Qatar: che i detenuti palestinesi incarcerati e condannati alle pene più gravi vengano subito deportati in Qatar. Gli Stati Uniti starebbero pressando affinché la tregua in trattativa in questi giorni entri in vigore prima dell’inizio del Ramadan.