La presentazione al Festival

Dostoevskij, la serie dei fratelli D’Innocenzo presentata a Berlino

I registi raccontano la storia di un poliziotto malinconico che dà la caccia a un serial killer deluso dalla vita che si ispira al radicale pessimismo dello scrittore russo: “Portiamo in scena l’inverno dell’uomo”

Cinema - di Chiara Nicoletti

20 Febbraio 2024 alle 16:00

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Dostoevskij, la serie dei fratelli D’Innocenzo presentata a Berlino

“Le estreme conseguenze dell’essere vivi. Di questo narra la serie. Un uomo che ha perso tutto in una terra di uomini che hanno perso quasi tutto. Un uomo che ha scelto di perdere anche se stesso. O forse no”. Sono le parole di Fabio e Damiano D’Innocenzo nel descrivere la loro prima serie, Dostoevskij, presentata in anteprima al 74esimo Festival di Berlino e pronta ad approdare al cinema in due atti per un totale di cinque ore.

Serie targata Sky Original, guarda a un mondo desolato e appesantito dalla morte e dal dolore attraverso gli occhi del suo protagonista Enzo Vitiello (Filippo Timi), un uomo, un poliziotto, un padre.

Lontano dalla figlia Ambra (Carlotta Gamba) che con lui non vuole avere più niente a che fare, si accanisce nella ricerca di un serial killer, Dostoevskij, soprannominato così poiché a ogni omicidio efferato e senza criterio, lascia una lettera in cui racconta con ricercatezza e quasi poesia, il processo con cui pone fine “all’immondizia di essere vivi”.

Con Filippo Timi e Carlotta Gamba, prima della proiezione serale con tanto di lunghi applausi, della serie intera, Fabio e Damiano D’Innocenzo raccontano la genesi del progetto, ringraziando prima di ogni altra cosa Sky, nella persona del vicepresidente esecutivo di Sky Studios Nils Hartmann per aver loro concesso la libertà di sovvertire le regole della narrazione seriale e adattarla al loro modo di raccontare il mondo, contro ogni limite imposto dalle altre piattaforme.

Illustra Fabio: “Volevamo raccontare l’inverno di un essere umano, un uomo che ha il dovere ma anche il desiderio di inseguire un altro essere umano e di intercettarne i profumi, i sapori, anche sgradevoli, in un inverno malinconico che non sembra finire mai. La vera innovazione che Sky sta facendo è dare il diritto al pubblico di scegliere e a noi di farci mettere in scena qualcosa che sembra non aderire a dei modelli preconfezionati”.

Conclude poi Fabio D’Innocenzo con un elogio al cuore della serie: “Sono innamorato di Dostoevskij perché parla della possibilità di un cambiamento, di scegliere cosa diventare. Poi la scelta può essere positiva o meno positiva, etica o meno etica, ambigua, sono felice di stare in questo mare, ambiguo e mosso”.

Filippo Timi, eclettico, shakespeariano, solenne e rigoroso in opere come Le Otto Montagne o giocoso e nei toni di commedia nel ruolo di barista investigatore in I delitti del Barlume (un successo Sky), qui affonda corpo e mente nell’inverno citato da Fabio D’Innocenzo e impersona un uomo che nei limiti di una malattia terribile “che ne insudicia il labirinto di cui è fatto” e nella solitudine che lo rappresenta, trova, forse, la luce, in un ultimo caso da risolvere.

“Arrivato al primo giorno di provini, non vi nego che sapevamo già che al 99% sarebbe stato lui” confessa Damiano D’Innocenzo e prosegue: “Intercettavamo questa malinconia che sentiamo simile a quella del personaggio. Lasciato il provino, quando eravamo quasi sicuri, ci siamo affacciati alla finestra e abbiamo visto Filippo in piazza che abbracciava un albero. Non poteva che essere lui Enzo”.

Tra le risate generali, Timi si unisce al racconto del suo provino: “Non ti danno indicazioni quando ti mandano le scene, non raccontano chi sei, dove sei e cosa. In questo caso ho applicato la modalità detective. Ho cominciato a studiare con il desiderio di incontrarli, non mi fregava del ruolo ma la sceneggiatura mi ha fatto godere. Le frasi ti facevano vedere la scena. Un esempio che non dimentico? ‘in cielo un temporale feroce come un litigio tra fratelli’. Così scrivendo, i D’Innocenzo hanno la sensibilità di dirti non solo cosa ma come e questo fa la differenza”.

“È vero – si unisce al coro Carlotta Gamba, interprete di Ambra, figlia di Enzo Vitiello – Fabio e Damiano non spiegano niente ma quando scrivono è come se ti dessero in mano la vita e tu devi attraversarla. La magia di questa serie è trovare in ciò che è più distante da te la cosa più vicina che hai”.

Gamba è anche protagonista di Gloria!, uno dei film italiani in concorso a Berlino quest’anno, opera prima della cantautrice Margherita Vicario. Due atti per Dostoevskij che prima di approdare su Sky, vedremo in due momenti diversi nel buio della sala cinematografica.

A differenza delle “normali” serie che si pongono l’obiettivo di catturare lo spettatore subito e dargli immediatamente ciò che pensa di volere, l’opera dei D’Innocenzo si prende il suo tempo e con la lentezza che serve ci fa entrare dentro la storia: “Già da spettatore ancorché da regista, prima di entrare dentro una trama devo entrare in un’atmosfera, creare l’habitat, l’ossigeno del racconto audiovisivo – dichiara Fabio D’Innocenzo.  Volevamo partire con delle scene piuttosto forti e dei ritmi che concedessero l’opportunità di perdersi dentro i luoghi, capire i volti, le abitazioni con una progressione cromatica che si espande e si evolve. Fare l’opposto sarebbe stato deleterio, avrebbe ucciso il racconto. Chiediamo allo spettatore di stare alle regole del racconto, un patto di fiducia e di avere un approccio attivo. Da spettatore io chiedo questo e da autore non posso che offrirlo”.

20 Febbraio 2024

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