Il progetto

Chi sono i Colpitori: il manifesto di ri-evoluzione della società, il maestro di boxe come modello per i giovani

Il progetto della scrittrice, pugile ed educatrice Federica Guglielmini: "I Colpitori sono lo sparring partner di questa contemporaneità e desiderano colpire generando quel dibattito sui giornali, fra le arti, fra gli intellettuali, nelle scuole per sfidare le ferite sociali odierne"

Sport - di Redazione Web

20 Febbraio 2024 alle 18:16 - Ultimo agg. 21 Febbraio 2024 alle 16:04

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COLLAGE DI FOTO DA I COLPITORI (BEATRICE CORSINI + OPERA DI ALBERTO PONTICELLI)
COLLAGE DI FOTO DA I COLPITORI (BEATRICE CORSINI + OPERA DI ALBERTO PONTICELLI)

Colpitori sono pugili, poeti, artisti, sono docenti, discenti, pedagoghi. E sono umani, metafore di missionari della maieutica, futuristi di oggi che portano in giro il loro Manifesto un po’ sognatore – come un pugile – un po’ suonato – come un pugile – che ribadisce: quante volte, ogni giorno, facciamo ricorso a modi di dire propri di questo sport nobile e antico – malauguratamente in decadenza in Italia -, e quante volte la pubblicità, i media fanno ricorso alla figura del pugile. È un archetipo che non invecchia: qualcosa che non esce mai di scena. Quello dei colpitori è un progetto, definito di “ri-evoluzione”, ideato da Federica Guglielmini, pugile, scrittrice ed educatrice, da poco in libreria con il libro A corta distanza scritto con Virginia Perini, che a tutto quell’immaginario vuole assegnare un ruolo sociale, educativo, pedagogico.

Il Manifesto è stato scritto a quattro mani con l’artista Dome Bulfaro, ideatore con Guglielmini del progetto, e annovera tra i firmatari l’ex pugile e docente Renato De Donato, lo scrittore e autore tv Riccardo Mauri, il medico Mario Ireneo Sturla, l’illustratore Mauro Cicarè e il mediatore culturale Michele Carrieri. Il testo cita apertamente quello scritto da Tommaso Marinetti nel 1909 e ribatte e replica a quella retorica veloce ed efficientista: prende infatti la figura del pugile come icona di resilienza, resistenza, abnegazione, valore e virtù; certo, scadendo qua e là nella retorica pugilistica non esente da cliché e comunque sincera, onesta: come un pugno in faccia – eccone un altro di cliché, per l’appunto, pardon.

Al centro del ring i ragazzi, sotto i riflettori stanno i giovani. È come se il manifesto dicesse: tempi duri, mala tempora currunt, di fragilità e vulnerabilità, di responsabilità schivate, di punti di riferimento introvabili, di modelli di formazione in ritirata. Ed è come se aggiungesse: lo avete mai visto un maestro di pugilato, uno di quelli vecchio stile, uno di quelli che è maestro, psicologo, insegnante, amico, tutto insieme? Che opera e agisce e insiste nelle periferie delle nostre città colpite, sventrate, abbandonate a sé stesse?

I colpitori sono quegli strumenti utilizzati dai maestri di pugilato per provare i colpi, appunto: una specie di sparring, il pugile a portare i colpi, a toccare questa specie di para-guanti indossati dal maestro per provare le figure, le combinazioni, saggiare movimenti, al contempo tecnica e resistenza, potenza e agilità. E il maestro di boxe diventa in questa trovata letteraria, un po’ teatrale, quello che è già nella realtà: docente, insegnante di vita, allenatore di cuori, valori, sogni dei ragazzi. Sempre all’angolo dei ragazzi e delle ragazze: il pugilato non è ormai da tempo l’ultimo baluardo della mascolinità, merito di un movimento in crescita guidato dalla capitana della Nazioneale, prima olimpionica e prima medagliata ai Giochi Irma Testa.

“I Colpitori sono lo sparring partner di questa contemporaneità e desiderano colpire generando quel dibattito sui giornali, fra le arti, fra gli intellettuali, nelle scuole per sfidare le ferite sociali odierne”, si legge nelle parole degli stessi che citano Franz Kafka: “La letteratura è un pugno che ti sveglia”. E che aggiungono i ring che vogliono calcare, i titoli per cui vogliono combattere: “Il Manifesto dei Colpitori è un’opera d’arte letteraria contemporanea che deve essere portata sui banchi di scuola per accendere quella scintilla di coraggio, di ricerca interiore, di studio inedito di cui i giovani necessitano”.

La scrittrice statunitense Joyce Carol Oates, tra le firme di boxe più brillanti di sempre e papabile nume tutelare di questa iniziativa: “La vita è come la boxe per molti e sconcertanti aspetti. La boxe però è soltanto come la boxe”.

Il manifesto dei Colpitori

1- Difendiamo e colpiamo!

Nasciamo come forma di difesa in reazione a questa società liquefatta a cui serve tracciare nella terra i propri ring. Ci ribelliamo al degrado sociale, culturale e umano, a cui assistiamo e siamo sottoposti. Mai saremo schiavi degli algoritmi. Useremo il pregiudizio, il prevedibile e il pre-stante come nostro sacco. La macchina veloce, senza freni, tritacarne, propria di questa epoca, va sfidata, portata sul quadrato e battuta per KO!

2- Difendiamo e colpiamo!

Alziamo la guardia e la voce decisi ad aprire un varco nell’arrocco di un’idea di letteratura a fine carriera. Una poesia o un’opera d’arte, come un libro o un quadro, altro non sono che un ring sul quale salire, entrare e mostrarsi nudi fino al midollo, celebrando e proteggendo nel corpo a corpo ciò che vuole restare e non svanire, senza il timore di svanire se nulla vale la pena che resti.

3- Difendiamo e colpiamo!

Noi abbiamo fatto nostro il sudore e la miniera del pugile, la sua capacità di “coltivare il dolore a favore di un progetto di vita” (Oates). La preparazione, l’iniziazione e l’ascesi del boxeur, rappresentano il nostro codice etico e pedagogico alla formazione e all’educazione dei giovani, oggi come tutti noi troppe volte manipolati da una tecnologia sempre più disumanizzante.

4- Difendiamo e colpiamo!

Per elevarci anche quando ci abbassiamo e schiviamo, per avanzare anche quando indietreggiamo, per trovare la forza proprio quando crediamo di non averne più, con la volontà di portare tutte le linee dei nostri colpi oltre ogni confine dell’essere.

5- Difendiamo e colpiamo!

Ogni volta che il luogo comune tramanda stereotipi, allatta la mediocrità, contagia il sapere. Noi difendiamo il luogo comune solo se si fa luogo costruttore di comunità di essere umani che sanno fare quadrato. Il pugno e il pugile sono la nostra metafora: nel pugno stringiamo ideali, nel pugile riconosciamo la koinè, l’archetipo. La sua antica sapienza nel canalizzare l’energia emotiva grezza in un gesto atletico ed estetico, ci mostra quanto il pugile possa essere assurto a modello che ci sprona a ridestare quel pugile che abita in tutti noi.

6- Difendiamo e colpiamo!

L’incontro con il pugile interiore, il suo processo nobilitante, ci riscaldano il pensiero, gli animi, l’arte e l’impegno per questa impresa. Il cammino evolutivo del pugile è cultura dell’uomo che sa vincere, sa perdere e a conclusione di ogni incontro sa abbracciare l’altro, suo sfidante senza il quale sarebbe impossibile combattere i propri limiti. I limiti della metafora del pugile e del pugilato ci insegnano a guardarci anche alle spalle per incontrare tutte le nostre ombre.

7- Difendiamo e colpiamo!

Vogliamo stare all’angolo del nostro tempo e non soltanto al centro, al pari del right man, il medico che sa vedere le ferite più difficili da curare: quelle che non si vedono; come i maestri delle palestre-gymnasium di periferia, che sanno operare come chirurghi a cuore aperto sulle ferite delle città; che sanno insegnare come fendere per ricucire, come rinunciare per ottenere, come proteggersi per non cadere, come rialzarsi quando si cade e si va al tappeto.

8- Difendiamo e colpiamo!

Come un pugile e il suo gancio! Eroico ed impavido in grado di sovvertire ogni pronostico, per interrogarci ancora una volta su chi siamo, dove andiamo e cosa lasceremo. Siamo alle corde, dove gli uomini e le donne rinascono.

9- Difendiamo e colpiamo!

Ė sempre una questione di tempo: alla letteratura e alle arti le loro cinture e cicatrici. Siamo pronti a ogni combinazione, tenendo unito il sacro col profano, l’alto e il basso, perché senza il gioco di piedi e gambe, le braccia non potrebbero colpire con la massima forza-potenza; a nulla servirebbero forza e potenza se non si usasse la testa; nulla potrebbe la testa senza cuore e consapevolezza.

10- Difendiamo e colpiamo!

Questo manifesto è un conteggio arbitrale, per noi, per voi! Ogni punto è un secondo scoccato dalle nostre dieci dita. Fuori i secondi, dunque, è tempo che ogni generazione salga sul ring con coraggio, è tempo che la campana della ri-evoluzione culturale suoni. Che l’incontro abbia inizio.

Siamo colpitori

siamo pugili

siamo poeti

siamo artisti

siamo docenti

siamo discenti

siamo pedagoghi

siamo umani

20 Febbraio 2024

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