La rubrica
Perché Facebook, YouTube e Tiktok sono a giudizio: pericolosi e dannosi per i giovani
A denunciare le Big Tech è il primo cittadino della Grande Mela, l’accusa è netta: i social media sono pericolosi perché dannosi soprattutto per i giovani (non esclusi gli adulti)
Editoriali - di Mario Capanna
Il dramma di Internet è che ha promosso lo scemo del villaggio a portatore di verità.
(U. Eco)
Quasi da non crederci. Il sindaco di New York, Eric Adams, ha deciso di portare in tribunale i responsabili di Facebook, Instagram, You Tube, Snapchat e Tik Tok. Avete capito bene: a denunciare le Big Tech è il primo cittadino della Grande Mela, non quello del comune di… Pincopalling… L’accusa è netta: i social media sono pericolosi perché dannosi soprattutto per i giovani (non esclusi gli adulti).
A riprova, Adams ha affermato: “I nostri giovani esperimentano livelli mai visti di angoscia, mancanza di speranza e persino pensieri suicidi, messi sotto stress da contenuti che loro stessi non richiedono”.
Da qui la contestazione dei reati: mancato controllo, negligenza dei responsabili e messa a rischio del benessere pubblico. È noto che Meta e altre corporation sono alle prese con valanghe di cause promosse da genitori e istituti scolastici. Ma qui la novità evidente è costituita dal peso massimo che ha calato la carta giudiziaria.
Con la richiesta, fra l’altro, di un mega risarcimento, dato che – ha sottolineato il sindaco – la dipendenza dei giovani dai social “provoca una crisi mentale che alle casse della città costa cento milioni di dollari l’anno ai contribuenti”. Una bella, rischiosa e corposa, gatta da pelare, per giganti come Meta, Google ecc.
Anche perché il sindaco Adams, ex alto ufficiale della polizia newyorchese, non è un radical, ma un esponente di punta, di destra, del partito democratico. La questione, al di là di quelli che saranno gli esiti processuali, indica diversi profili di interesse.
In primo luogo: la pericolosità dei social come veicolo di distacco dalla realtà e di creazione, in assenza di spirito critico, della sua distorsione. Un fenomeno, questo, che riguarda tutta la Rete, se usata in modo inconsapevole. Ci rendiamo poco conto che, mentre riteniamo di essere (illusoriamente) collegati in permanenza con tutti e con tutto, il nostro sapere, anziché accrescersi, diminuisce.
Dobbiamo riscoprire un dato elementare, ma decisivo: solo le relazioni, dirette e vere, fra le persone sono la fonte reale della conoscenza e della comprensione reciproca autentica. È così a New York. È così ovunque. Nessuna tecnofobia: ma se vogliamo mantenerci umani, abbiamo bisogno degli esseri umani in carne e ossa. Dobbiamo tener conto di loro, non della loro simulazione.