La proposta Zanettin
Stop alle intercettazioni tra avvocato e assistito, Travaglio sulle barricate
L’emendamento alla riforma Nordio del senatore di FI prevede che i colloqui siano distrutti, inoltre vieta la trascrizione di quelli che riguardano persone estranee alle indagini. Ok di Iv, Pd astenuto.
Giustizia - di Paolo Comi
In futuro sarà vietato ascoltare i colloqui fra l’avvocato ed il proprio assistito e sarà vietato trascrivere quelli che riguardano persone esterne alle indagini.
Lo ha deciso la Commissione giustizia del Senato votando ieri un emendamento al testo della riforma sugli ascolti voluta dal Guardasigilli Carlo Nordio.
L’emendamento, formulato dal capogruppo azzurro in Commissione Pierantonio Zanettin, prevede in particolare che i colloqui fra avvocato ed assistito debbano essere distrutti e che nelle trascrizioni delle comunicazioni intercettate dalle Forze di polizia su richiesta dei pm non debbano esserci “dati che consentono di identificare soggetti diversi dalle parti”.
Oltre alla maggioranza, il testo è stato votato da Italia viva. Astenuto il Pd. La norma, fa sapere Zanettin, ha lo scopo di evitare che “soggetti estranei alle indagini vengano tirati in ballo al solo fine di danneggiarne l’immagine e la reputazione”.
“Con questa riforma sarà garantito colui che non è nemmeno indagato e che dunque non deve correre il rischio di subire in alcun modo la gogna”, ha subito sottolineato la forzista Matilde Siracusano.
“L’approvazione dell’emendamento al disegno di legge Nordio a prima firma del senatore Zanettin, che garantisce ai cittadini non indagati e non imputati il diritto di non essere citati nelle trascrizioni delle intercettazioni, è un ottimo risultato che ripaga lo straordinario impegno del nostro partito a favore del garantismo e della tutela della privacy”, ha ricordato quindi Maurizio Gasparri, capogruppo di Forza Italia in Senato.
“Scriviamo, così, una volta per tutte, la parola fine sulla pratica barbara di sbattere in prima pagina nomi di persone che non c’entrano niente con le indagini e che, per caso o sfortuna, finiscono coinvolte e travolte dalla macchina del fango”, ha aggiunto poi Gasparri.
“Un ulteriore passo in avanti nel rafforzamento del quadro normativo a tutela dei cittadini italiani, nella consapevolezza che il diritto all’informazione va di pari passo con la presunzione d’innocenza e con la doverosa tutela della riservatezza”, è stato invece il commento della presidente leghista della Commissione giustizia del Senato Giulia Bongiorno, smentendo qualsiasi rischio “black out” informativo.
Per il co-portavoce nazionale di Europa Verde e deputato di Alleanza Verdi e Sinistra, Angelo Bonelli, invece, secondo il quale la limitazione delle intercettazioni “rischia di depotenziare la lotta alla corruzione che è uno strumento utilizzato dalle mafie per raggiungere i suoi obiettivi criminali”.
Sulle barricate, come da copione, il Fatto Quotidiano che da mesi si batte con ogni mezzo per impedire che vengano approvate dal Parlamento riforme della giustizia ispirate a principi liberali e garantisti.
Ricordando evidentemente lo slogan “intercettateci tutti” degli albori del grillismo manettaro e forcaiolo, le nuove disposizioni sugli ascolti si inserirebbero per le penne di Marco Travaglio in un non meglio precisato “assalto alla giustizia”.
Leggendo però con attenzione i durissimi articoli sul punto, si scopre che il problema dell’emendamento Zanettin sarà il suo “impatto” sui media.
In altri termini, la fine del core business del Fatto Quotidiano, giornale nato con il fine primario di pubblicare intercettazioni telefoniche, quasi sempre penalmente irrilevanti e pertanto non inserite nei provvedimenti cautelari, recuperate in giro per l’Italia grazie a marescialli o pm compiacenti.
E infatti, per ricordare quali telefonate non si potranno più leggere in futuro con le nuove disposizioni, il Fatto ha immediatamente ‘ripubblicato’ ieri quelle degli indagati dell’inchiesta romana sugli appalti dell’Anas in cui veniva fatto il nome del leader della Lega Matteo Salvini, non coinvolto nell’indagine e tantomeno indagato.
Un colpo mortale per il voyeurismo giudiziario di Marco Travaglio che dovrà adesso escogitare qualcosa per riempire le 20 pagine del proprio giornale.