Cronologia della strage

Strage in mare, ecco le prove che l’Italia è responsabile dei 61 morti

00:12 Alarm Phone chiama il Comando delle capitanerie di porto a Roma e spiega che un’operazione della guardia costiera libica è molto improbabile. L’ufficiale afferma che l’Italia non può intervenire in acque libiche. Non è vero. Era obbligatorio muoversi a soccorso

Cronaca - di Angela Nocioni - 10 Gennaio 2024

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Strage in mare, ecco le prove che l’Italia è responsabile dei 61 morti

Questa che segue è la cronologia della strage avvenuta per omesso soccorso in acque internazionali al largo della Libia nella notte tra il 14 e 15 dicembre in cui sono morte 61 persone e 25 sono state deportate in Libia.

Strage incredibilmente ignorata o liquidata in due righe dalla maggioranza dei giornali. Fonte della cronologia è la stessa Alarm Phone, piattaforma che raccoglie gli Sos dei naufraghi e ne informa tempestivamente i centri soccorso degli stati costieri.

Cronologia del caso 2371 di Alarm Phone

14 dicembre

17:00: Alarm Phone riceve diverse chiamate da un telefono satellitare Thuraya, ma la linea cade. Successivamente il numero non è più raggiungibile.

17:10: Alarm Phone riceve la posizione GPS dell’imbarcazione in pericolo: N 33°26’57.60 E 012°05’25.80.

17:20: La comunicazione con le persone a bordo è difficile. Le persone gridano e sono in preda al panico. Chiedono ad Alarm Phone di chiamare immediatamente i soccorsi.

17:30: Alarm Phone invia un’e-mail per avvisare della posizione dell’imbarcazione in pericolo le autorità competenti di Italia, Malta e Libia. Poco dopo, Alarm Phone prova a chiamare anche la cosiddetta guardia costiera libica. Il primo numero di emergenza è fuori servizio. Il secondo non risponde.

Il terzo risponde al telefono, ma poi riaggancia. Neanche il quarto risponde. Al quinto numero risponde un ufficiale che chiede ad Alarm Phone di attendere 5 minuti, poi riaggancia. Al sesto numero rispondono, ma non parlano inglese. Il settimo numero risponde e chiede la posizione GPS dell’imbarcazione.

17:30: Le persone in pericolo dicono ad Alarm Phone che sta entrando acqua nell’imbarcazione. Sono molto preoccupati.

17:45: Le persone in pericolo sono in preda al panico – la comunicazione è difficile.

17:55: Durante una chiamata, la cosiddetta guardia costiera libica dichiara che cercherà l’imbarcazione.

18:00: Alarm Phone riceve un’altra chiamata dalle persone in pericolo che trasmettono una nuova posizione GPS: N33°25’50.40 E012°04’40.40. Sono in preda al panico e gridano: “qui la gente sta morendo!”.

Cerchiamo di calmarli. Dalle posizioni GPS non è chiaro se la barca sia in movimento o alla deriva. Non riusciamo a mantenere un contatto con le persone in pericolo.

18:16: Aggiorniamo tutte le autorità via e-mail.

18:24: Riceviamo un’e-mail da SEA-EYE 4, che ci conferma che si sarebbero diretti verso l’imbarcazione. Orario di arrivo previsto: ore 6:00 del 15 dicembre.

18:37: Alarm Phone riceve un’altra chiamata dalle persone in pericolo, che sono in preda al panico. È difficile comunicare. In seguito, Alarm Phone cerca regolarmente di raggiungere le persone in pericolo, ma non riesce a comunicare con loro.

20:26: MRCC Roma emette un Inmarsat per circa 60 persone in pericolo, in posizione 33 24, 12 04 dalle 19:17.

20:44: Alarm Phone chiama la cosiddetta guardia costiera libica – un ufficiale dice che ora non possono uscire a causa delle onde alte, ma lo faranno più tardi.

21:40: MRCC Roma allerta VOS TRITON per un gommone con a bordo circa 70 persone in pericolo, che necessita di assistenza immediata in posizione 33 24, 12 04.

22:04: Alarm Phone invia un’altra mail a tutte le autorità, compresa Frontex: “Caro ufficiale, non riusciamo a contattare le persone a bordo dalle 18.00 CET del 14 dicembre e le condizioni meteo sono preoccupanti. Da ciò che abbiamo capito dalla nostra conversazione con la guardia costiera libica a questo numero: 00218910349739 alle 20.44 CET del 14 dic non hanno intenzione di recarsi sul luogo perché le onde sono alte. Quindi, per quanto ne sappiamo, non c’è nessuna operazione in corso per il momento, Chiediamo urgentemente aiuto Grazie per l’attenzione”.

15 dicembre

Alarm Phone continua a chiamare le persone in pericolo durante la notte, ma non rispondono.

00:12: L’Alarm Phone chiama l’MRCC di Roma e spiega che un’operazione della cosiddetta guardia costiera libica è molto improbabile. L’ufficiale afferma che l’Italia non può intervenire in acque libiche.

01:46: Alarm Phone chiama la cosiddetta guardia costiera libica. L’ufficiale non ha “alcuna informazione” su un’operazione della cosiddetta guardia costiera libica, ma suggerisce che la VOS TRITON è in zona. Verifichiamo la rotta della VOS TRITON, che sta cercando l’imbarcazione.

02:22 e 02:23: Alarm Phone avvisa anche la VOS TRITON via e-mail.

11:23: Alarm Phone chiama la cosiddetta guardia costiera libica. Un ufficiale afferma che 25-30 “rifugiati” sono a bordo della VOS TRITON, che ora sta navigando verso Tripoli, orario di arrivo stimato 20:00.

18:17: Alarm Phone chiama la cosiddetta guardia costiera libica. Un ufficiale afferma che la VOS TRITON è in porto con 25 persone a bordo.

16 dicembre

08:01: Alarm Phone cerca di contattare VOS TRITON – nessuna risposta.

09:57: Alarm Phone chiama la cosiddetta guardia costiera libica che afferma che 30 persone sono state intercettate dalla VOS TRITON.

14:21: Alarm Phone chiama la cosiddetta guardia costiera libica che afferma che 32 persone sono state soccorse dalla VOS TRITON.

22:15: OIM Libia afferma che, secondo li sopravvissuti, 86 persone erano a bordo. Ciò significa che 61 persone, tra cui delli bambini, sono annegate.

Dopo aver appreso la notizia del naufragio, abbiamo contattato Gorden Isler, portavoce di Sea-Eye e.V., che ha dichiarato: “La SEA-EYE 4 è attualmente l’unica nave di soccorso operativa in un tratto di mare enorme. L’equipaggio ha ricevuto molte richieste di soccorso negli ultimi giorni. Tuttavia, le autorità statali non hanno coinvolto la nostra nave in alcuna operazione. Al contrario, la cosiddetta guardia costiera libica ha intercettato diverse imbarcazioni e deportato le persone in Libia, violando il diritto internazionale. Oggi abbiamo appreso che 61 persone hanno perso la vita. È irresponsabile che gli attori statali ignorino la nostra presenza invece di coordinarsi con noi per salvare quante più vite possibili”.

 

10 Gennaio 2024

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