La guerra in Medioriente
La reazione di Israele è giustificata, ma deve essere proporzionata ed evitare vittime civili
Il massacro di Hamas ha spinto Israele a contrattaccare, ma i principi di proporzionalità, di prevenzione delle vittime civili e di conduzione di una guerra con la prospettiva di una pace futura devono essere i principi guida.
Esteri - di Jurgen Habermas
L’attuale situazione creata dall’estrema atrocità di Hamas e dalla risposta di Israele ha portato a una cascata di dichiarazioni e proteste morali e politiche. Riteniamo che, in mezzo a tutte le opinioni contrastanti espresse, vi siano alcuni principi che non dovrebbero essere messi in discussione. Essi sono alla base di una solidarietà giustamente intesa con Israele e gli ebrei in Germania.
Il massacro di Hamas, con l’intenzione dichiarata di eliminare la vita ebraica in generale, ha spinto Israele a contrattaccare. Le modalità di questa rappresaglia, giustificata in linea di principio, sono oggetto di un dibattito controverso; i principi di proporzionalità, di prevenzione delle vittime civili e di conduzione di una guerra con la prospettiva di una pace futura devono essere i principi guida.
Nonostante la preoccupazione per la sorte della popolazione palestinese, tuttavia, gli standard di giudizio scivolano completamente quando alle azioni di Israele vengono attribuite intenzioni genocide. In particolare, le azioni di Israele non giustificano in alcun modo le reazioni antisemite, soprattutto in Germania. È intollerabile che gli ebrei in Germania siano ancora una volta esposti a minacce alla vita e all’incolumità fisica e debbano temere la violenza nelle strade.
L’etica democratica della Repubblica Federale Tedesca, orientata all’obbligo di rispettare la dignità umana, è legata a una cultura politica per la quale la vita ebraica e il diritto all’esistenza di Israele sono elementi centrali che meritano una protezione speciale alla luce dei crimini di massa dell’era nazista. L’impegno in questo senso è fondamentale per la nostra vita politica.
I diritti elementari alla libertà e all’integrità fisica e alla protezione dalla diffamazione razzista sono indivisibili e valgono per tutti allo stesso modo. Anche tutti coloro che nel nostro Paese hanno coltivato sentimenti e convinzioni antisemite dietro ogni tipo di pretesto e che ora vedono la possibilità di esprimerli in modo disinvolto devono attenersi a questo principio.
La lettera è firmata anche da Nicole Deitelhoff, Rainer Forst e Klaus Günther. Jurgen Habermas, 92 anni, è l’ultimo filosofo vivente espressione della celebre scuola filosofica di Francoforte, che negli anni 50 e 60 fu guidata da Theodor Adorno, da Max Horkheimer e da Herbert Marcuse. Alla scuola di Francoforte, in quegli anni, si contrapponeva il filosofo ungherese, marxista, Gyorgy Lukacs, che la definì: “il Grand Hotel Abisso”.