Mattanza di Stato
Suicidio nel carcere di Verona: chi è il detenuto che si è tolto la vita
I sindacati di Polizia Penitenziaria avevano comunicato che l'uomo, di origini afgane ma con cittadinanza austriaca (perché rifugiato politico), era stato salvato dal tentativo di togliersi la vita. Ma gli attivisti di 'Sbarre di zucchero' hanno denunciato che il recluso era già morto due giorni fa: "Vogliono nascondere la verità. Questo è il risultato quando si sbattono in cella persone con problemi psichiatrici". Siamo a 54 suicidi in Italia nel 2023
Giustizia - di Andrea Aversa
Aveva tentato di togliersi la vita impiccandosi. Il Sindacato della Polizia Penitenziaria (Sappe) aveva annunciato che gli agenti erano riusciti a salvarlo. Ma agli attivisti dell’associazione Sbarre di Zucchero è arrivata una notizia diversa e tragica: un detenuto di origini afgane (ma con cittadinanza austriaca perché rifugiato politico) è deceduto dopo essersi suicidato. Il dramma è avvenuto nel carcere di Montorio a Verona. Lo stesso penitenziario dove si uccise la mamma Donatella Hodo e lo scorso agosto il giovane Cristian Mizzon.
Ancora un suicidio in carcere
Si tratterebbe del 54esimo suicidio avvenuto dietro le sbarre, in Italia, dall’inizio dell’anno. Una mattanza di Stato contro la quale le istituzioni sono incapaci di trovare soluzioni. O meglio, si fa finta di non vedere, si rilasciano dichiarazioni di costernazione e dolore per poi continuare a provare totale indifferenza per questa piaga che sta devastando lo Stato di Diritto di questo Paese. Quest’ultimo caso, ancora una volta, ha avuto come protagonista la presunta volontà di nascondere la verità. Il detenuto che è morto, sarebbe deceduto giovedì, addirittura due giorni fa.
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Il salvataggio e il decesso
Ma vi è un altro grave problema che caratterizza questa tragica vicenda: quello di sbattere in carcere persone con patologie psichiatriche che necessiterebbero di tutt’altra assistenza e tutt’altre strutture sanitarie. La vittima era arrivata da poco a Verona. Precedentemente era detenuto nel penitenziario Santa Maria Maggiore di Venezia. Il trasferimento a Montorio è stato disposto proprio perché il carcere veronese è dotato di celle singole adibite proprio per la reclusione di malati psichiatrici.
L’inferno di Montorio
Su questo giornale ci siamo occupati del caso – Mizzon. Gli attivisti di Sbarre di Zucchero ci hanno descritto le condizioni disumane nelle quali i detenuti sono costretti a vivere nel carcere di Verona. Sovraffollamento, strutture fatiscenti, servizi igienici vergognosi, mancanza di acqua calda, scarsa assistenza sanitaria, la quasi assenza di educatori, poche attività ricreative e lavorative, polizia penitenziaria in sotto organico. Ha spiegato la volontaria Micaela Tosato: “A Montorio sono due le emergenze che meriterebbero particolare attenzione. La prima è quella dell’assenza di lavoro. La cooperativa che si occupava di organizzare le attività professionali nel carcere è stata fatta fuori dopo tanti anni di collaborazione. Il motivo? Anomalie fiscali emerse, così, improvvisamente. Poi c’è l’abuso della terapia, con la somministrazione troppo facile di farmaci pesanti. Ma non è da trascurare la questione igienico – sanitaria: sono solo due le sezioni che hanno la doccia in cella. Immaginiamo 20-25 persone che in un’ora devono farla e condividerla“.