L'addio a 91 anni
Chi era Luigi Berlinguer: militante, dirigente politico e giurista ha attraversato tutte le istituzioni
Militante, dirigente politico, giurista. Ha attraversato tutte le istituzioni e in tutti i ruoli ha messo la sua storia, la sua fede di comunista italiano, il suo umanesimo integrale
Politica - di Roberto Rampi
Luigi Berlinguer è stato anche un importante Ministro della Pubblica Istruzione. Uno dei pochi a interpretare quel ruolo in senso totalmente politico e più legato al senso della scuola per la Repubblica che alla gestione del personale della scuola, come era, ed è stato ancora dopo, tradizione. E per questo ha tentato e in parte realizzato un ripensamento culturale della funzione e della conseguente organizzazione della scuola in Italia in una direzione di apertura alle idee, al nuovo, alle contaminazioni.
Provando a chiudere il ciclo della scuola di Stato, gentiliana, pensata per intruppare cittadini sudditi e aprire quello della scuola pubblica, nelle sue diverse forme, capace di fare tesoro delle diversità, la scuola dell’autonomia e del protagonismo degli studenti, la scuola capace di valorizzare le differenze e le diverse competenze.
Un progetto ambizioso che ho conosciuto da studente e da rappresentante degli studenti all’inizio della mia esperienza politica e ho ritrovato venti anni dopo ancora da compiere. A Luigi Berlinguer Ministro scrissi una lunga lettera da studente. Con Luigi Berlinguer da parlamentare ho condiviso serate, pomeriggi, convegni, passeggiate, viaggi per provare a riflettere, aggiornare, divulgare, condividere e confrontare quel pensiero, figlio anche, avrei scoperto, di una matrice banfiana condivisa e di una riscoperta gramsciana, che per diventare egemone deve diventare di popolo.
E qui emerge di Luigi Berlinguer tutto il prima e il dopo del suo impegno da ministro. Quello del militante politico, del dirigente politico, dello studioso di legge, del giurista, dell’accademico. È quello di chi ha attraversato tutte le istituzioni: consigliere comunale, provinciale, regionale, sindaco, deputato e senatore, europarlamentare. In tutti questi ruoli Luigi Berlinguer ha messo la sua storia, la sua fede di comunista italiano, il suo umanesimo integrale, la sua straordinaria curiosità per tutto ciò che era un fenomeno umano. I sui occhi vispi, la sua passione, l’instancabile desiderio di scoprire, di riflettere, di mettersi in discussione.
La passione per la musica è stata anche e soprattutto legata all’idea che il sapere non è solo né principalmente quello del Logos. E che ai saperi diversi si lega la possibilità o meno di percorsi meno classisti e di riscatto, di crescita per tutti. Il sapere concettuale di cui era grande dominatore era per lui intrinsecamente escludente rispetto agli altri talenti e alle altre capacità che pure fanno parte del bagaglio umano e sono spesso prevalenti in uomini e donne che troppo spesso vengono ancora tagliati fuori da percorsi omologanti.
Negli anni della nostra amicizia abbiamo esplorato la funzione delle arti nella scuola, ci siamo legati proprio su questo, e la funzione del pensiero della mano, come amava dire, della dimensione pratica della cultura non come avviamento al lavoro ma come cultura del lavoro e del lavoro come cultura.
Questo si legava inevitabilmente anche al pensiero sulla Politica e sulla Sinistra e sulla capacità di immaginare un modo diverso e innovativo di essere Politica e Partito. Con una attenzione profonda alla dimensione europea. Su questo Luigi Berlinguer ci consegna un lavoro intellettuale e pratico insieme che chiama le intelligenze più curiose ad applicarsi. Leggendolo, riascoltandolo e provando a produrre. E credo dovremo accettare la sfida e come sarebbe piaciuto a lui provare ad organizzarla.