Diario di guerra
Dramma Gaza, finita la farina si attendono altri 400mila sfollati verso sud
Le bombe ormai esplodono notte e giorno, vicino, a meno di un chilometro intorno a noi. Tutti qui hanno figli, genitori, fratelli e amici morti sotto i bombardamenti di questi giorni.
Esteri - di Giuditta Brattini
Qui fuori dal centro sfollati di Rafah c’è una folla sempre più grande di persone che vuole entrare, ma non c’entriamo tutti, il piazzale è già strapieno con 35mila famiglie scappate dalle bombe. Quelli fuori restano fuori e non so davvero cosa succederà. L’agenzia dell’Onu per i rifugiati palestinesi, l’Unwra ha detto già che le scuole riempite di sfollati in questi giorni sono da abbandonare quindi a breve si troveranno con 400mila persone che devono andare verso sud. Non immagino come faranno.
Nel campo danno dei sacchi di farina, ma la scorta è finita. La situazione sanitaria peggiora di ora in ora. Attorno a me nel parcheggio dove dormo ci sono 9 persone con febbre alta e dissenteria. Ieri durante la distribuzione dei sacchi qui nel campo ci sono stati momenti di tensione con famiglie che chiedevano altra farina perché solo quella c’è. I responsabili dell’Unrwa hanno risolto distribuendo un altro sacco e spiegando che si trattava degli ultimi. Non hanno più come sfamarli. E si tratta di decine di migliaia di persone concentrate qui.
Le tensioni anche qua dentro crescono. Le bombe ormai esplodono notte e giorno, vicino, a meno di un chilometro intorno a noi. Tutti qui hanno figli, genitori, fratelli e amici morti sotto i bombardamenti di questi giorni. Nawra è di Gaza city. Viveva lì in casa con il marito e i suoi sei figli – tra cui la più piccola di 6 anni e Majd di 27 anni – la moglie di uno dei figli e il loro un bambino di un anno. Dopo il primo bombardamento israeliano dell’8 ottobre hanno abbandonato di corsa la casa con qualche busta con poche cose. Sono riuscita a parlarle al telefono. Mi ha detto: siamo andati via e so che quando torneremo non ci sarà forse, l’avranno bombardata.
Sono andati nel sud a casa dei vecchi genitori di Nawra. Solo il marito di Nawra esce due volte a settimana per comprare qualcosa da mangiare. Majd a Gaza city è autista di ambulanze e lavora anche come primo soccorso. L’altro giorno ha risposto a un annuncio di lavoro, un’agenzia che affitta macchine alle persone per scappare. Stava andando a Gaza in macchina e un missile l’ha centrato. Majd non c’è più. Nawra dice che non vuole più vivere. Tra tutto quel che mi ha detto Nawra al telefono mi ha impressionato questa frase: “L’unica consolazione è che qualsiasi cosa succeda ora siamo tutti insieme”.