Gli appelli delle associazioni
Gaza verso una crisi umanitaria “senza precedenti”: nella Striscia manca l’acqua, si rischia epidemia di colera
Esteri - di Redazione
La situazione sanitaria e umanitaria nella Striscia di Gaza sta precipitando giorno dopo giorno nel baratro. La denuncia arriva da Paolo Pezzati, policy advisor per le emergenze umanitarie di Oxfam Italia, che sottolinea una “crisi sanitaria senza precedenti” nel territorio governato da Hamas per la totale mancanza di servizi idrici, che rischia di provocare un’epidemia di malattie infettive mortali come il colera.
L’Oxfam sottolinea infatti che i cinque impianti di trattamento delle acque reflue della Striscia e la maggior parte delle 65 stazioni di pompaggio non funzionano più: così acque inquinate vengono scaricate in mare mentre, in alcune aree, i rifiuti solidi si accumulano nelle strade.
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“Solo 3 litri d’acqua al giorno per persona a Gaza” sono disponibili, mentre l’Organizzazione mondiale per la Salute (Oms) ne raccomanda” tra i 50 e i 100 per soddisfare le esigenze sanitarie di base”. Stando alle testimonianze degli operatori di Oxfam, il costo dell’acqua è quintuplicato in questi giorni, e i proprietari di piccoli impianti di desalinizzazione o di purificazione sono i maggiori fornitori di acqua per migliaia di persone in condizione di assoluta emergenza.
BREAKING: Amitabh Behar, Oxfam International Interim Executive Director, says: “There is no power, no food and now no water in #Gaza. It risks becoming a breeding ground for cholera and other diseases.
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— Oxfam International (@Oxfam) October 17, 2023
“La situazione per i civili è durissima – assicura Pezzati -. Gli aiuti umanitari devono poter entrare a Gaza adesso“. “Aspettiamo che si aprano vie sicure per poter intervenire appena possibile“, ha detto da parte sua il portavoce di Palestine Medical Relief Society, partner di Oxfam, che preferisce rimanere anonimo. “In questa situazione c’è un disperato bisogno di aiuti, le persone muoiono ogni giorno e le condizioni di vita sono indicibili“, rileva. Oxfam evidenzia che “nessuna risposta umanitaria significativa potrà esserci senza un cessate il fuoco ora, il rilascio immediato e incondizionato di tutti coloro che sono tenuti prigionieri dai gruppi armati a Gaza e l’apertura dei valichi di frontiera per gli aiuti“.
Emergenza acqua e rischio malattie, ma non solo. Il portavoce dell’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei rifugiati palestinesi (Unrwa) a Gaza, Adnan Abu Hasna, ha comunicato che le scorte di cibo dell’agenzia sono sufficienti solo per mezza giornata e che ciò a cui Gaza è attualmente esposta non si è mai verificato in tutte le guerre precedenti.
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Da Tel Aviv ha parlato di aiuti umanitari il presidente statunitense Joe Biden, che oggi ha incontrato il suo omologo israeliano Benjamin Netanyahu. Israele ha accettato di permettere l’ingresso dei aiuti umanitari a Gaza “il più presto possibile”, ha detto il presidente Usa Joe Biden. “Oggi annuncio inoltre 100 milioni di dollari di fondi Usa per l’assistenza umanitaria a Gaza e Cisgiordania. Questo denaro sosterrà oltre un milione di sfollati per il conflitto, comprese le necessità di emergenza a Gaza”, ha aggiunto Biden.
Sullo “sfondo”, per così dire, c’è il caos e il rimpallo di responsabilità con reciproche accuse tra Israele e Hamas per la strage avvenuta nella serata di martedì all’ospedale battista di al-Ahli a Gaza City, che ha visto la morte di diverse centinaia di persone in cura o rifugiatisi tra le mura del nosocomio.
Ghassan Abu Sittah, medico di Medici senza frontiere a Gaza, l’ha definito “un massacro“. In una nota diramata nella serata di ieri Medici Senza Frontiere ha trasmesso la testimonianza di Ghassan Abu Sittah, medico che lavorava all’ospedale Ahli Arab Hospital: “Stavamo lavorando nell’ospedale quando abbiamo sentito una forte esplosione e il soffitto è crollato in sala operatoria – ha detto il medico di Msf -. È stato un massacro“.