Parla la scrittrice ebrea
Intervista a Edith Bruck: “Intere generazioni cresciute nell’odio, il mondo ha fatto finta di nulla”
«Entrare nelle case, ammazzare, rapire anziani e bambini: non era mai successo, questa non è guerra. Sono ebrea e sono per Israele, ciò però non significa che il governo non possa essere criticato»
Interviste - di Umberto De Giovannangeli
“Cercar casa per casa persone inermi, uccidere o rapire ragazze, anziani, questa non è guerra. E’ l’espressione di un odio profondo, viscerale, che si è alimentato nel corso del tempo. Generazioni cresciute nell’odio, senza speranza. Tutto ciò andava combattuto trenta- quarant’anni fa. Oggi forse è troppo tardi”. Una lezione di vita da una grande donna e intellettuale del nostro tempo: Edith Bruck. Di origine ungherese, Edith Bruck è nata in una povera, numerosa famiglia ebrea.
Nel 1944, poco più che bambina, il suo primo viaggio la porta nel ghetto del capoluogo e di lì ad Auschwitz, Dachau, Bergen-Belsen. Sopravvissuta alla deportazione, dopo anni di pellegrinaggio, approda definitivamente in Italia, adottandone la lingua. Nei suoi libri ha reso testimonianza dell’evento nero del XX secolo. Ha ricevuto diversi premi letterari ed è stata tradotta in più lingue. “Da ebrea – dice a l’Unità – non posso che essere per Israele. Ma un Paese libero è quello in cui si può criticare. Perché l’esercizio della critica è il sale di una democrazia”.
Signora Bruck le notizie che giungono da Israele e da Gaza sono angoscianti. La guerra sta mietendo migliaia di vittime.
Questa non è una guerra. Uccidere bambini, cercare casa per casa persone inermi per ammazzarle o rapirle, questa è una tragedia, non una guerra. Adesso comincia la guerra, ma quella che abbiamo vissuto in questi giorni è una tragedia. Seguo con dolore quanto sta avvenendo, ho ancora parenti in Israele. E’ molto difficile, doloroso, commentare una tragedia del genere.
Non c’è più speranza in quella martoriata terra?
C’era in passato, adesso sempre meno. Quattro o cinque generazioni sono cresciute con un odio reciproco. Dovevano risolverlo prima, ormai è troppo tardi. Hanno trascurato quello che dovevano fare trenta, cinquant’anni fa. Adesso cosa si può fare. Hanno trascurato la questione. Dicevano, o facevano credere, che tutto era a posto. Invece niente era a posto. Le cose si sono aggravate. Nel grande silenzio generale. Un silenzio colpevole. Poi Israele era distratto con la storia di Netanyahu, e chi si è reso protagonista di questi atti barbarici ne ha approfittato. Ha approfittato della trascuratezza della vigilanza, macchiandosi di crimini che non possono trovare alcuna giustificazione. Niente può giustificare l’uccisione di quei ragazzi riunitisi per ascoltare musica. La sofferenza non dà libertà di uccidere. Miliziani dietro ai quali si dice che ci sia l’Iran. E’ una cosa molto grave e dolorosa. Questa deriva doveva essere fermata tanti anni fa.
C’è chi aveva provato a stringere la mano al nemico di sempre e l’ha pagato con la vita : Yitzhak Rabin.
Lo hanno ammazzato, e l’odio ha armato la mano di un cretino criminale di estrema destra. Anche in quel campo ci sono persone pericolose, fanatiche, teste malate. E’ una cosa tragica, che poteva e doveva essere risolta mille volte. Hanno fatto incontri, conferenze, meeting e questo è il risultato. Devo dire anche che non è che riponga molta fiducia nella volontà araba di mantenere la parola data. Si è detto dell’Iran, ma quanti sono stati i leader arabi che hanno alimentato il terrorismo, che hanno lucrato sulla sofferenza dei palestinesi, strumentalizzandola per fini che nulla hanno a che fare con i diritti dei palestinesi. I primi “traditori” sono loro. Non è che con questo voglio difendere Israele per tutto quello che ha fatto. Non doveva più occupare territori, più prolunghi l’occupazione più peggiori la situazione. Forse un giorno restituiranno quei territori, forse, ma una politica lungimirante non può basarsi sui “forse”.
Nella Striscia di Gaza vivono 2,1 milioni di persone, la maggioranza sotto i 18 anni. Che significa, secondo lei, vivere in quella che viene rappresentata come una immensa prigione a cielo aperto, isolata dal mondo?
E’ difficile definirla vita. Ma anche questa situazione doveva già essere risolta da tempo , invece no. Tutto, tutto è stato trascurato. Perché pensavano ad altro. Hanno lasciato marcire la situazione. Sono andati avanti come se nulla fosse. Ma una cosa così non è possibile. Hanno sbagliato, assolutamente. Si sono concentrati sulle beghe interne, sull’esercizio del potere fine a se stesso. Una politica egocentrica. Ottusamente egocentrica.
Tutto questo con il mondo che girava gli occhi da un’altra parte.
Purtroppo è stato così. Ma una cosa come quella che è accaduta in questi giorni non era mai successa. Che entrano e ammazzano bambini, rapiscono anziani, famiglie, stranieri. Una cosa totalmente nuova. E’ come se stessero imitando i russi. Hanno studiato per un anno le mostruosità che oggi stiamo vivendo. Bussano alla porta e ammazzano la gente. Questa è guerra? O la nuova guerra è così? Dobbiamo accettare una cosa del genere?
Signora Bruck, essere oggi davvero amici d’Israele cosa significa? Accettare ogni cosa?
Assolutamente no. In un Paese libero le persone devono essere anche libere di criticare quello che non trovano giusto. Io sono per Israele, sono ebrea e ci tengo al Paese che deve esistere nella sicurezza. Perché questo Paese, Israele, è frutto di persecuzioni secolari, non solo il nazifascismo. La sua esistenza deve essere difesa, garantita, ma questo non vuol dire che Israele, chi lo governa non possa essere criticato. Guai se non puoi criticare un Paese. Vorrebbe dire che quel Paese non è libero.
A un giovane palestinese cosa si sentirebbe di dire oggi?
Quando a segnarti è l’odio è impossibile ragionare. Non mi riferisco solo ai palestinesi. E’ un mondo che non ragiona. Un mondo cieco. Cosa si può dire, abbracciatevi, cercate la pace, cercate di convivere . Questa è l’unica via di uscita. Ma ti ascoltano? Non c’è ascolto, c’è solo azione bestiale.