Il "bollettino di guerra"
Quanti migranti sono morti nel Mediterraneo: in 10 anni oltre 22mila vittime
Oltre 22.300 lungo la rotta del Mediterraneo centrale. Sono i numeri diffusi da Unhcr, Oim e Unicef nella Giornata per onorare le 368 vittime del naufragio di Lampedusa di dieci anni fa. “Più risorse Ue per salvare le vite in mare”
Cronaca - di Umberto De Giovannangeli
Per non dimenticare. Non dimenticare che dal 2013 ad oggi oltre 28.000 migranti e rifugiati hanno perso la vita nel Mediterraneo, oltre 22.300 dei quali lungo la rotta del Mediterraneo centrale. Solo nel 2023, sono più di 2.300 le persone morte o disperse nel Mediterraneo; di queste, già oltre 2000 – l’88% – sulla rotta del Mediterraneo centrale.
L’Unhcr, l’Agenzia Onu per i Rifugiati, l’Oim, Organizzazione Internazionale per le Migrazioni e l’Unicef, il Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia, commemorano la Giornata nazionale della Memoria e dell’Accoglienza, istituita per legge nel 2016 per onorare i 368 rifugiati e migranti morti nel tragico naufragio avvenuto al largo di Lampedusa il 3 ottobre 2013 e tutti coloro che hanno perso la vita nel tentativo di trovare sicurezza e protezione in Europa.
Pochi giorni dopo quel drammatico incidente, l’11 ottobre, un altro tragico episodio provocò quasi 300 vittime, tra cui molti bambini. All’epoca, l’appello della comunità internazionale fu quello di impegnarsi a fondo per evitare il ripetersi delle tragedie di questo tipo. Eppure, nel corso degli ultimi dieci anni, il Mediterraneo centrale è stato teatro di continui naufragi e incidenti che hanno causato in totale almeno 22.300 morti. Solo nel 2023, sono già oltre 2.000 i morti e dispersi lungo la rotta, Sebbene la maggior parte di essi non sia stata identificata, secondo le recenti stime diffuse dall’Unicef sarebbero almeno 289 i minori, 11 ogni settimana.
A distanza di dieci anni, i migranti e rifugiati che attraversano il Mediterraneo non hanno ancora altra scelta se non quella di affidarsi a trafficanti senza scrupoli che li mettono in mare su barche sovraffollate e inadatte alla navigazione, talvolta in condizioni meteorologiche proibitive. Tentano la traversata persone in fuga da povertà, cambiamenti climatici o per scappare da guerre, persecuzioni e contesti pericolosi, siano essi nei loro paesi di origine, in quelli di transito o di prima destinazione, quali Libia e Tunisia.
Si tratta di persone che cercano sicurezza, protezione e migliori opportunità per sé e per le loro famiglie. A seguito della tragedia del 3 ottobre 2013, furono avviate operazioni di salvataggio coordinate fra le autorità italiane ed europee per prevenire ulteriori tragedie in mare. Tuttavia, negli ultimi anni, anche in seguito alla fine di tali operazioni congiunte, e nonostante gli sforzi della Guardia Costiera e delle altre autorità competenti, il meccanismo di soccorso in mare nel Mediterraneo centrale è diventato insufficiente. Il salvataggio di vite umane deve essere una priorità assoluta e l’Unhcr, l’Oim, e l’Unicef sollecitano maggiori risorse europee a supporto di un’operazione di ricerca e salvataggio dedicata, proattiva e coordinata.
In questo contesto appare essenziale il sostegno fornito dalle organizzazioni non governative al fine di prevenire naufragi e perdite di vite umane. La migrazione rappresenta uno degli eventi geopolitici più rilevanti del nostro secolo e richiede di essere affrontato con politiche lungimiranti che guardino al lungo termine, al fine di consentire a tutti gli Stati di trarre benefici da un fenomeno che rappresenta una risorsa per l’Europa così come per i paesi di origine dei migranti. La cooperazione e la solidarietà tra Stati rimane fondamentale per affrontare questa complessa sfida umanitaria e politica.