L'intervista

Possibile eruzione dei Campi Flegrei, la vulcanologa Pappalardo: “Non è possibile individuare con certezza la zona in cui potrebbe aprirsi una nuova bocca eruttiva”

Nelle ultime settimane si sono verificate molte scosse che hanno fatto tremare l'area flegrea e molti dei quartieri della città di Napoli. La più forte è stata di magnitudo 4.2, il valore più alto degli ultimi 40 anni. La propagazione dei gas, il presunto collegamento con il Vesuvio, eruzione, terremoto e rispettivo piano di evacuazione. Abbiamo parlato di questo e molto altro con la prima ricercatrice dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia Lucia Pappalardo

Interviste - di Andrea Aversa - 2 Ottobre 2023

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Eruzione e terremoto ai Campi Flegrei intervista alla vulcanologa Pappalardo

Sono settimane che i Campi Flegrei hanno ‘conquistato’ la cronaca e l’attualità dei giornali. Gli sciami sismici degli ultimi giorni e la scossa più forte degli ultimi 40 anni (di magnitudo 4.2 avvertita anche a Napoli), hanno fatto scattare l’allarme. I cittadini che vivono in quella che è nota come la ‘zona rossa‘ sono preoccupati. Le istituzioni, dal governo, alla regione ai comuni interessati, stanno parlando di provvedimenti ad hoc e relativi piani di evacuazione. Gli scienziati e gli esperti stanno discutendo delle possibili cause e conseguenze che il bradisismo può comportare: dai terremoti alle eruzioniL’Unità ha chiesto il parere della vulcanologa Lucia Pappalardo.

Lo scenario

Alla prima ricercatrice dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) abbiamo cercato di porre domande che non abbiamo letto nell’ultimo periodo. Così le abbiamo chiesto della propagazione dei gas scaturiti da un’eventuale eruzione, se un’eventuale eruzione sarà per forza esplosiva, se terremoto ed eruzioni saranno fenomeni tra loro collegati, se l’eruzione dei Campi Flegrei potrebbe risvegliare altri vulcani, come ad esempio il Vesuvio, se sarà possibile capire da quale cratere dei Campi Flegrei potrebbe esserci l’eventuale eruzione e infine se come cittadinanza siamo organizzati e soprattutto ‘educati’ per reagire a un evento del genere.

Eruzione e terremoto ai Campi Flegrei intervista alla vulcanologa Pappalardo

Di tutto ciò che è stato pubblicato in questi giorni sulle cause e le conseguenze dei fatti accaduti ai Campi Flegrei, abbiamo letto poco o nulla sulle emissioni dei gas nocivi. Non dovrebbe essere un elemento di grande preoccupazione, considerata anche la sua imprevedibile propagazione? Insomma, i gas fino a che distanza possono arrivare? Sono letali se inalati? Il loro spostamento dipenderà dai venti?
L’anidride carbonica è tra i gas potenzialmente nocivi, in particolare quando viene emessa a bassa temperatura poiché tende ad accumularsi in aree depresse o in ambienti chiusi. Tuttavia, se rilasciata a temperature elevate, si disperde a grandi altezze e distanze nell’atmosfera a causa dei venti, dissolvendosi rapidamente a basse concentrazioni e non rappresenta un pericolo per la vita. Questo secondo scenario è più comune ai Campi Flegrei. Attualmente è stato stimato che il flusso di anidride carbonica rilasciato nel sito idrotermale Solfatara – Pisciarelli è di circa di 3.000 tonnellate al giorno. Un valore che rende la caldera flegrea uno tra i principali emettitori al mondo di anidride carbonica di origine vulcanica“.

Queste continue scosse, abbiamo letto, sono dovute a un continuo innalzamento del terreno. In pratica il magma sta cercando delle ‘vie di fuga’. Da qui il pericolo eruzione. Tuttavia, considerato che i Campi Flegrei non sono un vulcano ‘classico’ (non sono una montagna) ma un’enorme ‘vasca’ con più crateri, se il fluido trovasse più ‘valvole di sfogo’, invece che un’esplosione potremmo trovarci di fronte a un fenomeno come quello dell’Etna? In pratica, eruzioni più costanti ma non letali?
Più in dettaglio l’attività sismica è correlata alla deformazione del suolo, la quale è a sua volta causata dal degassamento del magma in profondità. Questo processo di degassamento comporta un aumento della quantità di gas magmatici ad alta temperatura verso il sistema geotermale superficiale, il quale viene riscaldato e pressurizzato, deformando e fratturando le rocce crostali più superficiali e dando così origine a fenomeni di sollevamento del suolo e terremoti tipicamente osservati nell’area. I Campi Flegrei sono una depressione calderica di circa 12 km di diametro il cui centro coincide con la città di Pozzuoli. Al suo interno negli ultimi 15 mila anni si sono verificate almeno 70 eruzioni quasi tutte di natura esplosiva e di varia intensità. Queste eruzioni sono state concentrate in tre fasi di attività eruttiva, intervallate da periodi di quiescenza, lunghi anche diverse migliaia di anni. L’ultima eruzione è quella del Monte Nuovo del 1538, che è avvenuta dopo 3000 anni di riposo della caldera. Il comportamento del vulcano flegreo è dunque molto diverso da quello di vulcani come l’Etna , la causa risiede principalmente nella diversa composizione del magma che alimenta i due vulcani. Il magma più basico dell’Etna, più ricco di magnesio e ferro e quindi più fluido, facilita il rilascio della fase gassosa durante la risalita, generando eruzioni di natura poco esplosiva o effusiva. Al contrario, il magma più ricco di silice e più viscoso dei Campi Flegrei tende a intrappolare i gas che, durante la risalita verso la superficie, si espandono rapidamente, causando eruzioni di natura esplosiva“.

Eruzione e terremoto sono due concause e possibili conseguenze o i due fenomeni naturali sono da considerare separati? Nel senso, se ci sarà un terremoto ci sarà anche un’eruzione e/o viceversa?
I due fenomeni sono separati. Nelle crisi bradisismiche passate, in particolare tra il 1982 e il 1984, sono stati registrati decine di migliaia di terremoti, non seguiti da alcuna eruzione.
Spesso, tuttavia, le eruzioni sono precedute da terremoti, ma questo aspetto non riguarda solo il vulcano flegreo, è un fenomeno frequente specialmente nei vulcani che eruttano dopo lunghi periodi di riposo. In questo ultimo caso i terremoti sono legati direttamente al movimento di magma in profondità“.

L’eruzione dei Campi Flegrei può destare preoccupazione anche per i possibili collegamenti sotterranei con altri vulcani? In pratica potrebbe anche ‘risvegliare’ il Vesuvio?
L’eruzione del Campi Flegrei non può risvegliare il Vesuvio. In effetti è stato ipotizzato, sulla base delle affinità petrologiche dei magmi, un collegamento nel sistema di alimentazione magmatico profondo tra i due vulcani; tuttavia, il sistema più superficiale, che comprende il condotto vulcanico che collega la camera magmatica con la superficie, è indipendente e di conseguenza la risalita ed eventualmente l’emissione di magma in superficie in uno dei due vulcani non necessariamente coinvolge anche l’altro. Il Vesuvio in particolare in questo momento è in quiete, nessuno dei parametri monitorati mostra variazioni significative“.

I campi flegrei sono un sistema di vulcani (Solfatara, Astroni, Agnano, Lago d’Averno solo per citarne alcuni). Una eventuale eruzione sappiamo da quale dei vari crateri potrebbe avvenire?
Non è possibile individuare a priori con certezza quale sarà la zona in cui si aprirà una eventuale nuova bocca eruttiva. Tuttavia, prima dell’eruzione del Monte Nuovo, le testimonianze storiche descrivono un significativo sollevamento del suolo e un aumento dell’attività sismica alcuni anni prima dell’evento, concentrati proprio nella zona in cui successivamente si verificò l’eruzione. Nei giorni precedenti l’evento eruttivo i segnali furono talmente evidenti che l’area venne abbandonata spontaneamente dagli abitanti di Pozzuoli e del vicino villaggio di Tripergole“.

C’è una questione di inefficienza istituzionale rispetto ai piani di evacuazione? Sappiamo che c’è un’area iperpopolata a rischio, centinaia di migliaia di persone dovrebbero spostarsi – se il fenomeno sismico sarà prevedibile – eppure, da un punto di vista organizzativo, sembriamo cascare dalle nuvole. In paesi come il Giappone, invece, la convivenza con questi fenomeni non è fatalista ma fattiva e li, da bambini, sono abituati a reagire a queste catastrofi. Qual è la sua opinione in merito?
Il compito del vulcanologo consiste nello studio e nel monitoraggio in tempo reale dei fenomeni vulcanici al fine di definire i possibili scenari eruttivi futuri e individuare le aree a rischio (previsione a lungo termine), così come le variazioni nello stato del vulcano che potrebbero indicare una possibile ripresa dell’attività eruttiva (previsione a breve termine). La gestione dell’evacuazione e la pianificazione delle risposte di emergenza spettano invece agli esperti della Protezione Civile, che elaborano e aggiornano il Piano Nazionale di Emergenza“.

2 Ottobre 2023

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