La lezione tedesca
Scholz ignora la Meloni, sui migranti Roma umiliata da Berlino
Scholz ignora la lettera di Meloni. La ministra degli Esteri affronta Tajani e scandisce: “Salvare le vite umane è un dovere. Le Ong vanno aiutate”
Politica - di Piero Sansonetti
Giorni fa Giorgia Meloni aveva scritto una lettera al cancelliere Scholz per protestare contro la decisione della Germania di finanziare alcune Ong che operano nel Mediterraneo e salvano naufraghi. Il cancelliere fino a ieri non aveva risposto, e molti osservatori avevano intravisto, in questo silenzio, uno sgarbo. Ti scrive il capo di un governo amico, beh, almeno una rispostina…
Ieri però la Germania ha risposto. Scholz non ha ritenuto di doversi impegnare in prima persona, dimostrando così di non avere in grandissima considerazione il governo italiano. Del resto, bisogna dire la verità, la lettera della Meloni era parecchio scombiccherata, forse fatta solo per tenere a bada Salvini. E bisogna dire anche che la situazione era stata ancora di più incarognita dalle dichiarazioni rilasciate dal vicesegretario della Lega, un certo Crippa – non conosciutissimo, ma pur sempre il numero 2 di Salvini – il quale aveva paragonato Scholz a Hitler mettendo sullo stesso piano l’invasione tedesca dell’Italia del ‘43 con gli sbarchi a Lampedusa. Naturalmente si trattava della dichiarazione di una persona forse un po’ confusa, però certo sarebbe stata utile una nota di Palazzo Chigi per prendere le distanze. Non c’è stata.
Comunque la risposta tedesca è venuta, con toni indignati ma sereni. La ministra degli Esteri Annalena Baerbock, che ieri ha incontrato il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani, dopo il faccia a faccia (nel quale non sappiamo cosa si siano detti di preciso) ha parlato coi giornalisti e ha pronunciato una breve e limpida lezione che – speriamo- il governo italiano ora potrebbe ripassare. Ha detto: “I volontari che si impegnano a salvare le vite dei migranti naufraghi nel mar Mediterraneo hanno il nostro sostegno. Abbiamo tutti visto le immagini da Lampedusa: la situazione è insostenibile. È una grande sfida per l’Italia, questo lo capiamo. Ma ogni vita ha un valore e ogni persona annegata non è solo un numero nelle statistiche ma è un padre, un figlio, un amico. Almeno 2.300 persone sono morte dall’inizio dell’anno: sono 2.300 destini, persone, speranze per un futuro migliore. Questo non deve diventare routine”.
È abbastanza complicato non darle ragione. Poi la ministra, con gentilezza, ha riconosciuto anche dei meriti all’Italia. Ma non a chi respinge ed espelle bensì a chi salva e accoglie: “Fortunatamente molti vengono salvati: lo dico con gratitudine. Oltre il 90% di quelli che partono vengono salvati dall’annegamento, siamo grati alla guardia costiera italiana ma anche ai volontari che hanno un ruolo e si impegnano per salvare vite nel Mediterraneo, mentre la missione europea Mare Nostrum non c’è più. Questo impegno ha il nostro sostegno”.
Naturalmente sappiamo tutti che i ministri degli Esteri, quando parlano, soppesano le parole. La ministra ha ringraziato la Guardia Costiera e i volontari delle Ong (quelli contro i quali il governo italiano ha emanato una raffica di leggi e decreti). Non ha ringraziato il governo. Neanche una parola. E infine ha evocato la missione Mare Nostrum e ne ha richiesto il ritorno. Antonio Tajani ha provato a difendersi, parlando anche lui coi giornalisti. Ma la frittata combinata dalla premier e da Crippa era ormai fatta, e riuscire a far tornare le uova nel guscio è impresa difficile.
Tajani ha detto che “Nessuno fa la guerra alle ong, però non possono essere una sorta di calamita per attrarre migranti irregolari che, guarda caso, vengono portati sempre e soltanto in Italia perché è il porto più vicino. Le navi delle ong possono fare soccorso in mare, ma non si può trasformare l’Italia nel luogo dove tutte le ong portano i migranti, anche perché non vogliono venire qui ma vogliono raggiungere altri Paesi europei”.
Pura difesa d’ufficio, piuttosto imbarazzata. Col solito accenno al “pull factor” (potere di attrazione) che ormai tutti gli studiosi considerano inesistente. Poi Tajani ha dovuto parlare anche della “cappellata” di Crippa. Naturalmente ha preso le distanze. Ha detto: “Le parole di un parlamentare non esprimono la posizione del governo. Noi quello che dobbiamo dire lo diciamo in maniera molto chiara, ma nessuno pensa che il governo tedesco ricordi il passato né abbia strategie analoghe”.
Diciamo che la partita per ora è chiusa. Con una vittoria 10 a zero dei tedeschi. La speranza è che la lezione serva a qualcosa a Giorgia Meloni (sperare che serva a Crippa mi pare una pretesa eccessiva). Al momento però non sembra che sia così. Ieri Piantedosi ha partecipato al vertice di Bruxelles dei ministri degli Interni che aveva per oggetto proprio la questione migranti. Si pensava che si potesse raggiungere un accordo. Piantedosi però ha chiesto un rinvio perché non gli piacciono proprio le obiezioni tedesche che vorrebbero misure di aiuto e non di ostacolo alle Ong e ai volontari. Diciamo che per ora è buio. E con le elezioni alle porte, e la ricerca disperata di voti reazionari, è improbabile una schiarita.