Gli aiuti alle Ong

Meloni si scaglia contro la Germania: chi salva vite è contro l’Italia!

La maledizione di Giorgia Meloni contro il governo tedesco che ha offerto finanziamento alle Ong che salvano i naufraghi in mare. In questo modo -dice- si danneggia la politica di respingimento dell’Italia

Editoriali - di Piero Sansonetti

26 Settembre 2023 alle 11:00 - Ultimo agg. 26 Settembre 2023 alle 11:14

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Meloni si scaglia contro la Germania: chi salva vite è contro l’Italia!

Il governo tedesco ha stanziato dei soldi per aiutare le Ong che operano nel Mediterraneo. Cioè per finanziare navi ed equipaggi impegnati nel salvare vite umane. Quelle vite, se non fossero state salvate dalle Ong, oggi non sarebbero più vite. Il governo Italiano ha protestato. Ha parlato di ingerenza. Il governo italiano ritiene che Berlino, finanziando i salvataggi, entra in contrasto con la politica italiana. Finanziare le Ong che salvano vite equivale a finanziare l’invasione. L’Italia vuole fermare l’invasione e dunque è danneggiata dall’iniziativa umanitaria di Berlino.

Il primo a protestare è stato il ministro della Difesa Crosetto. Ieri è intervenuta pesantemente la Meloni aprendo un vero e proprio conflitto con la Germania. Ha scritto al cancelliere Scholz dichiarandosi “stupita per i fondi a Ong non concordati”. “Ho appreso con stupore – scrive la nostra premier – che il tuo governo avrebbe deciso di sostenere con fondi rilevanti organizzazioni non governative impegnate nell’accoglienza ai migranti irregolari sul territorio italiano e in salvataggi nel Mare Mediterraneo. Entrambe le possibilità suscitano interrogativi. Innanzitutto -osserva Meloni – per quanto riguarda l’importante e oneroso capitolo dell’assistenza a terra è lecito domandarsi – afferma la premier – se essa non meriti di essere facilitata in particolare sul territorio tedesco piuttosto che in Italia. Inoltre, è ampiamente noto che la presenza in mare delle imbarcazioni delle Ong ha un effetto diretto di moltiplicazione delle partenze di imbarcazioni precarie che risulta non solo in ulteriore aggravio per l’Italia, ma allo stesso tempo incrementa il rischio di nuove tragedie in mare. Ritengo che gli sforzi, anche finanziari, delle nazioni europee interessate a fornire un sostegno concreto all’Italia dovrebbero piuttosto concentrarsi nel costruire soluzioni strutturali al fenomeno migratorio, ad esempio lavorando ad un’iniziativa europea con i paesi di transito della sponda sud del mediterraneo, che peraltro necessiterebbe di risorse inferiori rispetto a quella da tempo in essere con la Turchia”.

Il ragionamento è semplice e in parte ineccepibile. Giorgia Meloni osserva che nel Mediterraneo non ci sono acque territoriali tedesche e dunque i tedeschi non si impiccino. Spetta al governo italiano decidere se salvare i naufraghi, quanti salvarne e quali salvare. Ed è diritto del governo italiano esercitare una politica dei respingimenti anche con l’obiettivo di scoraggiare i profughi. A questo scopo Giorgia Meloni presenta come acclarata l’ipotesi che la faccia feroce scoraggi le partenze, anche se tutte le ricerche su base scientifica hanno escluso in modo categorico questa teoria, che si chiama la teoria del “pull factor”.

Il ragionamento di Giorgia Meloni (e prima di lei di Crosetto) dicevamo, è ineccepibile a due condizioni: che si accetti l’idea che è in corso un’invasione; e che si teorizzi che un numero minore di salvataggi, e quindi un numero maggiore di naufraghi affogati, siano elementi che contrastano o contengono l’invasione. Il primo concetto è stato bruscamente contestato dal Papa sabato scorso nel suo discorso a Marsiglia (ma su questo torneremo tra qualche riga). Il secondo concetto per alcuni di noi è agghiacciante. Il fatto che sia agghiacciante non cambia le cose. Dovremo iniziare a fare i conti con la realtà, e cioè col fatto che la maggioranza dell’opinione pubblica italiana, e forse europea, è ben convinta che il salvataggio dei naufraghi sia una pessima abitudine. E che il diritto internazionale e il diritto del mare siano cose vecchie e da riformare. Esiste ormai, ed è diffusissimo, un nuovo tipo di riformismo, che ha poco a che vedere con quello che fu di Turati.

Consiste nella convinzione che si debbano riformare e cancellare le grandi conquiste della civiltà occidentale ottenute nel secolo scorso. Lo Stato sociale e lo Stato di diritto prima di ogni altra cosa. Perché lo Stato sociale e lo Stato di diritto sono elementi di eccessiva rigidità che bloccano o ostacolano il naturale e inarrestabile sviluppo del capitalismo. Il nuovo riformismo immagina che sia necessario proteggere lo sviluppo del capitalismo, anche con soluzioni autoritarie, e se necessario con il sacrificio di un certo numero di vite umane. Da destinare o all’affogamento in mare o ai campi di concentramento libici o tunisini. Quelli che sabato scorso papa Francesco ha definito lager.

Proprio sul discorso di papa Francesco ci sarebbe un po’ da riflettere. Ha tracciato i confini di quella che nell’idealismo cristiano dovrebbe essere la civiltà. Questo orizzonte è molto lontano dall’idea che emerge dalla maggioranza delle classi dirigenti e dell’establishment europeo. Il papa a Marsiglia si è contrapposto nettamente all’establishment. Anche a Macron. Tantopiù al governo italiano. Chiedendo la fine della propaganda allarmista e contestando l’idea dell’invasione. In realtà anche senza ascoltare il papa, basterebbe, per quel che riguarda l’Italia, sfogliare i dati ufficiali.

Nel 2023 – cioè oggi – il numero degli immigrati (e anche degli immigrati clandestini) presenti in Italia è inferiore al numero degli immigrati presenti nel 2022. E comunque l’andamento delle presenze straniere è stabile dal 2015. Non c’è nessuna emergenza. E l’Italia è tra i grandi paesi europei quello che ospita il minor numero di richiedenti asilo, dietro – largamente dietro – alla Germania, alla Francia e anche alla Spagna che ha molti meno abitanti di noi.

Il grido antitedesco e anti-Vaticano (diciamo anticristiano) di Giorgia Meloni viene dopo un’altra polemica. Quella sul pizzo da 5000 euro imposto dal governo italiano ai profughi che vogliono evitare la detenzione. La misura è stata contestata dalla commissione europea che ha avvertito il governo che il destino dei richiedenti asilo va deciso caso per caso e non può essere risolto con un decreto che impone un pagamento.

26 Settembre 2023

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