La nuova stretta

Chi è Andrea Crippa, il vice di Salvini che ha insultato Scholz

Bordata di Crippa: “Ottant’anni fa il governo tedesco invase gli Stati con l’esercito, ora finanziano l’invasione dei clandestini”. La Lega prova a disfare la tela europea di Meloni sui migranti. Ma linea del governo non cambia, oggi il dl che elimina le garanzie per ragazzini e donne incinte: tutti nei Cpr

Politica - di David Romoli

27 Settembre 2023 alle 13:30

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Chi è Andrea Crippa, il vice di Salvini che ha insultato Scholz

Quel che Giorgia fa, Matteo prova a disfare. La premier incontra a Roma Macron e concorda, in linea di massima, una pressione comune sull’Unione sul fronte dell’immigrazione. Sulla scelta di spostare le politiche dell’immigrazione dalla gestione dell’accoglienza alla costruzione di bastioni che impediscano gli arrivi la premier è certa di avere Macron al suo fianco. Il colloquio di ieri, per il pochissimo che ne è filtrato, confermerebbe la sua certezza.

Salvini, nelle stesse ore, affida al suo vice Crippa, di solito incaricato di dire quel che un vicepremier non può dire, il compito di scagliare contro la Germania una bordata senza precedenti: “Stanno cercando di destabilizzare il governo attraverso il finanziamento delle Ong per riempirci di clandestini e far scendere il consenso del centrodestra in Italia. Ottant’anni fa il governo tedesco decise di invadere gli Stati con l’esercito ma gli andò male, ora finanziano l’invasione dei clandestini per destabilizzare i governi che non piacciono ai social-democratici”. Anche la premier, il giorno prima, era stata molto dura nella lettera inviata al cancelliere Scholz per protestare contro la decisione della Germania di finanziare due Ong, usando però, pur nella evidente polemica, tutt’altro tono. Salvini invece, già a botta calda, aveva parlato senza mezzi termini di “atto ostile”.

Non bisogna esagerare nel valutare la divisione, che pure c’è ed è profonda. I due principali leader della destra italiana condividono l’obiettivo finale: una politica dell’immigrazione fatta di respingimenti, sovvenzioni agli Stati africani perché fermino gli immigrati prima della partenza, rimpatri facili, cestinando tutte le chiacchiere dei decenni scorsi su ricollocamenti, redistribuzioni, accoglienza, revisione di Dublino. Sul come raggiungere tanto nobile traguardo, però, la strada della premier e quella del vicepremier si divaricano, con in più una robusta ricerca di protagonismo mediatico a fini di propaganda da parte del secondo. E’ in svantaggio. Deve recuperare. Sa che per l’elettorato di destra non c’è terreno più favorevole dell’immigraazione alla politica della faccia feroce in cui proprio lui eccelle.

Giorgia Meloni vuole che la sterzata politica, dai ricollocamenti alla Fortezza Europa, sia condivisa dall’intera Unione. Sulla carta ha fatto su questa strada molti passi avanti. Nella pratica, per ora, quasi nessuno. In questo momento, dopo la presidente della Commissione europea von der Leyen, Macron appare come il capo di Stato più vicino alla sua linea. Un anno fa i due erano arrivati a un passo dalla rottura proprio sull’immigrazione. Oggi il quadro appare rovesciato e Macron si proclama vicinissimo alla premier italiana. “Voglio lavorare con il presidente del consiglio italiano perché ha fatto una scelta forte, che non è quella di alcuni mesi fa”. Il presidente francese allude ai primi interventi del governo, quelli ancora in stile salviniano, e va da sé che nella distinzione tra Meloni “buona” e Salvini che invece “dà risposte semplicistiche e nazionaliste” l’alleanza del medesimo Salvini con l’arcinemica Marine LePen c’entra parecchio.

Però non si tratta solo di posizionamenti e accostamenti in vista delle prossime elezioni europee. La Francia si sta davvero sempre più spostando sulla linea indicata dalla leader italiana, e la proposta Macron di sostenere economicamente Tunisia e Algeria va precisamente nella direzione meloniana. Il fatto che anche sul fronte della riforma del patto di stabilità, urgenza numero uno nell’Unione, i due Paesi abbiano interessi coincidenti agevola l’avvicinamento. In realtà, però, almeno a parole la linea del governo italiano, ha fatto breccia anche in Germania, sponsorizzata dalla stessa ministra degli Interni Feuer, socialdemocratica. Nonostante le tensioni seguite prima alla cancellazione da parte della Germania dell’accoglienza volontaria e poi dal finanziamento delle Ong,

Meloni non ha quindi intenzione di arrivare a una rottura con la Germania. Sa che il suo progetto è impensabile senza l’accordo preventivo dei principali Paesi europei.  Salvini ha l’interesse opposto: dimostrare che arrivare a una posizione dell’intera Unione sui respingimenti è impossibile e foraggiare così la campagna elettorale dell’eurogruppo Identità e democrazia, che non è solo anti-immigrazione ma anche fortemente anti-europea. A differenza della Giorgia Meloni modello governante, molto diversa dall’outisder di ieri, il cui obiettivo è proprio coniugare europeismo e blocco dell’immigrazione.

Del resto, non la si chiama “Fortezza Europa” per caso. Ma non significa certo che la linea di fondo cambi. Il dl che verrà approvato oggi dal cdm è eloquente: nel dubbio, il migrante di età incerta verrà considerato maggiorenne, gli adolescenti tra i 16 e i 18 anni potranno essere reclusi, in mancanza di spazio, nelle strutture per adulti anche se in aree che dovrebbero essere separate, via le garanzie anche per le donne incinte, che verranno eliminate dalle categorie vulnerabili a cui riservare una accoglienza particolare: anche loro quindi finiranno nei centri. Gli elementi considerati “socialmente pericolosi” potranno essere espulsi sui due piedi e la definizione è tanto vaga da poter essere tirata come un elastico. A Salvini piacerà esattamente come piace all’alleata/rivale che il dl lo ha fortemente voluto.

27 Settembre 2023

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