Le misure anti-migranti

In salute e con le scarpe, ecco chi sono gli ‘invasori’…

Il problema dell’immigrazione non sta nel bisogno che spinge le persone a partire ma nell’abbigliamento sontuoso dei migranti e nella truffa organizzata dai finti minorenni

Cronaca - di Iuri Maria Prado

29 Settembre 2023 alle 16:00

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In salute e con le scarpe, ecco chi sono gli ‘invasori’…

Ormai non è più neppure un obiettivo perseguito in via ufficiosa: è un programma. Vagheggiato durante la conferenza stampa dell’altra sera, a margine del decreto che è difficile non definire “anti-immigrati”, e rivendicato nelle successive comunicazioni social del ministro degli Interni, Piantedosi: espulsione! Dice il ministro di poter vantare già per quest’anno “il 20-30% in più di espulsioni”, e annuncia un quadriennio di rinnovato impegno nella medesima direzione.

Si noti che la politica delle espulsioni è generalmente giustificata dall’esigenza di non consentire la permanenza qui da noi a chi “non ne ha diritto”: e cioè, pressappoco, a chi non ha un buon conto in banca e un lavoro da far invidia a mezza Italia, fermo restando che anche gli aventi diritto, cioè i manager e i commercialisti e i consulenti all’immagine che scendono dai barconi non devono darlo troppo a vedere e bisogna che girino scalzi e senza cellulare, altrimenti non solo vengono espulsi, ma manco entrano perché il ministro predecessore gli fa l’esame dei possedimenti.

Oltre che di quel contraddittorio criterio selettivo (se ostenti il lusso delle calzature vuol dire che non hai bisogno di entrare; se sei lacero non pretenderai di restare, mica siamo il campo profughi dell’Europa), questo approccio esclusivamente poliziesco si vale poi di una rappresentazione complementare: quella per cui da gestire non è il “fatto” dell’immigrazione, ma il profilo illecito per cui essa necessariamente si segnalerebbe e in cui altrettanto necessariamente si esaurirebbe. Fai dell’immigrazione un crimine, e dunque la tratti con i dovuti strumenti anticrimine.

Nelle ultime settimane questo procedimento è andato raffinandosi. La premessa è che siamo invasi. L’allarme è che quest’invasione attenta all’integrità nazionale. Si tratta quindi di “profilare” l’invasore da espellere (o da “cacciare”, come suggerisce un giornalismo più disinibito). E il profilo è bell’e pronto: è quello del presunto profugo, che in realtà è un omone in piena salute dotato perfino di scarpe; oppure quello del virgulto che ha passato la maggiore età ma si prende gioco degli italiani e del loro governo dichiarandosi minorenne.

In questo modo il problema dell’immigrazione – e nessuno nega che sia un problema – non risiede più nel bisogno che muove milioni di persone a lasciare il proprio Paese, né dunque nella ricerca della gestione più proficua e meno dannosa possibile di quell’irrefrenabile movimento. No: il problema sta nell’abbigliamento sontuoso dei migranti, che denuncia il loro scopo fraudolento, e nella truffa organizzata dai finti minorenni per penetrare i filtri che la linea esecutiva “prima gli italiani” ha opposto ai tentativi di sostituzione etnica, di imbastardimento del ceppo italico e di contaminazione della radice cristiana.

L’immigrazione come una specie di Tangentopoli dei derelitti farlocchi, con la furbizia orientale di una disinvolta ragazzaglia nera finalmente sottoposta ai rigori del respingimento come si deve, tipo Mani Pulite del diritto di asilo. Abbiamo fatto un salto di qualità nella criminalizzazione dell’immigrazione: dal comizio sui migranti che portano malattie e rubano il lavoro agli italiani siamo arrivati al setaccio discriminatorio che punisce la dichiarazione mendace in ambito anagrafico, con l’illecito che rimonta al fatto stesso di bussare alle porte italiane vantando un’età incompatibile con il vocione, con le spalle troppo larghe o con le ossa dei polsi troppo sviluppate (e non vogliamo immaginare quali altri attributi, negli intendimenti del governo, potrebbero essere esaminati a prova del nove del mendacio).

E una volta che abbiamo smascherato i maggiorenni che si spacciano per minorenni che cosa facciamo? Li ributtiamo cristianamente in mare, perché hanno fatto falsa testimonianza. Oppure invochiamo il diritto di fare come facciamo ugualmente, anche con i minorenni, e cioè li sbattiamo negli unici posti che abbiamo generosamente messo loro a disposizione nell’attesa di aiutarli a casa loro: vale a dire i campi di detenzione chiamati Cpr o meglio ancora gli scantinati senz’acqua corrente che qualche sindaco leghista adibisce a monito dissuasivo per i monelli che credono di aver trovato la pacchia.

Se sono troppo piccoli trovano un ministro che gli spiega che hanno genitori moralmente abietti, che li mandano a spiaccicarsi sugli scogli mentre il governo è doverosamente affaccendato nel disbrigo di dossier improrogabili, come confezionare il diciottesimo provvedimento a tutela dell’Italia minacciata dai rave party e dalla piaga zingara. Se sono cresciutelli, invece, trovano il funzionario addestrato alla caccia dei mentitori e un decreto fresco fresco che si appella alla sicurezza dello Stato e ai gravi motivi di ordine pubblico per contrastare l’invasione degli adolescenti. Poi tutti a messa.

29 Settembre 2023

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