Infanti o baby gang?
Baby migranti, una stretta che ricorda le SS
Non si tratta della neutra sintesi definitoria riferita alla quota infantile dei migranti: si tratta dell’inconsapevole, e forse non sempre inconsapevole, fraintendimento grazie al quale la categoria è accomunata a quella delle “baby gang”.
Politica - di Iuri Maria Prado
Nel giro di pochi giorni la dicitura è finita tra quelle correnti, ammissibili, d’uso innocuo: “Baby migranti”. E vi si ricorre in modo spensieratamente descrittivo (“Stretta sui baby migranti”, titolava ieri la Repubblica) anche da parte di chi davvero non condivide certi spropositi governativi e dunque non ritiene né che l’immigrazione vada fermata con i guastatori che affondano i barchini né che gli immigrati, come ha detto l’altra sera il ministro delle ruspe e delle zingaracce, siano perlopiù dei privilegiati, ragazzoni provvisti di gioielli, di telefonino e addirittura – altro che poveri! – di scarpe.
Ma qual è la mozione di psicologia sociale che ha condotto all’adozione di quel modo di dire? E qual è il traino semantico che lo accredita? È incredibile che non si capisca. Non si tratta della neutra sintesi definitoria riferita alla quota infantile dei migranti: si tratta dell’inconsapevole, e forse non sempre inconsapevole, fraintendimento grazie al quale la categoria è accomunata a quella delle “baby gang”. Cosa che d’altra parte è ben congrua nel quadro della sistematica e normativa criminalizzazione del fenomeno: i migranti delinquono, per il fatto stesso che sono migranti, e i bambini sono i piccoli rappresentanti di quella realtà complessivamente e ineluttabilmente delinquenziale.
Ma possiamo anche lasciar perdere la forma di queste pur evidenti e spiacevoli rilassatezze del circuito politico-giornalistico, perché il veleno sta nella sostanza che esse evocano: la “stretta sui baby migranti”, infatti, con il mirino del potere pubblico puntato in modo militar-burocratico sugli adolescenti colpevoli di spacciarsi per minorenni, ricorda parecchio l’immagine del funzionario addetto a scoprire la vera appartenenza razziale o l’effettiva confessione religiosa di chi le nasconde e vanta purezze per sfuggire alla discriminazione.
Si discuterebbe, cioè, di non farla fare franca a quello che avendo diciott’anni e un giorno dichiara di averne quindici o sedici, così da poter usufruire dei “vantaggi” che l’ordinamento garantisce ai minorenni: e pace se questi vantaggi sono perlopiù nominali, visto che poi l’Italia viene condannata dalla Corte europea per i diritti dell’uomo perché ficca gli immigrati minorenni in strutture inadeguate, e cioè in modo indifferenziato nelle carceri per gli stranieri adulti. Significa questo, “la stretta”: farla finita con questi qui che – magari istigati dai genitori notoriamente irresponsabili, che li fanno imbarcare nonostante il mare mosso – pensano di fare i furbi dichiarando l’età immatura per godersi la pacchia italiana.
E addirittura, si apprende, bisognerebbe che lo scandaglio anagrafico si valesse di una presunzione contraria a quella ragionevole: nel dubbio, tutti maggiorenni fino a prova contraria. È evidente che se esistono tutele e cautele diverse per i migranti minorenni, ebbene occorre evitare che ne usufruiscano quelli che minorenni non sono (sempre che abbia un senso trattare in modo “meno vantaggioso” una trentaquattrenne scappata da due anni di stupri nei lager nordafricani finanziati dall’Italia).
Solo che il giusto criterio con cui si sta attenti a ordinare i flussi e a organizzare le destinazioni ha molto poco a che fare con l’atteggiamento poliziesco che mette in riga il potenziale delinquente e gli apre la bocca come si fa con i cavalli. Perché vediamo di capirci. Il ragazzino che si tira giù gli anni è pur sempre un bisognoso che ricorre a un espediente per ricevere un trattamento un po’ migliore, ma non è un criminale; e il minorenne che invece ha la colpa di sembrare adulto non dovrebbe essere esposto al cipiglio inquirente dello Stato che ne valuta l’appartenenza ai ranghi sospetti della maturità. Per dirla in due parole, la “stretta sui baby migranti” fa schifo.