L'ultimo saluto
Michela Murgia, i funerali tra lacrime e ‘Bella ciao’ della folla per la scrittrice: “Ha protetto tutti fino alla fine, anche nei momenti dolorosissimi”
News - di Redazione
Quando il feretro arriva intorno alle 15 alla Basilica di Santa Maria in Montesanto, la Chiesa degli Artisti in piazza del Popolo a Roma, ci sono già centinaia di persone in attesa. Una vera e propria folla era presente per i funerali di Michela Murgia, l’ultimo saluto alla scrittrice sarda, morta giovedì sera a 51 anni un tumore al quarto stadio al rene.
Una celebrazione religiosa, scelta in linea con la fede che l’ha sempre contraddistinta: laureata in Teologia, fra le varie esperienze lavorative svolte prima di dedicarsi all’attività di scrittrice rientrano quella di insegnante di religione nelle scuole, per sei anni.
I funerali, celebrati da don Walter Insero, hanno visto la partecipazione e gli interventi di diversi personaggi che l’hanno ricordata: da Roberto Saviano a Lella Costa e Chiara Valerio, ma nella piccola chiesa c’erano anche la segretaria del Pd Elly Schlein, Francesca Pascale e la moglie Paola Turci, oltre ovviamente a tutta la “famiglia queer” della scrittrice, come la stessa Murgia la definiva.
Fuori dalla Chiesa degli Artisti chi è rimasto in attesa sotto al sole cocente, ci sono stati anche alcune persone colte da malore e svenute, per salutare la scrittrice e attivista ha intonato “Bella Ciao”, seguendo la funzione sugli smartphone tramite le diverse dirette social e web.
Funerali di Michela Murgia, davanti alla chiesa si canta Bella Ciao #localteam #michelamurgia #bellaciao pic.twitter.com/w1cXGgUzTJ
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In chiesa invece non ci sono fiori, secondo quanto disposto dalla stessa scrittrice, tanto che è stato rimandato indietro anche la corona di fiori del Comune di Roma
Le parole di don Insero
“Michela è nell’oltre, la sua anima è in questo viaggio verso il Padre non verso il nulla”, sono state le parole durante l’omelia di don Walter Insero, rettore della Basilica Santa Maria in Montesanto. Cappellano presso la Rai dal 2004, il sacerdote aveva già officiato i funerali di Maurizio Costanzo, Gigi Proietti e Fabrizio Frizzi.
“Michela – ha detto il celebrante – ha fatto tante battaglie, lo sappiamo. Vi invito ad accogliere la testimonianza di fede che ha rappresentato nel momento della prova, nella malattia, nella sofferenza dura che ha vissuto. Michela ha portato avanti la buona battaglia, ha conservato la fede, direbbe San Paolo. Lei ci ha lasciato questa testimonianza: è possibile amare nel dolore, è possibile salutare tutti e riconciliarsi con tutti. Chi ha avuto il regalo dalla Provvidenza di poter condividere gli ultimi momenti ha visto una donna affidarsi a Dio, una donna che non ha mai avuto timore di manifestare la sua fede“.
Il discorso di Saviano
A conclusione della celebrazione alcuni amici hanno voluto testimoniare un ricordo. Le parole più forti sono arrivate da Roberto Saviano: “Michela – ricorda Saviano – voleva che questa giornata fosse per tutti. Sembrava suonasse quanso batteva sui tasti. Per Michela la condivisione era il senso di tutto. Quano le cose non andavano lei ti diceva: ‘non stare solo, vieni qui’. Le scelte di Michela possono essere sintetizzate in: non essere soli, non lasciare soli. Michela ha protetto tutti fino alla fine, anche nei momenti dolorosissimi della fine“.
Funerali di Michela Murgia, il ricordo di Roberto Saviano #localteam #michelamurgia #robertosaviano pic.twitter.com/4d0JVD2uuc
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“Lei è stata abile a non far sentire il dolore delle sue scelte di lotta – sottolinea Saviano – ci siamo conosciuti e uniti non per quello che abbiamo fatto, ma per quello che ci hanno fatto. In questo paese è stato possibile che si considerasse una scrittrice, intellettuale attivista come una nemica politica. Michela ha voluto stare accanto a me nei processi che mi hanno riguardato. Voglio darle tutta la mia gratitudine: durante la notte e i pomeriggi difficili, Michela c’era. ‘Abbi fiducia in chi ci legge e capisce’, diceva. Quelli che hanno fatto davvero del male a Michela sono quelli che avevano un piede qui e un piede lì, quelli che stavano a metà per convenienza. – attacca Saviano – Sono loro ad aver reso la sua vita difficilissima. Michela sceglieva, perché il silenzio di fronte all’orrore l’avrebbe resa infelice. Scegliere è l’unica cosa che la faceva sentire in asse con sé stessa“.