Le opere
Quali sono i libri di Michela Murgia, da “Accabadora” agli scritti postumi (già annunciati)
Cultura - di Redazione
Se l’esordio arriva nel 2006 con “Il mondo deve sapere“, un libro denuncia sul mondo del telemarketing, nato dalla sua esperienza personale di lavoratrice precaria e dal quale Paolo Virzì aveva tratto il film “Tutta la vita davanti”, per Michela Murgia il grande successo, di pubblico e di critica, arriverà tre anni dopo.
È nel 2009 che la scrittrice sarda, morta giovedì 10 agosto all’età di 51 anni per il cancro ai reni al quarto stadio che l’aveva colpita da tempo e di cui aveva parlato pubblicamente in una intervista concessa al Corriere della Sera solo tre mesi fa, farà “il botto”.
Se infatti per anni è stata considerata una intellettuale capace di coinvolgere (e dividere) per le sue opinioni sul femminismo e sul mondo Lgbt lo si deve a “Accabadora”, il suo romanzo di maggiore successo pubblicato da Einaudi: vinse il premio Campiello, uno dei più importanti riconoscimenti letterari italiani, e nel tempo ha venduto centinaia di migliaia di copie.
In “Accabadora” Murgia aveva dato voce ai matriarcati sardi tanto ricchi di tradizione quanto misconosciuti: il romanzo parlava del rapporto tra Bonaria Urrai, l’accabadora del titolo, ovvero colui che le persone agonizzanti come chiesto da loro stesse o dai parenti (di fatto una espressione sarda che rappresenta l’eutanasia) e la protagonista del romanzo, Maria Listru, una sorta di figlia adottiva della donna che all’inizio del libro le viene ceduta dalla madre biologica, una vedova troppo povera per mantenerla.
Il tema della “fillus de anima” è fondamentale per Murgia, influenzando anche il suo concetto di “famiglia queer”: dai figli elettivi Raphael Luis, Francesco Leone, Riccardo Turrisi e Alessandro Giammei a Lorenzo Terenzi, l’attore sposato lo scorso luglio “in articulo mortis”.
Nel 2011 Murgia fa uscire il saggio “Ave Mary”, opera in cui sintetizza la sua formazione cattolica (laureata in Teologia, ha insegnato per sei anni religione a scuola) col femminismo, reinterpretando la figura della madre di Gesù. Temi su cui tornerà in “God save the queer”, uscito lo scorso anno.
Torna al romanzo nel 2011 con “L’incontro” e nel 2015 con”Chirù”, il più autobiografico dei suoi scritti. L’ultimo romanzo di Murgia è figlio della sua diagnosi di tumore ai reni allo stadio avanzato, “Tre ciotole. Rituale per un anno di crisi”, dove più personaggi sono uniti dalla perdita: di un amore, di una sicurezza, di una persona o di un lavoro.
Michela Murgia ha lavorato fino agli ultimi giorni: al “figlio” Alessandro Giammei ha lasciato l’incarico di occuparsi della cura e della pubblicazione degli scritti a cui ha lavorato in questi mesi, che usciranno dunque postumi. “Michela ha scritto fino all’ultimo giorno della sua vita. Aveva un libro da consegnare e lo ha consegnato prima di morire. Un libro toccante, sulla famiglia. Doveva essere solo sulla Gpa (gestazione per altri, ndr) ed è diventato un libro più profondo sul senso della genitorialità e parentela. Credo che uscirà a breve per Rizzoli“, ha confermato all’Ansa Giammei, aggiungendo che “c’è anche un ricco patrimonio di file scritti in molti anni, molti racconti dispersi e pagine inedite“.