La rubrica
Il clima e le tre rivoluzioni
La nuova rubrica Sottosopra: l’attuale mondo rovesciato e la necessità, urgente e inderogabile, di (ri)mettere le cose dritte sui piedi
Editoriali - di Mario Capanna
La lotta contro il cambiamento climatico è una questione di vita o di morte. Non agire sarebbe un suicidio.
(A. Guterres)
La crisi climatica ha raggiunto “dimensioni esplosive: non c’è più tempo da perdere”. Così, opportunamente, si è espresso il presidente Mattarella, insieme ad altri capi di Stato. Macché, aveva detto l’inane Matteo Salvini: “D’estate fa caldo e d’inverno freddo, siamo abituati”. Il negazionismo climatico alligna a destra, in Italia, in Spagna, negli Usa, come fra i neonazisti in Germania. “Dio, patria, famiglia”: non vedono le immense ferite del cielo e della Terra. Il conservatorismo è cieco.
Il rapporto elaborato nel 2007, per conto dell’Onu, da 2500 scienziati era inequivoco e unanime. Scrivevano: “Si avvicina il giorno in cui il riscaldamento del clima sfuggirà a ogni controllo. Siamo alle soglie dell’irreversibile”. Per evitare di raggiungere il punto di non ritorno, gli scienziati sottolineavano che “non è più il tempo delle mezze misure” (come quelle adottate nella Conferenza di Parigi nel 2015) e ci consegnavano tre indicazioni imperative: “È il tempo della rivoluzione delle coscienze, della rivoluzione dell’economia, della rivoluzione dell’azione politica”.
Non la mera transizione ecologica, ma tre rivoluzioni simultanee; non qualche generico aggiustamento dell’economia predatoria del capitalismo, ma il rivolgimento globale di mentalità e di quel modo di produrre, consumare, lavorare che ci ha portato ai pericoli estremi di oggi, che mettono a repentaglio il presente e il futuro umano.
I “politici esausti” sono andati avanti (salvo lodevoli eccezioni) come se nulla fosse. I giovani, per fortuna, consapevoli della minaccia esiziale, cominciano a muoversi nella direzione giusta. Stanno preparando, per settembre, mobilitazioni in tutto il mondo. Buon segno. Ma è essenziale che insorgano le società civili e i popoli. Se si vuole continuare ad esistere.