La testimonianza della figlia
Franco Rodano era un rivoluzionario: l’intellettuale che più influì sulla politica del PCI
Anche di fronte alla crisi del socialismo realizzato, non ha mai accettato che mercato e capitalismo fossero il solo modo di organizzazione della società e della vita
Editoriali - di Giulia Rodano
Quarant’anni fa moriva, prematuramente, mio padre, Franco Rodano. È stato tanto detto e tanto scritto di lui, anche tante cose non vere. Ma devo dire la verità, che ogni giorno in questi anni, mio padre mi è mancato e forse oggi mi manca ancora di più. Perché papà era un punto di riferimento per me, la persona a cui potevo dire tutto e con cui poteva parlare di tutto. Mi è difficile parlare della figura pubblica di papà, tanto importante per tanta parte della storia del nostro paese. Ma una cosa vorrei dirla, perché penso che sia l’eredità fondamentale che mi ha trasmesso.
Papà era un rivoluzionario, non ha mai rinunciato a cambiare le cose, non si è mai rassegnato allo stato delle cose presenti. In ogni suo intervento, in ogni sua azione, in ogni suo scritto, lo sforzo era sempre quello di cercare come fosse possibile agire, per affermare diritti, per trasformare i modi di produrre e consumare che già allora cominciavano a mostrare non solo la loro iniquità, ma la loro drammatica pericolosità. Anche di fronte alla crisi del socialismo realizzato, mio padre non ha mai accettato che mercato e capitalismo fossero il solo modo di organizzazione della società e della vita. Era pienamente consapevole dei limiti della azione politica, della necessità della gradualità dei cambiamenti, della conquista del consenso, della organizzazione consapevole della democrazia, ma il suo sguardo era sempre capace di andare oltre la contingenza politica e le sue proposte legavano sempre ogni scelta al percorso di cambiamento.
Per questo mi manca tanto oggi, in cui sembra che la politica sia solo gestione dell’esistente, conquista del governo e, nei casi migliori, attenuazione delle drammatiche ingiustizie del capitalismo. Mi manca tantissimo oggi quando il mondo ingiusto e folle in cui viviamo ci viene presentato come l’unico mondo possibile. Me lo immagino anche oggi, seduto alla sua scrivania, con il telefono in mano, impegnato a cercare le persone, le intelligenze, le volontà con le quali disegnare la strada per cambiare, con l’ennesima rivista, con l’ennesima scuola di formazione, con lo sforzo di pensare, di scrivere, per convincere, per conquistare.