Affari e diplomazia
Perché Patrick Zaki ha avuto la grazia, il gesto di clemenza di al-Sisi
Perché Patrick Zaki ha avuto la grazia: tra pressioni diplomatiche, il caso Regeni e i tanti affari in ballo tra Italia ed Egitto (armi ed energia)
Editoriali - di Redazione Web
Finalmente la buona notizia è arrivata. Un annuncio ufficioso, trapelato quasi in silenzio, diventato poi ufficiale. Patrick Zaki è libero. Il Presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi ha concesso la grazia allo studente laureatosi, a distanza, a Bologna, lo scorso 5 luglio. Un tripudio di gioia per la famiglia Zaki, una grande soddisfazione per la rete civica e sociale che ha portato avanti questa battaglia (in primis da Amnesty International) e un successo diplomatico del Governo italiano. Un successo sviluppatosi su tre direttrici (Palazzo Chigi, Farnesina e Servizi segreti) e che ha la firma di due nomi in particolare: quello della premier Giorgia Meloni e del Ministro degli Esteri Antonio Tajani. L’avvocato di Zaki ha già dichiarato che il giovane potrebbe essere scarcerato fin da subito.
Perché Patrick Zaki ha avuto la grazia
Proviamo ad analizzare i probabili motivi per i quali il Presidente al-Sisi ha preso questa decisione. È risaputo che il ‘Faraone’ d’Egitto non è noto per i gesti di clemenza. Ma alle volte le necessità della diplomazia, dei rapporti internazionali e soprattutto degli affari, possono avere il sopravvento. Facciamo tre passi indietro, in tre periodi diversi. Il primo ci fa tornare allo scorso 10 marzo. Il nuovo ambasciatore egiziano a Roma, Bassam Rady, ha inviato – per via del suo Presidente – un messaggio al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella dove è stata evidenziata l’importanza dei rapporti bilaterali tra Italia ed Egitto.
Italia – Egitto, le tappe più recenti di un fondamentale rapporto bilaterale
A novembre del 2022, la neo eletta Premier Meloni è volata a Sharm el-Sheikh, nota località egiziana, dove è stato organizzato un vertice per il clima. In quell’occasione c’è stato il primo faccia a faccia tra la leader del centrodestra e al-Sisi. Secondo le ricostruzioni giornalistiche, i temi messi sul tavolo dalle due rappresentanze diplomatiche, sono stati: l’approvvigionamento energetico, le fonti rinnovabili, la crisi climatica, l’immigrazione e i diritti umani. L’incontro, come testimoniato dai resoconti ufficiali e istituzionali di entrambi i paesi, è stato molto positivo. Tante le parole di reciproca stima e rispetto tra i due presidenti.
L’irrisolto caso Regeni
L’ultimo salto nel passato ci porta, purtroppo, nel 2016 anno dell’omicidio di Giulio Regeni. Un evento spartiacque per i rapporti tra Italia ed Egitto. Una vicenda che ancora naviga nel mistero e per la quale né lo Stato italiano, né la famiglia del giovane ricercatore hanno ottenuto giustizia e verità. Un’inchiesta sostenuta solo a parole da al-Sisi dimostratosi ipocritamente disponibile a collaborare con il Belpaese. E forse anche per questo il presidente egiziano ha deciso di concedere la grazia a Zaki (arrestato per aver pubblicato alcuni post e un articolo critici nei confronti del suo governo ): un secondo ‘caso-Regeni‘ sarebbe stato insostenibile e avrebbe irrimediabilmente rovinato i rapporti diplomatici ed economici con l’Italia (oltre che minare la credibilità internazionale di al-Sisi).
Affari e diplomazia sulla rotta Roma – Il Cairo
Ma quali sono i principali settori che rendono così speciale il rapporto tra l’Italia e l’Egitto? In realtà prima di tutto viene una disciplina: la geopolitica. L’Egitto si trova di fronte l’Italia. I due paesi possono quasi salutarsi dalle due sponde opposte del Mediterraneo. Le politiche e la presenza in Nord Africa de Il Cairo sono fondamentali, da questo punto di vista, non solo per le rotte commerciali ma anche per quelle dei migranti. In particolare per il contenimento delle partenze clandestine dai porti libici. Non è un mistero l’enorme influenza che al-Sisi ha sul paese orfano di Gheddafi. E veniamo agli aspetti economici.
Armi ed energia
Per l’Egitto, l’Italia è il primo partner economico tra i paesi europei, il terzo nel mondo. Ed è qui che entra in gioco la questione energetica: Il Cairo possiede il più grande giacimento di gas naturale mai scoperto prima nel Mediterraneo (era il 2015). La sua gestione è stata affidata all’italianissima Eni. Un asset strategico divenuto ancora più importante per il Belpaese, in seguito allo scoppio del conflitto tra la Russia e l’Ucraina. Infine, tra Egitto e Italia, vi è un intenso rapporto commerciale nel settore delle armi e dei mezzi da guerra. Era il 2020 quando si è parlato di ‘commessa del secolo‘: una vendita da parte di Roma a Il Cairo di due Fregate, 24 cacciabombardieri Euro Fighter e 24 aerei addestratori M346 (e la ‘lista della spesa’ era molto più lunga), dal valore – secondo Middle East Monitor – di circa 9 milioni di euro.
Diritti umani e ragion di Stato
Dunque, per concludere, torniamo alla fatidica domanda: è giusto trattare, avere rapporti, giungere a compromessi con uno stato autoritario e dittatoriale? Perché in fondo, nonostante l’Egitto è da decenni un partner stabile e affidabile di quella regione, sono anche queste le caratteristiche dello Stato governato da al-Sisi. E purtroppo la risposta è sì. Del resto la ragion di Stato ha spesso la meglio sulle questioni legate ai diritti umani e civili. L’importante è che per questi ultimi non si smetta mai di lottare. Così come è imprescindibile pretendere verità e giustizia per Regeni. Però possiamo ammetterlo, almeno questa volta una vita è stata salvata: quella di Zaki. E ne è valsa la pena.