Il caso dell'attivista
Chi è Patrick Zaki, lo studente di Bologna condannato a 3 anni in Egitto
L’avvocato del ricercatore annuncia il ricorso contro la condanna: «Chiederemo di annullare o rifare il processo». Schlein: «Tajani venga a riferire alle camere»
Cronaca - di Umberto De Giovannangeli
Ingiustizia è fatta. Il peggiore scenario si è realizzato. Un insulto alla giustizia e ai principi elementari di rispetto dei diritti umani e civili. Un accanimento di Stato da parte di un regime poliziesco. Patrick Zaki condannato a tre anni di carcere in Egitto, è questa la decisione dei giudici del Tribunale egiziano di Mansura per il caso dello studente dell’Università di Bologna e attivista per i diritti umani accusato di diffusione di notizie false per un articolo scritto nel 2019 su un attentato dell’Isis e due casi di discriminazione ai danni dei copti, i cristiani d’Egitto. La decisione è arrivata ieri al termine dell’undicesima udienza del processo che vedeva imputato il fresco laureato in studi di genere presso l’Università di Bologna.
La sentenza non è soggetta ad ulteriori appelli e Patrick Zaki è stato arrestato direttamente in tribunale dopo la sentenza in preparazione del suo trasferimento alla stazione di polizia di Gamasa e poi al carcere, Zaki è stato portato via dall’aula attraverso il passaggio nella gabbia degli imputati tra le grida della madre e della fidanzata che attendevano all’esterno. «Calcolando la custodia cautelare» già scontata, «si tratta di un anno e due mesi» da passare ancora in carcere: lo ha detto Hazem Salah, uno degli avvocati di Zaki. La legale principale del ricercatore ha annunciato un ricorso contro la condanna: «Chiederemo al governatore militare di annullare la sentenza o di far rifare il processo come è avvenuto nel caso di Ahmed Samir Santawy», ha detto Hoda Nasrallah parlando all’Ansa. Zaki ha atteso la sentenza da uomo libero ma sempre in Egitto da dove non è potuto mai uscire.
Il neo dottore per l’occasione si è presentato al tribunale di Mansura e ha atteso fino all’ultimo la sentenza. «Spero, come al solito, nella fine del processo che mi permetta di viaggiare normalmente» aveva scritto Patrick Zaki su Facebook prima dell’ingresso in tribunale, poi la terribile sentenza che lo riporta in carcere. Presenti a Mansura anche i diplomatici stranieri impegnati a seguire il processo nell’ambito di un programma di monitoraggio europeo e su impulso dell’ambasciata d’Italia al Cairo. «Straziante. L’accademico e ricercatore egiziano Patrick Zaki condannato a 3 anni da un tribunale per la sicurezza dello stato per il suo articolo del 2019. È così che l‘Egitto vuole proteggere le minoranze religiose?» ha scritto invece l’attivista Mai El-Sadany.
Il portavoce di Amnesty International Italy, Riccardo Noury, intervistato dal programma radiofonico di Rai1 Menabò ha chiesto «una nota ufficiale del governo», in modo che l’Italia esprima il suo disappunto. «Se questa condanna passasse per così dire in cavalleria, questi 14 mesi sarebbero davvero terribili per Patrick», ha detto Noury. Secondo Noury questo è “il peggiore degli scenari possibili”. «È una terribile notizia che giunge del tutto inattesa, mentre abbiamo ancora negli occhi l’immagine di Patrick neolaureato con lode nel corso che gli ha fatto scegliere Bologna. Speriamo non sia confermato che questa sentenza significa altri 14 mesi di carcere: sarebbe un’ingiustizia e un dolore immenso per Patrick, per tutti i suoi cari, per tutti coloro che in questi anni hanno sofferto e resistito con lui. Tutta l’Alma Mater gli è vicina in questi momenti». Così il rettore dell’Università di Bologna, che appena due settimane fa aveva proclamato Zaki dottore nel master Gemma in lingue e letterature straniere.
Solidarietà e vicinanza a Patrick è stata espressa dal Pd, dai Verdi, da Sinistra italiana, da +Europa. «Patrick Zaki è stato condannato a tre anni di reclusione in Egitto, vederlo portare via in tribunale pesa come un macigno, non ci sono parole per questa gravissima ingiustizia. Siamo di fronte a un verdetto scandaloso: ora serve la mobilitazione di tutte e tutti per riaffermare le ragioni del diritto e chiederne la liberazione. Il governo italiano batta ufficialmente un colpo: il Ministro Tajani venga a riferire alle Camere», dichiara la segretaria del Pd, Elly Schlein. Mesi fa il titolare della Farnesina aveva rassicurato l’Italia che l’Egitto stava collaborando ed era ottimista per quanto riguardava le vicende di Giulio Regeni e Patrick Zaki. E ora signor ministro? Un sussulto di dignità. È chiedere troppo?