Al Circo Massimo
Chi sono i Guns n’ Roses: a Roma il concerto della band rock
Qualche chilo in più e una voce in calando. Axl e soci sono stati criticati per la semplice ragione che tutti, anche i miti invecchiano. Ma parliamo di un gruppo che è nella storia del rock. E da lì nessuno li schioda
Cultura - di Graziella Balestrieri
Le critiche nel mondo della musica colpiscono un po’ a casaccio, magari tutto dipende da come ci si alza al mattino. Ci sono cantanti che non hanno più voce ma si continua a dire che sono miti viventi e a loro si perdona tutto e ci può anche stare. Poi ci sono i cantanti che iniziano a perdere qualche simpatia inaspettatamente: persino di Bruce Springsteen si è letto in giro di gente e giornalisti che criticavano le sue scarpe… Ci sono quelli odiati e criticati da sempre anche quando non avevano i capelli tinti (tipo Bono degli U2).
Ci sono cantanti che vengono criticati a priori e derisi, come è successo al cantante dei Cure, Robert Smith, reo di aver messo su qualche chilo (che poi non si ingrassa solo per il troppo cibo, almeno questo dovrebbe essere qualcosa di elementare da sapere) ma che nonostante i chili in più, permetteteci questa raffinatezza linguistica, anche dal vivo, in Italia, ha fatto il culo a tutti, sia per voce che per performance. Dunque, capita che ancora prima che qualcuno salga sul palco venga criticato perché gli anni che passano non vanno bene a chi lo recensisce o a chi lo va ad ascoltare e che stranamente si aspetta di vedere in lui un miracolo: una specie di testimonial vivente del siero della gioventù riflesso che perdona l’età che passa a tutto e a tutti tranne che a chi ha fatto del rock uno stile di vita.
E qui arriviamo a oggi, sabato 8 Luglio al Circo Massimo di Roma, dove arriva una delle rock band più chiacchierate, famose, belle, talentuosissime, estreme, fatta di sigarette in bocca perennemente, di alcool, droghe, eccessi, che ha lanciato mode, che è diventata una moda. Insomma, una di quelle band che nel rock da quel lontano 1985 ha lasciato il segno, cha ha segnato una generazione e più, e che non può e non deve essere raccontata solo attraverso qualche polemica post Festival di Glastonbury o sulla forma fisica del cantante. Per chi non lo avesse capito stiamo parlando dei Guns N’ Roses. Axl Rose non ha più venti anni, sapete il tempo passa per tutti e indubbiamente non è più quel ragazzo con i capelli biondi liscissimi che teneva insieme con la sua famosa bandana, che faceva strappare i capelli alle ragazze urlanti quasi come era successo per i Beatles, che oscillava a destra e manca ballando come fosse indiavolato.
Non è più il ragazzo scavato in volto, di gambe magre attraversate da un pantaloncino strettissimo. Bisogna anche farsene una ragione, ovvero che tutti invecchiano, anche i giornalisti che scrivono adirati e compiaciuti contro i Guns N’ Roses, che un po’ è come se non vedessero l’ora di deridere la band californiana. Sicuramente la voce di Axl non è più quella di un tempo, anche perché mantenere quel timbro di voce alla sua età ora, dopo una vita di eccessi, sarebbe un po’ ridicolo da richiedere, non trovate? Axel oggi ha 61 anni, i capelli corti, una pancetta degna e per ovvi eccessi del passato non ha l’agilità di prima.
Non avrà curato sicuramente la voce come può averla curata Al Bano (con tutto il rispetto per Al Bano a cui siamo devoti sempre) ma stiamo parlando di rock, parliamo della band che forse meglio di tutti ha incarnato il mito dei belli e dannati nel mondo della musica. Ma i Guns N’ Roses, non sono stati una meteora, anzi hanno lasciato la loro impronta, hanno una storia che – come viene concesso ad altri – rende abbastanza plausibile che il frontman non abbia più la voce di prima e abbia anche qualche chilo in più. E poi insieme ad Axl c’è uno dei migliori chitarristi in assoluto nel panorama musicale internazionale, una figura quasi mitologica di chitarrista, mezzo uomo e mezzo chitarra, e che ha avuto e ha nella band la stessa importanza del cantante: stiamo parlando di Saul Hudson, per tutti Slash.
Chitarrista di cui a malapena si conoscono gli occhi in realtà, nascosto da sempre dai suoi Ray-Ban scuri, chioma folta, riccia e nera che si serve dell’aiuto di un cappello enorme che gli casca sopra, e che sembra quasi renderlo lontano dalla vista degli altri ma invece, a quanto pare, lui ci vede benissimo e vede benissimo soprattutto la sua amatissima chitarra che suona in maniera del tutto singolare; ciondolante e con le gambe quasi sempre aperte. Quella sigaretta mai spenta e sempre tutta di sbieco.
Ma come dicevamo prima, alla base di tutto questo i Guns N’ Roses hanno una storia musicale che ha segnato a sua volta la storia della musica e ha gettato le basi per quelle che poi sarebbero state band con influenze rock, metal, pop e blues anche, perché la band californiana è stata ed è tutto questo. E allora partiamo dalla storia e lasciamo da parte critiche buttate così nel mucchio solo da chi pensa di capire di musica perché è riuscito a decifrare qualcosa dall’Auto- Tune.
I Guns N’ Roses nascono nel 1985 ma il loro debutto discografico avviene nel 1987 con l’album Appetite for Destruction, debutto spiazzante, potente: solo l’intro di chitarra di Slash e l’urlo infinito di Axl valgono tutto l’album e l’entrata senza scorciatoie nel mondo della musica da vere star. Mentre i cambi di ritmo, la frenesia di chitarre e batteria e il basso ossessivo fanno di Paradise City un altro brano che entra di diritto nella storia. E poi Sweet Child Of mine: l’assolo iniziale di Slash è il paradiso perduto per tutti quelli che sognavano da bambini di diventare chitarristi nelle loro camerette e che a fine degli anni Ottanta, inizio Novanta, cercavano in quegli assoli una forma di libertà, qualcosa che andasse oltre la musica elettronica imperante, insomma Sweet Child of mine segna l’inizio di quegli anni che difficilmente dimenticheremo più, la colonna sonora degli ultimi anni prima dell’avvento di internet.
E con l’adolescenza di molti, i Guns continuano a crescere e a diventare la band rock/metal più famosa del mondo. Inarrestabili, come le loro scorribande, droghe, alcool, vita spericolata, litigi, batterista sull’orlo già di una tossicodipendenza che poi lo vedrà essere allontanato dallo stesso Axl. Ma i Guns non si fermano, alla gente piacciono anche le loro scazzottate, alla gente piace la loro vita sregolata, purché continuino a regalare perle musicali e a non deludere le aspettative. Ed è così che i Guns continuano la loro marcia trionfante con un secondo album già l’anno dopo, siamo nel 1988 con l’uscita di G N’ R Lies: Axl e soci fanno capire che il primo album non è solo stato un momento, che non saranno una meteora e il solo brano I used to love her potrebbe coprire da solo oggi interi album di band di cui tra qualche anno non sapremo nemmeno riconoscere un riff e di cui sicuramente non potremo “apprezzare” qualche chilo in più.
Qualche anno di pausa dal successo mondiale e per far finta di disintossicarsi dagli eccessi, e arriviamo al 1991, anni che in molti considerano come anno di svolta nel sound dei Guns ma che in realtà è l’album della maturità e di una band talmente talentuosa che sarà difficile da emulare. È l’album Use Your Illusion I che avrà in pezzi come Don’t you cry la bellezza della voce di Axl, graffiante, meno urlata, a tratti dolcissima come marchio principale di una band di ragazzi che incarnavano il sogno del rock, certo autodistruttivi ma talmente pieni di talento che era davvero difficile non amarli e seguirli ovunque.
Un album fatto di bellezza a partire dalla copertina che rappresentava un personaggio tratto dal quadro La scuola di Atene di Raffaello Sanzio. E poi November Rain: c’è qualcuno nel mondo che non conosce November Rain? C’è qualcuno davvero che non riconosce il piano iniziale suonato da Axl e la chitarra che suona dolore di Slash? C’è qualcuno che non ha mai visto il video (uno dei video più costosi della storia della musica) tristissimo certo, ma di una bellezza da strapparsi la pelle di dosso? Beh, se non conoscete November Rain e Slash che sale sul piano per completare il suo assolo… tutto il resto è noia come direbbe il Califfo. E poi subito dopo l’album Use Your Illusion II che con il brano You could be mine arriva direttamente al cinema per essere indossato dal divo hollywoodiano del momento, Arnold Schwarzenegger, in Terminator 2, il giorno del giudizio.
Seguirà The Spaghetti Incident? album di cover che per la critica musicale segna così il declino della band, che nella realtà era presa più che altro a sistemare i continui dissidi tra Slash e Axel. Dopo una lunga pausa nel 2008 e dopo lunghissimi rinvii sull’uscita, arriva Chinese Democracy, ma non sono più i Guns, il suono è diverso e Axl sembra preso da tutto il resto fuorché dalla musica. Slash ha lasciato il gruppo e si sente. Solo nel 2016 dopo anni di litigi e divisioni e ognuno con progetti diversi, la band annuncia su Twitter che si riunirà di nuovo. Ripartono in tour e dai primi live la stampa si accanisce contro la forma fisica di Axl, giudicandolo appesantito, fuori forma e che non è in grado più di controllare la voce perché non ce l’ha più.
Poco rispetto per un artista che a 61 anni, ancora dimostra di saper e voler stare su quel palco, poco rispetto per la band e per la musica, perché dal vivo i Guns musicalmente non sono secondi a nessuno e diciamocelo francamente: la chitarra di Slash è ancora da olimpo degli dei. Una cosa è certa: nemmeno a loro Zeus ha concesso il siero dell’eterna giovinezza ed è forse questo che molti non riescono ad accettare ovvero che i musicisti, i cantanti per quanto ci possiate credere o meno sono mortali e invecchiano come tutti noi, con una sola differenza magari : anche invecchiando il loro talento rimane eterno.