L'editoriale su La Stampa

Sui migranti il Pd ha ragione, dove era Mattia Feltri in questi anni?

Invece di commentare la vergogna di un Parlamento che vota per dare ancora soldi, milioni di euro, affinché il sistema Libia prosegua facendo del Mediterraneo un cimitero, Feltri se la prende con chi ha avuto il coraggio con rompere con la propria storia recente

Editoriali - di Luca Casarini

25 Giugno 2023 alle 16:02 - Ultimo agg. 27 Giugno 2023 alle 16:03

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Sui migranti il Pd ha ragione, dove era Mattia Feltri in questi anni?

Ieri, Mattia Feltri nella sua rubrica su La Stampa, se la prende con il Pd di Elly Schlein perché ha votato compatto contro il rifinanziamento della sedicente “guardia costiera libica”. Dice Feltri che dovevano almeno spiegare, quelli del Pd, visto che quel patto con la Libia, che continua ad ingrassare le milizie in cambio di catture e detenzioni di donne, uomini e bambini migranti, l’ha inventato Minniti e controfirmato Gentiloni, nel 2017. L’articolo ha un titolo evocat(t)ivo: “se c’ero dormivo”.

Ma dov’era Feltri in questi anni? Dormiva? Ha mai sentito parlare di lager, di torture, di catture in mare e deportazioni, tutte cosucce vietate dalla Convenzione di Ginevra e da quella di Amburgo, che nel nostro ordinamento avrebbero rango costituzionale, ma soprattutto azioni “di indicibile crudeltà” come le definisce l’Onu nel suo rapporto dello scorso febbraio?

Feltri si lamenta dei paradossi della “politica politicienne”. Ma chiarisce cosa in realtà gli dà più fastidio: Minniti, quel signore che oggi pontifica dalla presidenza della Fondazione Med’Or, finanziata con la vendita delle armi di Leonardo, per lui era “l’unico con uno straccio di progetto di governo dell’immigrazione”. Per Feltri dunque il governo dell’immigrazione passa attraverso la violazione sistematica dei diritti umani, la morte prevista per circa 2000 persone all’anno nel nostro mare, la costruzione di sistemi che si fondano sull’arruolamento dei peggiori trafficanti anche di esseri umani. Prova ne siano anche i mandati di cattura emessi dal Tribunale Penale Internazionale contro figure di spicco anche della sedicente “guardia costiera” di Tripoli.

Sul fatto che tutto sia un gigantesco paradosso, non ci piove. Compreso l’articolo di Feltri. Invece di commentare la vergogna di un Parlamento che vota per dare ancora soldi, milioni di euro, affinché il sistema Libia prosegua facendo del Mediterraneo un cimitero, Feltri se la prende con chi ha avuto il coraggio con rompere con la propria storia recente, fondata più che su un “errore di valutazione”, su un abominio. Non ci possono essere semplici aggiustamenti o “valutazioni su ciò che ha funzionato e cosa no”, quando il risultato, oltre ad essere ampiamente prevedibile, ha provocato migliaia di morti innocenti. Ci può essere solo vergogna per se stessi. Ma non è un paradosso italiano. È globale. Guardiamo la Grecia, l’ultimo naufragio provocato di Pylos.

Come è ormai assodato, delle 750 persone, più di cento bambini, tutti sapevano da ore e ore. Le loro richieste di aiuto sono state inascoltate. Di loro abbiamo voci e foto. Ma anche dei deportati nei lager in Libia abbiamo voci e foto. Ma noi forniamo alle milizie le navi per catturare e deportare. E anche a Pylos noi europei, noi greci, noi democratici, ci siamo limitati a guardare mentre stavano morendo. Il naufragio del peschereccio stracolmo di umanità disperata, secondo le testimonianze unanimi dei sopravvissuti, è avvenuto dopo che la guardia costiera greca ha tentato di trainare il barcone. Errore di valutazione? Nemmeno per sogno. Hanno aspettato la notte per tentare quello che fanno ogni giorno nelle loro acque nazionali, al confine con la Turchia: trascinare fuori dalla loro zona di competenza Sar (salvataggi e soccorso in mare) chi va respinto, non salvato o accolto. In questo caso verso la zona Sar maltese.

Il barcone si è spezzato in due, le persone annegavano. Prima di buttare anche un solo salvagente in acqua, sono passati almeno dieci minuti. Gli uomini della guardia costiera indossavano passamontagna. Perché? Per evitare di essere ripresi in volto dai telefonini dei naufraghi. Tutti metodi di “lavoro” conosciuti, documentati, ripetuti sistematicamente. Il New York Times, due settimane fa, ha pubblicato un video nel quale si vede la polizia greca prendere due famiglie di provenienza kurda, con bambini, che erano riusciti ad arrivare a terra dopo la traversata dalla Turchia. Li consegnano alla guardia costiera che li imbarca su una motovedetta e poi su una zattera, li mollano alla deriva, a sei miglia, di nuovo in mezzo al mare. A bordo il bimbo più piccolo aveva sei mesi.

L’Arcivescovo di Palermo, lo chiama “il male che si struttura, che diventa stabile, solido”. Davanti a questa “normalità”, cosi drammatica, così piena di dolore, paradossalmente ci si addormenta. Feltri conclude la sua reprimenda al Pd dicendo che è “dura avere un futuro se si cancella il passato”. Ultimo colpo del paradosso: in Tunisia, contro i migranti, vorremmo riprodurre la Libia. In Croazia la Grecia e la Turchia. Esattamente un’Europa senza futuro, che però non cancella il passato. Lo struttura, lo fa diventare stabile, solido.

25 Giugno 2023

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