La visita al governo

Picchetto d’onore per il trafficante di uomini, Palazzo Chigi ospita Imad Trabelsi: è “uno dei peggiori violatori di diritti umani”

Già schedato dalle Nazioni Unite come un capo del traffico di persone, è stato ricevuto in pompa magna a palazzo Chigi insieme al resto della delegazione del Governo di Unita’ nazionale (Gun) della Libia

Politica - di Angela Nocioni

8 Giugno 2023 alle 14:00

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Picchetto d’onore per il trafficante di uomini, Palazzo Chigi ospita Imad Trabelsi: è “uno dei peggiori violatori di diritti umani”

Non c’è bisogno di andare a cercare i trafficanti per tutto il globo terracqueo. Ieri c’era Imad Trabelsi a Palazzo Chigi (all’agenzia Nova risulta tra i presenti). Di lui, attuale ministro dell’Interno libico, ricevuto con picchetto d’onore nella sede del nostro governo, Amnesty international dà questa definizione: «uno dei peggiori violatori di diritti umani e del diritto umanitario internazionale».

E non è mica la prima volta che viene Trabelsi. No. Con il ministro Matteo Piantedosi s’è incontrato il 21 febbraio al Viminale, dopo averlo ricevuto a Tripoli il 29 dicembre del 2022. Presenti il prefetto Lamberto Giannini e il Generale Giovanni Caravelli. Trabelsi, capobanda della parte sud occidentale della Libia, capo della milizia di Zintan e già schedato dalle Nazioni Unite come un capo del traffico di persone, è stato ricevuto in pompa magna a palazzo Chigi insieme al resto della delegazione del Governo di unità nazionale (Gun) della Libia.

C’era il primo ministro, Abulhamid Dabaiba, il ministro degli esteri Najla el Mangoush, il ministro dei trasporti Mohamed Shahoubi, il ministro per le comunicazioni Walid al Lafi e i capi della National Oil Corporation (Noc), l’ente petrolifero statale libico, e della Libyan Post Telecommunications & Information Technology Company (Lptic), la compagnia delle poste e delle telecomunicazioni della Libia. Ricevuti dalla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Poi sessione plenaria alla presenza dei membri dei due governi, incontri bilaterali e firma di memorandum d’intesa. Di sostanzioso ci sono solo due miliardi di euro, via Eni.

I libici tengono nei lager i migranti, li torturano prima che prendano il largo verso le nostre coste e quando, a respingimenti avvenuti, in quei lager tornano. Noi gli facciamo avere altri due miliardi di euro. L’Eni, presente in Libia dal 1959, è l’unica multinazionale che non ha mai lasciato il Paese, e il maggior produttore straniero di energia in Libia con 165 mila barili di petrolio al giorno e una produzione 2022 di gas pari a 9,3 miliardi di metri cubi, di cui 2.5 miliardi sono arrivati in Italia tramite il metanodotto Green Stream.

L’Eni dà al governo di unità nazionale 2 miliardi di euro nonostante il ministro del petrolio libico del governo di Tripoli ritenesse «illegale e non equilibrato» il contratto da 8 miliardi di dollari che l’Eni e la Noc hanno firmato all’inizio dell’anno per estrarre, dal 2026, fino a 8 miliardi di metri cubi annui di nuovo gas al largo delle coste tripolitane.

Mohammed Aoun, si diceva allora contrario perché diceva che l’accordo aumenterebbe la quota dei futuri incassi dell’Eni al 37%, rispetto al 30% pattuito nel 2008 e per 25 anni futuri, a cui il suo ministero è tuttora vincolato. Prima di Aoun si era espresso contro le nuove intese italo-libiche sul gas anche Fathi Bashagha, capo del “governo di stabilità nazionale” (ha il controllo della Libia orientale) in conflitto con quello di Dabaiba.

8 Giugno 2023

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