La testimonianza
Sottomarino Titan, l’ex passeggero: “Era una missione kamikaze, l’inferno laggiù”
Arthur Loibl aveva partecipato all'operazione nel 2021. "Immaginate un tubo lungo pochi metri con una lastra di metallo come pavimento. Non si può stare in piedi, non ci si può inginocchiare. Ci sono solo 2,50 metri di spazio, ci sono quattro gradi, non ci sono sedie né toilette"
Cronaca - di Antonio Lamorte
Per Arthur Loibl era una “operazione kamikaze”. Aveva viaggiato nel 2021 all’interno del sottomarino Titan, la stessa immersione alla scoperta del Titanic che in questi giorni ha monopolizzato l’attenzione dei media di tutto il mondo dopo la notizia del sommergibile disperso, da domenica scorsa, nell’Oceano Atlantico. Ieri il tragico finale: nessuna speranza più di ritrovare e salvare le cinque persone a bordo. Secondo la Marina militare statunitense lo scafo potrebbe essere imploso circa cinque ore dopo l’immersione, dopo l’interruzione delle comunicazioni con la nave di appoggio, a causa della pressione sottomarina.
Loibl ha 61 anni, avventuriero e uomo d’affari tedesco oggi in pensione. Era stato uno dei primi a rivolgersi all’azienda OceanGate per intraprendere il viaggio alla scoperta del Titanic. Quell’idea gli era balenata nel 2016 durante un viaggio al Polo Sud. Si era rivolto a una compagnia russa che offriva l’immersione a mezzo milione di dollari. OceanGate un anno dopo aveva annunciato la sua operazione, a 110mila dollari a immersione. Il viaggio era fallito dopo il fallimento ai test di immersione del primo sommergibile. Era il 2019.
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L’impresa era riuscita due anni dopo. Loibl era sceso nelle profondità dell’Atlantico, alla scoperta del relitto più famoso della storia, con il Ceo di OceanGate Stockton Rush e con l’esperto subacqueo e pilota francese Paul Henri Nargeolet – entrambi dispersi nel Titan. A bordo anche altri due uomini inglesi. Era la quinta missione del sommergibile. Un’intrapresa straordinaria ma anche terribile. Il 61enne tedesco ha parlato alla Bild senza mezzi termini di una missione suicida. Per i problemi tecnici ed elettrici al primo sottomarino, la seconda missione cancellata, le cinque ore di ritardo prima dell’immersione, la staffa del tubo di stabilizzazione che si staccò durante la discesa.
“Immaginate un tubo lungo pochi metri con una lastra di metallo come pavimento. Non si può stare in piedi, non ci si può inginocchiare. Si sta seduti praticamente uno sopra l’altro – ha raccontato – Ero un po’ ingenuo, guardando indietro è stata una operazione kamikaze”. Una discesa al buio: le luci venivano spente per risparmiare energia, l’unica illuminazione era fornita da un bastoncino fluorescente. “Servono nervi saldi, non devi essere claustrofobico e devi essere in grado di stare seduto a gambe incrociate per dieci ore. Le telecamere esterne erano collegate ai nostri telefoni cellulari tramite Bluetooth. Dev’essere l’inferno ora laggiù. Ci sono solo 2,50 metri di spazio, ci sono quattro gradi, non ci sono sedie né toilette”, aveva raccontato mentre erano ancora in corso le operazioni di salvataggio.
Quella volta il sottomarino, prima di risalire, fece due volte il giro del relitto e atterrò sul ponte. “Mi sento male, sono nervoso, ho una sensazione di vuoto nello stomaco. allora sono stato incredibilmente fortunato”. Loibl aveva pubblicato delle foto dell’immersione sui canali social. Non è stato soltanto Loibl a parlare delle criticità delle condizioni in cui era portata avanti la missione. SkyNews ha intervistato un uomo che era stato sul Titan l’anno scorso. “Non sembrava sicuro. Non c’era niente di comodo” ed era “molto, molto freddo”. Il New York Times ha riportato una lettera di esperti preoccupati dall’approccio sperimentale dell’azienda, in cui avvertivano delle possibili conseguenze catastrofiche nello sviluppo del sommergibile e nella sua missione. La vicenda dell’ex direttore delle operazioni marittime David Lochridge ha fatto il giro del mondo: dopo aver “sollevato gravi problemi di sicurezza riguardanti il progetto Titan” era stato licenziato. “OceanGate ha rifiutato di pagare il produttore per costruire un portello certificato per resistere alla profondità richiesta di 4.000 metri”. La questione tra le parti si era chiusa con un patteggiamento.
La Marina aveva rilevato domenica scorsa un suono considerato compatibile con un’esplosione. Il sottomarino potrebbe essere imploso a una profondità di 2.700 metri. Le ricerche erano andate avanti per cinque giorni. L’azienda Ocean Gate aveva stimato 96 ore di autonomia di ossigeno. Le condizioni del mare, la profondità e la difficoltà nel setacciare un’area così ampia avevano complicato le ricerche cui avevano partecipato navi commerciali e altre organizzazioni. Ieri nel tardo pomeriggio il ritrovamento di detriti “coerenti con una perdita catastrofica della camera pressurizzata” del sommergibile. A circa 500 metri dalla prua del relitto del Titanic, a circa 1.500 chilometri al largo del Massachusetts A bordo dello scafo c’erano cinque persone: Stockton Rush, Shahzada Dawood, Suleman Dawood, Hamish Harding e Paul-Henri Nargeolet. Dopo la notizia Loibl ha pubblicato su Instagram un selfie con Rush e Nargeolet all’interno del Titan.