Esami di maturità 2023
Lettera di un ragazzo a un ministro senza nome
Non aveva un altro modo di pensare a noi che usarci per togliersi un sassolino dalle scarpe?
Editoriali - di Roberto Rampi
Caro ministro di cui non conosco il nome, ma che ho capito non essere quello precedente, perché me lo hai fatto conoscere alla maturità, facendomi capire, neanche tanto velatamente, che non sei d’accordo con quel che ha fatto, io ci ho pensato davvero se approfittare della traccia che hai preparato con i tuoi uffici per raccontarti che cosa è stata per me la pandemia, la paura, la tristezza, la rabbia, la nonna che non ho visto più, lo zio che se l’è vista brutta, il fratellino di un mio amico che ha una malattia pesante e per proteggerlo han dovuto chiudersi in casa con la paura di tutto quel che c’era fuori.
Sembra passata un’era geologica, è vero, ma è andata così e ancora mi sveglio di notte. A mio fratello più grande e ai suoi amici capitava anche la maturità quell’anno. E qualcuno allora ha pensato che forse poteva bastare così. Che di prove ne avevamo già passate tante. Che non c’era bisogno di dimostrare altro. Che poi questo varrebbe sempre. Ne abbia parlato l’altra sera anche con i miei cugini. Ma perché dopo cinque, per qualcuno sei o sette, anni dobbiamo fare una prova per chiudere il nostro corso di studi? Con tutte paure, le tensioni del caso. Non basterebbe tirare le fila di quel che abbiamo imparato e chiuderla lì.
Ma so che su questo ci sono tante opinioni diverse. E ce ne sono anche su come sia meglio farla questa prova. Va benissimo. Ma la domanda che mi è venuta è stata: ma davvero Lei non aveva un altro modo di pensare a noi se non quello di usarci per togliersi un sassolino dalle scarpe, prendersela con un ministro che non c’è più, alimentare una nuova polemica in un Paese che già fa tanta fatica, quando la mamma ha perso il lavoro, quando tutto è aumentato e abbiamo iniziato da un po’ a capire se mio fratello ci può andare al corso di musica perché non bastano i soldi?
Va sempre bene discutere, ma oggi il ministro lo fa lei, faccia del bene alla scuola invece che far polemica sul passato. Le auguro di fare meglio del suo predecessore. Io ieri intanto ho scelto Piero Angela, perché ho pensato che mi sarebbe piaciuto che la mia scuola fosse di più come le sue trasmissioni. E perché il mio prof preferito mi ricordava lui quando mi ha fatto innamorare della storia. E non si offenda se nonostante la sua polemica di oggi non mi ricorderò il suo nome, e credo non se lo ricorderanno nemmeno nei libri di storia.