Divergenze governative
Dirottamento Galata Seaways, teste di cuoio ed elicotteri per 15 migranti
Quando si trattava di salvare vite il governo disse che non si poteva intervenire
Cronaca - di Iuri Maria Prado
Le immagini delle teste di cuoio con i fucili puntati contro un filare di migranti, donne comprese, scortato giù dalla nave e poi fatto inginocchiare come in una retata dopo un attentato terroristico, sarebbero abbastanza ripugnanti se non guarnissero una rappresentazione governativa della vicenda colpevolmente e completamente falsa.
Che cosa è successo? È successo che il Ministero della difesa, il 10 giugno, emetteva un comunicato secondo cui una squadra di abbordaggio della Brigata San Marco avrebbe “sventato”, con l’ausilio di due elicotteri del reparto eliassalto dell’Aviazione Navale, il “tentativo di dirottamento” di un mercantile turco. Risultava poi che non c’è stato nessun tentativo di dirottamento, e l’unico fatto accertato riguarderebbe il possesso, da parte di alcuni di quei migranti, di un paio di coltelli e di un taglierino: di cui nessuno avrebbe fatto uso per intimorire o minacciare chicchessia. Ciò non ostante, il ministro competente, Guido Crosetto, confermava ripetutamente la versione falsa, o quanto meno non verificata, propalata dal suo dicastero, e dichiarava che “i dirottatori della nave sono stati catturati”.
Qualcuno, poi, appunto, decideva di far realizzare un reportage dell’operazione che avrebbe sventato il tentativo inesistente di dirottamento, e ne è risultato il bel video – mancavano giusto la colonna sonora e la trasvolata delle Frecce Tricolori – che celebra le prontezze governative ritraendo quel gruppo di migranti abbastanza malmessi, con le mani alzate davanti ai fucili puntati delle forze d’assalto.
Ora, dimentichiamoci pure del palese carattere contraffattorio della comunicazione governativa, che non solo ha inscenato un fatto insussistente (il tentativo di dirottamento), ma ha ritenuto di insistervi pur quando non se ne trovava nessun riscontro: dimentichiamocene pure e invece domandiamoci come tanta solerzia e capacità di intervento sia compatibile con quel che abbiamo dovuto vedere qualche settimana fa, a Cutro, quando non si trattava di sventare dirottamenti inesistenti ma di salvare la vita di decine di persone a un tiro di sasso dalle nostre spiagge.
Una certa differenza, diciamo. Lì il governo si adunava per spiegare che non si poteva intervenire, tanto più che la colpa era degli sconsiderati che intraprendevano viaggi pericolosi con i propri bambini, genitori moralmente difettosi che si imbarcavano senza neppure consultare il meteo. Quest’altra volta, evidentemente, non c’erano impedimenti a intervenire (sarà stato il tempo favorevole), e se si tratta di fermare il terrorismo si capirà bene che non si può cincischiare: elicotteri e forze speciali, e telecamere embedded per registrare l’evento.
Dovrebbe far riflettere, questa divergenza. Da un lato una mirabile immediatezza di intervento, pomposamente rivendicata pur sull’accertamento che si trattava di una quindicina di disgraziati, due dei quali trovati con “armi da taglio” che pare non abbiano minacciato nessuno: dall’altro lato donne, uomini e bambini che affogano davanti a un governo che non solo decide di non risponderne in nessun modo, dopo non essere intervenuto in nessun modo, ma fa lo scrutinio delle dotazioni morali di questa gente che si dà al diporto irresponsabile. Poi dice che prima di giudicare un governo bisogna vederlo alla prova. Lo stiamo vedendo. Continuiamo a vederlo.