Parola all'ex viceministro

Intervista a Mario Giro: “Il Pd ha la fortuna di avere Papa Francesco, perché non la sfrutta?”

L’ex ministro vicino al dem Paolo Ciani: «Il partito deve ascoltare il Papa, che si spende da mesi contro la guerra, ma anche sulla giustizia sociale. Basta blairismo, ora il liberismo va ridiscusso»

Editoriali - di Umberto De Giovannangeli

10 Giugno 2023 alle 10:30 - Ultimo agg. 10 Giugno 2023 alle 10:45

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Intervista a Mario Giro: “Il Pd ha la fortuna di avere Papa Francesco, perché non la sfrutta?”

Mario Giro, già Vice ministro degli Esteri con delega alla Cooperazione internazionale nei governi Letta, Renzi e Gentiloni, ha condiviso con Paolo Ciani, neo vice presidente del gruppo parlamentare Pd alla Camera dei deputati, un percorso politico e di vita che li ha portati dalla Comunità di Sant’Egidio alla fondazione di Demos, nella condivisione di battaglie per la pace, il disarmo, l’inclusione e la lotta alle diseguaglianze sociali.

Per le posizioni che Paolo Ciani ha assunto su temi di grande importanza e stringente attualità come la guerra, il disarmo, i migranti etc, si può sostenere, come ha fatto l’Unità che con la nomina di Ciani a vice capogruppo Pd a Montecitorio, il “nuovo Pd” di Elly Schlein è diventato più pacifista?
Noi di Democrazia Solidale con il Pd siamo stati sempre molto trasparenti. Distinti ma non distanti. Non abbiamo fatto come tanti altri che hanno tentato di allearsi con il Partito democratico in maniera ostile. Siamo sempre stati leali, al tempo stesso, però, abbiamo sempre sottolineato un fatto…

Quale?
Il Pd da solo non può farcela a vincere le elezioni. Questa autoreferenzialità del Pd, che si può comprendere perché è il partito più grande del centrosinistra, rappresenta anche un limite. Noi gli abbiamo sempre detto: avete bisogno di alleati. La loro difficoltà non è tanto quella delle correnti interne, che anzi possono essere uno strumento di dibattito. La loro difficoltà è saper fare coalizione. Tendono ad assorbire tutto. Sembra sia diventato difficile, quasi proibitivo, per il Pd fare coalizione con chiunque. Qui c’è anche la responsabilità degli altri: di coloro che si sono alleati in maniera ostile. Demos non lo ha fatto. Però ha tenuto le sue differenze. Una è sicuramente sulla guerra infinita.

Declini questa differenza, che poi richiama il titolo di questo giornale.
Noi siamo stati favorevoli alla eroica resistenza ucraina contro l’aggressione russa, anche in termini di sostegno militare a Kiev, ma decisamente contrari alla narrazione della vittoria che è succeduta (più di 8 mesi fa ormai), cioè quella di spezzare la Russia, di batterla. Cosa che noi crediamo non solo impossibile ma non auspicabile.

Perché?
Perché aprirebbe un vaso di Pandora geopolitico gravissimo e dalle conseguenze inimmaginabili. Basta rammentare cosa è successo dopo la fine di Saddam o di Gheddafi. Su questo Ciani si è espresso varie volte, contribuendo al dibattito del gruppo parlamentare. Detto questo, noi sappiamo, essendogli accanto, che nel corpo del Pd, tra gli elettori e i militanti, molti, la pensano come noi. Questo può aver fatto sussultare qualche dirigente ma niente di grave, direi, è un dibattito che ci sta. Quello che è grave è che la guerra continua senza prospettive. Bisognerà ad un certo punto dare a questa guerra delle prospettive di chiusura, cioè cominciare a negoziare. Che è quello che vuole il Papa, che ha mandato il cardinal Zuppi a Kiev per provare ad aprire canali di dialogo e fare dei gesti di umanità. Mi sembra che ridurre tutto al dibattito sulle armi sia alquanto riduttivo e decisamente dannoso. Quando ci sarà lo spazio della trattativa a cui obbligatoriamente si dovrà arrivare? Chi la propone?

A proposito del Papa. Nell’agire politico di Demos e di Ciani, quanto pesa sui grandi temi, la guerra, il disarmo, i cambiamenti climatici, l’inclusione, il pensiero di Francesco?
Per Democrazia Solidale tantissimo. Per il Pd, in maniera sorprendente, molto meno. Soprattutto sui migranti ci sono state delle fasi in cui il Pd, lo abbiamo detto tante volte, nelle fasi precedenti sui migranti ha cercato di imitare la destra. Questo fatto ci ha sempre sorpreso, anche perché si fa tanto parlare del dibattito dei cattolici del Pd, ma a me pare che il Partito democratico non riesca ad ascoltare davvero un Papa così sensibile ai temi socio-economici e ambientali. Lo citano spesso ma non lo ascoltano. Mi domando a cosa stiano pensando. In ogni caso Demos su tanti temi, come le migrazioni, la giustizia sociale ed economica, la pace, si sente assolutamente consonante con papa Bergoglio. Mi pare di capire che siamo arrivati, e su questo penso che Elly Schlein farà molto bene, a un punto in cui bisognerà criticare l’origine delle diseguaglianze, cioè il modello liberista. Su questo trovo ancora molti del Pd bloccati su posizioni “blairiane” anni 90, che hanno dimostrato il loro fallimento. Ne stiamo dibattendo.

Per tornare alla nomina di Ciani. C’è chi sostiene all’interno del Pd, che è un po’ strano che si nomini vice capogruppo del Partito democratico a Montecitorio, uno che al Pd non è iscritto. Da dirigente di Demos come risponde a questa osservazione critica?
In maniera molto semplice. La lista che si è presentata alle elezioni del 26 settembre era Partito democratico- Italia democratica e progressista. Ciani rappresenta Italia democratica e progressista. Elly Schlein non ha fatto che un’opera di giustizia. Il problema, e torno su questo, è nella difficoltà del Pd di fare coalizione, di allargarsi oltre sé. Io non contesto le idee che possono venire dal Pd, fa parte di un dibattito, molte sono buone, su alcune altre non siamo d’accordo e l’abbiamo detto in maniera molto leale e senza polemiche. Quello che mi sembra assurdo è la modalità che alla fine decide il Pd da solo. Così fanno anche sui territori e questa è una cosa che fa male anzitutto al Pd. Noi facciamo la nostra strada. Abbiamo depositato il simbolo insieme e firmato il simbolo Pd-IDP assieme quando ci siamo presentati alle elezioni. Oltre al Pd e a noi c’era Articolo 1, ora confluito, i socialisti, i repubblicani. Bisogna ricordarsi che eravamo Italia democratica e progressista, era un simbolo plurale. Gli altri sono piccoli? Va bene. Però ci sono. Non bisogna disprezzare nessuno. Bisogna avere una capacità coalizionale ampia.

10 Giugno 2023

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