Trattative di pace, Papa Francesco non molla su Kiev: il negoziato c’è e avanza

Esteri - di Fabrizio Mastrofini

18 Maggio 2023 alle 18:34

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Trattative di pace, Papa Francesco non molla su Kiev: il negoziato c’è e avanza

In molti raccontano che i tentativi di negoziato portati avanti da Bergoglio sull’Ucraina sono finiti su un binario morto. Ma all’ombra delle telecamere e dei taccuini, il negoziato c’è e anzi avanza con l’abituale operosa discrezione in uso nelle sale segrete vaticane. “Preghiamo perché torni la pace”, ha detto ieri al termine dell’udienza generale papa Francesco. Ma non solo di Ave Maria si nutrono le speranze Oltretevere.
La diplomazia vaticana è al lavoro e non demorde, per la ferrea volontà del Pontefice di arrivare ad una soluzione prima possibile, anche se la situazione è piuttosto complessa, come ha fatto capire padre Antonio Spadaro, gesuita che conosce le situazioni. “Credo – ha detto il direttore de La Civiltà Cattolica, – che la questione di fondo non sia la marginalizzazione o meno della Santa Sede quanto piuttosto il fatto che Kiev, al pari di Mosca, non intende parlare né di pace, né di negoziati. Una simile narrazione sarebbe da perdente agli occhi del nemico e della stessa popolazione”. La visita di Zelensky in Vaticano (e in Italia, Francia, Germania, Gran Bretagna), ha messo in chiaro qual è l’approccio di Kiev alla guerra e alle ipotesi di negoziato in corso: l’Ucraina entrerà in una trattativa solo da una posizione di forza, dopo la riuscita della tanto annunciata controffensiva. Non a caso, a leggere attentamente il comunicato post-visita in Vaticano, non si trova un accenno ai contenuti del colloquio Papa-Zelensky. Si dice solo che si sono incontrati, il che è abbastanza ovvio. Nel seguito del comunicato si parla del colloquio avuto poi tra il presidente ucraino e l’arcivescovo Gallagher, vice del cardinale Parolin per quanto riguarda i rapporti con gli Stati. E si dice che “ci si è soffermati anzitutto sull’attuale guerra in Ucraina e sulle urgenze collegate ad essa, in particolare quelle di natura umanitaria, nonché sulla necessità di continuare gli sforzi per raggiungere la pace”. Abbastanza per confermare che la posizione ucraina è oggi inossidabile: una trattativa o colloqui diretti con Mosca, saranno possibili solo nel momento in cui verranno riconquistati tutti i territori occupati o quando Putin getterà la spugna. Come ha spiegato padre Spadaro, tra un’apparizione dopo il Tg1 di martedì e in un’intervista al Quotidiano Nazionale, “la retorica della vittoria credo sia inevitabile in una guerra. L’importante in questa fase è che la parola ‘pace’ resti nei vocabolari di Mosca e Kiev. I termini ‘armi’ e ‘vittoria’ conducono a successi effimeri e non risolvono certo i problemi”.
La questione si pone allora ad un altro livello. La Santa Sede continua nella trattativa, intensificando la via del dialogo, e allo stesso tempo si impegna su questioni collegate, come la ricerca di strade per il rientro in Ucraina dei bambini portati in Russia, o lo scambio di prigionieri. Spiega di nuovo padre Spadaro, “nel recente scambio di prigionieri fra ucraini e russi il Papa ha avuto un ruolo centrale. La capacità e la credibilità nel negoziare della Santa Sede si deve al fatto che non ha interessi economici e politici sottostanti. Il Papa, che è un’autorità morale e spirituale, non un leader politico, è l’unica figura oggi a livello internazionale con cui s’interfacciano entrambi i paesi in guerra”.
C’è da notare che con il passare dei mesi, il Papa sta alzando il livello qualitativo dei suoi interventi contro la guerra, essendo peraltro l’unico leader di caratura mondiale a poterlo fare, denunciando i costi delle spese militari in aumento esponenziale da parte dell’Occidente, a scapito di aiuti umanitari a favore dei paesi poveri. E denuncia, in generale, ma inascoltato, come il conflitto in Ucraina sia terreno di quella “terza guerra mondiale a pezzi” che denuncia da anni e sia anche la prova della necessità di una nuova politica multilaterale.
A riprova della necessità di una visione umanitaria globale, è necessario rileggere il messaggio inviato l’11 maggio ai convegnisti per i 60 anni dall’Enciclica Pacem in Terris di Giovanni XXIII. Testo importante, passato abbastanza sotto silenzio. “Il desiderio di potenza – scrive il Papa – è ancora, purtroppo, criterio di giudizio ed elemento di attività nei rapporti tra gli Stati. E questo si manifesta nelle diverse regioni con effetti devastanti sulle persone e sui loro affetti, senza risparmiare le infrastrutture e l’ambiente naturale. In questo momento, l’aumento di risorse economiche per gli armamenti è ritornato ad essere strumento delle relazioni tra gli Stati, mostrando che la pace è possibile e realizzabile solo se fondata su un equilibrio del loro possesso. Tutto questo genera paura e terrore e rischia di travolgere la sicurezza”. E aggiunge: “Si rende necessaria una profonda riforma delle strutture multilaterali che gli Stati hanno creato per gestire la sicurezza e garantire la pace, ma che sono ormai prive della libertà e della possibilità di azione. Non basta che esse proclamino la pace se non sono dotate della capacità autonoma di promuovere e attuare azioni concrete, poiché rischiano di non essere a servizio del bene comune, ma solo strumenti di parte”. Ed è un messaggio per l’Europa, un modo per chiedere un deciso e vero impegno per la pace.

18 Maggio 2023

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