L'assoluzione di Berlusconi

Caso Ruby, la tirata d’orecchie dei giudici ai pm di Milano: così esce a pezzi la reputazione storica della Procura

Giustizia - di Tiziana Maiolo

18 Maggio 2023 alle 10:38

Condividi l'articolo

Caso Ruby, la tirata d’orecchie dei giudici ai pm di Milano: così esce a pezzi la reputazione storica della Procura

Esce a pezzi la reputazione storica della Procura di Milano, quella dei “bravi”, dalle motivazioni con cui la settima sezione del tribunale penale presieduta da Marco Tremolada ha assolto Silvio Berlusconi e atri 27 imputati dall’accusa di corruzione in atti giudiziari.

Cari procuratori, cari Tiziana Siciliano e Luca Gaglio, scrivono i giudici in 197 pagine, ora vi spieghiamo non solo perché la vostra ipotesi non stava in piedi, ma anche che cosa sono lo Stato di diritto e le garanzie processuali dei cittadini indagati o imputati. E anche l’inutilità di questo processo “ter”. Perché, se “quelle garanzie fossero state osservate”, se non si fosse attuato un vero “inquinamento probatorio”, “non si sarebbero disperse energie processuali nell’acquisizione di fonti che si sapevano inquinate a monte”. Un processo inutile, in sintesi, frutto solo dell’astuzia di voler ancorare alla veste di testimoni, quindi di pubblici ufficiali con l’obbligo legale alla verità, persone nel cui confronti erano già in corso attività investigative. Indagati, quindi, che avevano il diritto di godere di ogni garanzia, cioè l’assistenza di un legale e il diritto al silenzio.

È lo stesso concetto con cui il tribunale con l’ordinanza del 3 novembre 2021 aveva dichiarato non utilizzabili tutte le testimonianze di una serie di persone. Il processo era finito quel giorno. E sarebbe ben strano, e anche un delicato momento di verifica dell’autorevolezza del nuovo procuratore capo Marcello Viola, se gli uffici dei rappresentanti dell’accusa, che hanno 45 giorni di tempo per decidere, ritenessero di presentare un ricorso in appello contro la sentenza. La quinta, ad aver mandato assolto Silvio Berlusconi per fatti di tredici anni fa e un’inchiesta voluta da chi allora dirigeva la procura di Milano, Edmondo Bruti Liberati, che aveva incaricato delle prime indagini una pm esperta come Ilda Boccassini.

Indagini nate sul nulla, ma con pedinamenti e controlli alla ricerca del reato. Che infine era stato trovato nella prostituzione minorile, che si sarebbe realizzato solo se si fossero verificate due condizioni: che Karima El Marhoug, non ancora diciottenne, fosse una prostituta e che Berlusconi, qualora avesse avuto rapporti con lei, conoscesse la sua età. Nulla di ciò si era verificato, di nulla fu mai raggiunta una prova. Tutto il resto, fossero cene eleganti, quelle a casa del Presidente del consiglio, o sguaiati assembramenti con abbondanza di barzellette vivaci come quella sul ”bunga-bunga”, è inutile contorno.

Che il processo “Ruby ter”, dopo quello principale in cui Silvio Berlusconi è stato assolto, come negli altri collaterali, sia stato inutile, lo dicono i giudici nella motivazione di oggi. E significativo è il fatto che sotto processo non sia in particolare il merito della questione, se cioè Berlusconi abbia pagato persone perché non rivelassero “quel che succedeva” nelle famose serate, neanche si fosse trattato di sedute del Ku Klux Klan. Importante è invece il fatto che i giudici abbiano tirato le orecchie ai procuratori, alle loro astuzie, al loro disprezzo per lo Stato di diritto e le garanzie (ma anche i costi del processo) pur di dimostrare a tutti i costi la propria tesi, con la caparbietà storica della Procura di Milano. Ci pensi bene, il nuovo capo dell’ufficio, prima di allinearsi con un ricorso a una storia poco edificante che non è la sua.

18 Maggio 2023

Condividi l'articolo