Il Paese in bilico
Honduras, “voci” di golpe nel Paese: Castro chiama alla mobilitazione contro l’ex presidente Hernandez, graziato da Trump
Esteri - di Carmine Di Niro
In Honduras è prossimo un colpo di Stato, come denunciato dall’attuale presidente Xiomara Castro? La leader del Paese del Centro America ha lanciato martedì un appello alla popolazione locale alla mobilitazione di fronte a quello che la presidente di sinistra definisce “un nuovo golpe” presumibilmente orchestrato contro di lei dal suo predecessore Juan Orlando Hernandez.
“Secondo informazioni verificate, Juan Orlando Hernandez, graziato negli Stati Uniti, sta pianificando il suo ingresso nel Paese per proclamarsi vincitore delle elezioni, mentre è in corso un attacco contro l’ordine costituzionale e democratico attraverso un colpo di Stato contro il mio governo”, ha denunciato Castro sui suoi social.
Nel presunto tentativo di rovesciare il governo un ruolo centrale è da attribuire al presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Il leader Usa lo scorso 2 dicembre ha concesso la grazia all’ex presidente honduregno Hernandez, che era stato condannato negli Stati Uniti a 45 anni di carcere con accuse di traffico di droga: era accusato di aver contribuito a portare oltre 400 tonnellate di cocaina nel Paese e secondo i giudici statunitensi era al centro di “una delle più grandi e violente cospirazioni al mondo per favorire il traffico di droga”.
Era stata proprio la presidente Xiomara Castro a farlo estradare negli Stati Uniti: nel processo era stato dimostrato che i legami di Hernández con i gruppi criminali erano cominciati già nel 2009, quando era un semplice deputato. In particolare l’ex presidente honduregno usava polizia ed esercito per favorire i gruppi a lui vicini e bloccare quelli rivali, utilizzando i proventi del narcotraffico per finanziare le sue campagne elettorali.
Forte dei legami stretti già durante il suo primo mandato alla Casa Bianca, Trump ha ignorato la sentenza e concesso la grazia a Hernandez, che è stato presidente del Paese per due mandati tra il 2014 e il 2022. Nella lettera in cui Hernandez ha chiesto formalmente a Trump la grazia presidenziale, l’ex leader dell’Honduras proclamava la sua innocenza, sostenendo di esser vittima di un “complotto legale” e di una “persecuzione politica” ad opera della sinistra e del “deep state”.
Ma la scelta di Trump di graziare Hernandez è stata motivata anche dalla chiara volontà di influenzare le elezioni presidenziali tenutesi in Honduras il 30 novembre scorso. Un voto macchiato da accuse di frodi a favore del candidato sostenuto da Trump, ma con i risultati ufficiali che devono ancora essere annunciati. Secondo i dati ufficiali relativi ad uno spoglio arrivato al 99,4%, Tito Asfura, candidato del Partido Nacional di Hernandez che ha ottenuto l’endorsement di Trump, è avanti di un soffio, con il 40, 5%, rispetto al candidato del Partido Liberal, sempre conservatore, Salvador Nasralla che ha il 39,20%. Quest’ultimo ha chiesto un riconteggio elettorale denunciando frodi, come ha fatto anche il candidato del partito della sinistra della presidente uscente Castro.