La scelta

Quanto fa guadagnare la rabbia: è “rage bait” la parola dell’anno 2025 per l’Oxford, l’ira causata da social e media

Per aumentare traffico e interazioni. "L'indignazione crea engagement. Internet puntava a catturare l’attenzione; ora mira a influenzare le nostre emozioni". Secondo gli esperti è "una perfetta sintesi del caos del 2025"

Cultura - di Redazione Web

1 Dicembre 2025 alle 13:37

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FOTO DA PIXABAY
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Come un click bait ma malizioso, produttivo e scafato, finalizzato a suscitare rabbia, intromettere astio e sollecitare l’ira: il tutto per raggiungere i propri obiettivi. È “rage bait” la parola dell’anno secondo l’Oxford University Press. Esca della rabbia. “In una perfetta sintesi del caos del 2025 – e in seguito a un voto pubblico e all’analisi dei nostri esperti linguistici, rage bait è stata incoronata Parola dell’Anno”, di legge in un post dell’editore su Instagram. La parola è stata scelta alla luce dell’esito di una votazione online sul sito web dell’editore.

“Rage bait combina due parole inglesi di lunga durata: ‘rabbia‘ (violento sfogo di rabbia) ed ‘esca‘ (un attraente boccone di cibo). Mentre si trova vicino al clickbait, il suo scopo è più preciso: scatenare rabbia, discordia e polarizzazione. La sua ascesa mostra come l’inglese si adatta facilmente, creando nuovi termini da parti familiari per catturare il mondo in cui viviamo”.

C’entra ancora una volta la tecnologia, ancora una volta i social network, il dibattito capriccioso e litigioso innescato in questi anni. Secondo il dizionario, per “rage bait” si definisce  quindi un contenuto online che tramite elementi e dettagli provocatori e offensivi punta appositamente a scatenare indignazione o rabbia. Strettamente legato a una consapevolezza più raffinata nell’uso di internet, è utilizzato per dividere il pubblico, raggiungere sia una fetta coinvolta che una ignara, sia la parte favorevole che quella contraria. È insomma una maniera per richiamare l’attenzione, farsi notare e aumentare traffico e interazioni di una pagina web o di una piattaforma social.

Non si dovrebbe scadere tuttavia nella trappola, nella deduzione facilona secondo la quale siano i social a scatenare tutto questo: è quello che succede, a pensarci, con qualsiasi talk show politico televisivo tra urlatori, esperti di tutto, opinionisti superficiali o parziali. “Offline, questo fenomeno gioca ora un ruolo importante anche nel plasmare i dibattiti su politica, identità e disinformazione”, ha sottolineato infatti la stessa Oxford University Press.

 

 

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“Il boom del termine mostra quanto siamo diventati consapevoli delle tattiche manipolative che ci coinvolgono online”, ha spiegato Casper Grathwohl, presidente di Oxford Languages. “Internet puntava a catturare l’attenzione; ora mira a influenzare le nostre emozioni”. Lo scopo insomma è far scattare una reazione, polarizzare l’attenzione e le posizioni. “L’indignazione genera engagement, gli algoritmi la amplificano e l’esposizione costante ci lascia esausti”.

Brain rot, “marciume cerebrale”, ovvero il logorio mentale provocato dallo scrollare smisurato e infinito, era stata la parola dell’anno scelta nel 2024 dall’Oxford Dictionary, che da allora ha guadagnato ulteriore notorietà ed è entrata nel gergo social di blogger e giornalisti. Altre parole candidate quest’anno al riconoscimento erano il sostantivo “aura farming” ovvero la creazione di un’immagine attraente e il verbo “biohack”, che indica gli sforzi per migliorare le prestazioni del corpo cambiando dieta o stile di vita o utilizzando dispositivi tecnologici.

1 Dicembre 2025

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