Il "premio" del 2024
Brain rot, cosa significa la parola dell’anno per l’Oxford Dictionary: il “cervello in pappa” per l’abuso di social
Brain rot, ovvero “cervello in pappa”, come da traduzione più vicina al significato inglese. È questa la parola dell’anno 2024 secondo l’Oxford English Dictionary, il più prestigioso e famoso dei dizionari di lingua inglese.
Come da 20 anni a questa parte il dizionario ha scelto la sua parola dell’anno, con la prima che fu “chav”, un modo per definire il “proletariato” britannico.
I 5 finalisti dell’Oxford English Dictionary
Per arrivare alla definizione della parola dell’anno l’Oxford English Dictionary utilizza un metodo standardizzato: il dizionario ha una lista costantemente aggiornata che conta al momento circa 26 miliardi di parole, prese da innumerevoli fonti in lingua inglese sparse per il mondo. da queste viene estratta una shortlist poi messa al voto (quest’anno hanno partecipato 337mila persone) e in base alle preferenze viene quindi stilata una lista di finalisti. È infine una giura di esperti a scegliere la parola dell’anno.
Con la “vincitrice” brain rot c’erano altre cinque finaliste: Demure, diventata di tendenza questa estata sui social, termine che fa riferimento a un comportamento riservato e responsabile; Dynamic pricing, ovvero la variazione del prezzo di un prodotto o servizio in base alla domanda, termine diventato comune in occasione delle polemiche sui prezzi dei biglietti per l’atteso tour per la reunion degli Oasis nel 2025; Lore, un insieme di fatti e informazioni di base relative a qualcuno o qualcosa, tipicamente nel mondo fantasy; Romantasy, genere di narrativa che combina romanticismo e fantasy; Slop, ovvero contenuti online di bassa qualità generati tramite l’intelligenza artificiale.
Cosa significa “brain rot”
I curatori del più celebre dizionario di lingua inglese spiegano che nell’ultimo anno l’uso della parola “brain rot” è aumentato del 230 per cento, assumendo un significato piuttosto chiaro: viene usata infatti per definire la velocità crescente con la quale cambia il linguaggio di internet, e dunque le sempre maggiori difficoltà nell’aggirarsi in un mondo, virtuale e poi reale, in cui si formano parole nuovo ogni giorno, altre cambiano significato, con tendenze che nascono e muoio in pochi giorni o addirittura ore.
Oxford definisce quindi “brain riot” come “Il presunto deterioramento dello stato mentale o intellettuale di una persona. Spesso considerato il risultato del consumo eccessivo di materiale (in particolare di contenuti online) considerato banale o poco stimolante”.
La prima attestazione dell’uso del termine “brain rot” risale al 1854, nel libro “Walden ovvero Vita nei boschi” di Henry David Thoreau. Il filosofo statunitense lo usava per criticare il declino dell’impegno intellettuale e la predilezione per idee semplicistiche, definizione adatta anche ai tempi moderni.
Lo spiega anche il presidente di Oxford Languages, Casper Grathwohl: “Brain rot parla di uno dei pericoli percepiti della vita virtuale e di come stiamo usando il nostro tempo libero. Costituisce uno dei capitoli da affrontare nel dibattito culturale sul rapporto tra umanità e tecnologia. Non sorprende che così tanti elettori abbiano abbracciato il termine, sostenendolo come scelta di quest’anno. Trovo anche affascinante – ha aggiunto il presidente – che la locuzione brain rot sia stata adottata dalla Generazione Z e dalla Generazione Alpha. Fasce demografiche in gran parte responsabili dell’uso e della creazione dei contenuti digitali a cui il termine si riferisce”.