La vittoria in Toscana

Elezioni regionali in Toscana: stravincono Schlein e sinistra, flop della Lega targata Vannacci

Il governatore del centrosinistra uscente dà 15 punti all’avversario e Schlein festeggia la vittoria: “Chi dava per morto il campo largo dovrà ricredersi”. Flop Vannacci: balla sul fi lo del quorum

Politica - di David Romoli

14 Ottobre 2025 alle 14:30

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Photo credits: Sara Minelli/Imagoeconomica
Photo credits: Sara Minelli/Imagoeconomica

È una vittoria piena, completa, senza zone d’ombra. Il centrosinistra di Eugenio Giani è intorno al 55%, il candidato della destra Alessandro Tomasi fatica a raggiungere il 40%. Anche la lista radicale Toscana Rossa, con la sua candidata Antonella Bundu, fiorentina nera, corre sul filo della soglia di sbarramento del 5%. Lo scontro diretto tra il primo partito del centrosinistra e quello della destra non lascia margini di dubbio: 10 punti di vantaggio per il Pd, 36% contro il 26% di FdI.

Elly stavolta non ha bisogno di prendere tempo: trincerarsi per ore nel silenzio tocca in Toscana alla destra mentre Schlein corre a Firenze, abbraccia il governatore uscente e rientrante Eugenio Giani, canta vittoria a gola spiegata: “Chi ci dava per morti ha preso una musata. La destra ha cantato vittoria troppo presto e i conti si fanno alla fine. Sommando i voti delle tre regioni dove si è votato la coalizione progressista ha più voti di chi oggi governa”. Altrettanto comprensibilmente Elly coglie la lieta occasione per affossare le critiche alla sua strategia: “Chi si era affrettato a dichiarare la fine della coalizione progressista è stato smentito nettamente dai fatti. L’unità fa bene a tutti”. Il peana della segretaria è giustificato dai numeri. Non tanto per la vittoria di Giani, che nella regione rossa per eccellenza era tanto prevedibile quanto ampiamente prevista, quanto per lo stacco che va oltre le peggiori ipotesi della destra. In una quasi impossibile successo Giorgia e gli altri leader della destra ci speravano pochissimo. In compenso erano convinti di poter accorciare le distanze portandosi a ridosso del centrosinistra e in una piazza proibitiva per la destra come quella toscana sarebbe stato un risultato molto più che soddisfacente. Ma così non è andata e nella maggioranza dovranno ora spiegarsi il perché di una batosta così pesante e così poco attesa.

I dati sull’astensione aiutano a fornire una prima risposta. È stata oceanica: con il 47.7% degli aventi diritto presentatisi alle urne è il dato peggiore nella parabola delle elezioni toscane. È andata peggio che nel 2025, quando votò il 48% e molto peggio del 2020, quando la percentuale dei votanti s’impennò sino al 62%. La spiegazione di questa oscillazione macroscopica sta probabilmente nella sensazione di minaccia salviniana incombente che era avvertita fortemente cinque anni fa mentre non lo è stata stavolta. Non è stata la chiamata alle armi in difesa della democrazia toscana in pericolo a determinare il risultato di ieri spingendo alle urne una parte dell’elettorato potenziale solitamente astensionista. È stata la credibilità di Giani contrapposta a una campagna elettorale molto radicale e urlata della destra. Giorgia, nel comizio finale, sembrava tornata ai tempi degli strilli dagli spalti dell’opposzione totale. La Lega, grazie all’ennesimo errore di Salvini, si è addirittura affidata al generale Vannacci che la ha trascinata nel baratro: sotto la soglia di sbarramento, salvo recuperi in extremis.

Il voto toscano in realtà implica anche un messaggio per la leadership del Pd. Giani ha vinto così bene proprio perché ha contrapposto al radicalismo della destra un’immagine pragmatica, efficiente, di governo invece che di lotta, dialogante anche con l’opposizione, come ha sottolineato lo stesso rieletto: “Ha vinto la Toscana illuminata e riformista. Dialogheremo con tutti, anche con Tomasi”. E Pina Picierno, dall’opposizione, non manca di ricordare i dubbi dei 5S sulla ricandidatura del governatore: “Quella di Giani è stata la scelta migliore, ingiustamente sottoposta ai raggi X da forze che hanno pesato ben poco nelle scelte elettorali dei toscani”. L’allusione è al M5S che, sotto al 5%, condivide con la Lega la palma del risultato peggiore. Del resto il partito meglio piazzato del centrosinistra dopo il Pd, davanti a una Avs che intorno al 7% ha tutte le ragioni di dichiararsi soddisfatta, è la Casa Riformista di Renzi, terzo partito dopo Pd e FdI con oltre l’8%. Certo, in Toscana Renzi è a casa sua ma il risultato va oltre sondaggi e previsioni della vigilia.

La Toscana, in definitiva, riequilibra le sconfitte nelle Marche e in Calabria. Rianima e galvanizza soprattutto il Pd e la sua segretaria già messa sotto accusa. Ma se il risultato conferma in pieno che l’unità “testardamente” perseguita da Elly è davvero condizione necessaria per competere, l’altra metà della strategia del Nazareno, puntare cioè su identità e radicalità per recuperare elettori astensionisti, è ancora tutta da verificare e probabilmente da ridiscutere. Di certo la radicalizzazione, sulla quale ha puntato soprattutto la Lega spinta da Vannacci, non ha portato alcuna fortuna alla destra. Si può capire perché Elly ironizzi: “Se questo è l’effetto Vannacci speriamo che prosegua”.

14 Ottobre 2025

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