Il segretario di Area DG
“Maggioranza garantista coi potenti e spietata coi deboli”, l’accusa di Giovanni Zaccaro
Intervista al segretario di Area democratica per la giustizia, la corrente di sinistra delle toghe, alla vigilia del V congresso: “Non facciamo opposizione, abbiamo il dovere di spiegare i rischi della riforma”.
Interviste - di Angela Stella
I diritti e la giurisdizione: se ne parla a Genova dove Area democratica per la giustizia ha programmato il suo V congresso da venerdì 10 a domenica 12. Ne parliamo con il Segretario, Giovanni Zaccaro.
Il titolo della tre giorni è “La forza e il diritto”. Ma allora che ne pensa di quello che ha detto il Ministro Tajani in merito alla Sumud Flotilla e cioè che “quello che dice il diritto è importante ma fino a un certo punto”?
Mi auguro che sia una gaffe del ministro. Altrimenti sarebbe la sconfessione della Costituzione del nostro Paese, sulla quale tutti giuriamo.
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Mi dica se sbaglio ad interpretare: non sarebbe stato meglio titolare diritto versus forza? Che messaggio volete lanciare?
I diritti e la giurisdizione, praticata da avvocati e magistrati, autonomi ed indipendenti, sono l’argine all’uso della forza. Sin dall’antichità, il diritto è la garanzia dei più deboli nei confronti dei più forti. Oggi sembra vincere la forza delle armi nei confronti del diritto dei popoli, la forza delle maggioranze nei confronti dei diritti delle minoranze. Però chi prende i diritti sul serio, magistrati, avvocati, accademia, devono fare argine.
La tavola rotonda sui “diritti negati” accoglierà gli interventi di Maurizio Landini (Cgil), Filomena Gallo (Ass.Coscioni), Rita Bernardini (NTC), don Mattia Ferrari (cappellano Mediterranea ‘Human Rights’). Attraverso queste testimonianze volete far emergere una vostra precisa idea politica sui diritti?
Ciascuno dei nostri ospiti rappresenta un mondo in cui i diritti sono negati o sacrificati: il lavoro, i temi del fine vita, il carcere, i migranti ed i richiedenti asilo. Noi siamo magistrati ma non siamo autoreferenziali, ci interessa ragionare soprattutto su chi non ha diritti oppure li ha solo sulla carta.
Nelle ultime settimane da diversi Ministri – Musumeci, Zangrillo, Nordio, Piantedosi – sono risuonate pesanti critiche verso voi magistrati. Sareste dei “killer” e che se sbagliate dovete “cambiare mestiere”. Vi sentite sotto attacco o lei ritiene che sia quasi ‘fisiologico’ questo linguaggio in vista del referendum costituzionale?
Faccio il giudice da tanti anni, quando in aula una parte usa un linguaggio così aggressivo vuol dire che non ha argomenti più seri. Mi pare che un linguaggio così volgare sia frutto del nervosismo dei sostenitori della riforma Nordio, che sanno di avere torto. I sondaggi dicono che i cittadini sono consapevoli che la riforma serve a condizionare l’operato dei magistrati e non a migliorare il servizio di giustizia e soprattutto che non ci sarà un plebiscito a favore della riforma ma anzi che la partita è in bilico (Sondaggio BiDiMedia commissionato da AreaDg: 33% del campione a favore della riforma, 30% contrario, ndr).
Tra gli interventi di sabato quello della Segretaria del Pd Elly Schlein, del leader del Movimento Cinque Stelle, Giuseppe Conte, del segretario di +Europa Riccardo Magi. Nonostante i risultati elettorali alle regionali lei ritiene che questo fronte possa davvero essere forte e compatto per sostenere insieme a voi la campagna in vista del referendum costituzionale?
Non ci interessa quel che fanno le forze politiche. A noi interessa spiegare ai cittadini che il referendum contro la riforma Nordio non è questione di destra o di sinistra, di governo o di opposizione. Riguarda invece il modello giudiziario che si vuole realizzare. Se si vuole correre il rischio che chi vince le elezioni decida quali processi fare, allora bisogna votare sì. Se si vuole sottrarre alla politica ogni forma di condizionamento della giurisdizione penale, bisogna votare no.
In un recente intervento il vice presidente del Csm Fabio Pinelli ha detto: “la magistratura non deve perdere la propria radice costituzionale mescolandosi, sino a confondersi, con l’opposizione politica che legittimamente gioca il proprio ruolo, come fisiologico nelle democrazie”. Non esiste secondo lei questo rischio considerato che l’Anm ha costituito un comitato per il No e usa gli stessi argomenti dei partiti di opposizione?
Questa volta concordo con l’avvocato Pinelli. A noi non interessa fare opposizione all’attuale maggioranza, abbiamo però il dovere di spiegare i gravi rischi della riforma Nordio. L’avremmo fatto anche se fosse stata proposta da altre forze politiche.
È previsto (per ora in collegamento da quanto appreso dal suo staff) l’intervento del ministro Nordio: cosa gli chiederà?
Il ministro Nordio è un vecchio liberale. Ascolterà le nostre ragioni e magari cambierà di nuovo idea. Prima era contrario alla separazione poi è diventato favorevole, speriamo che torni a essere contrario. Magari, oltre a perdere tempo appresso alla riforma, potrà cercare soluzioni concrete al dramma della durata dei processi.
Lo incalzerà anche sul tema carceri, considerato che quando dialogava con Marco Pannella si diceva pure a favore di provvedimenti di clemenza che ora giudica come una resa dello Stato?
Le condizioni carcerarie italiane sono uno scandalo. La pena deve essere giusta ma deve essere anche legale. Non è conforme a legge ed a Costituzione una pena scontata nelle carceri così come sono ora. Servono misure immediate, provvedimenti clemenziali per categorie di reati o di imputati. Temo però che la maggioranza parlamentare sia garantista solo con i potenti e spietata con i deboli.