La fiction
Patrizio Oliva, dalle macerie della vita al tetto del mondo: sarà un film Rai la storia del pugile napoletano che ha vinto tutto
Da Poggioreale, da un padre violento e il fratello Ciro morto a 16 anni, all'oro alle Olimpiadi e al titolo mondiale. "Ero disposto ad andare incontro alla morte, la mia era una scelta di vita". Protagonista Ciro Minopoli
Spettacoli - di Antonio Lamorte
Patrizio Oliva ci raccontò in un’intervista di qualche tempo fa che quando pensava alla sua vita “mi vengono i brividi. Mi ricordo della povertà assoluta, delle macerie della vita: e non mi scoccerò mai di usare questa espressione. Mi è servito per capire che io là non ci volevo tornare più”. Dal quartiere popolare di Poggioreale, Napoli, da un padre violento e un fratello morto tragicamente appena adolescente, all’oro alle Olimpiadi e al titolo di campione del mondo: la sua storia diventerà un film, una fiction Rai.
Non soltanto la storia di uno dei pochi pugili italiani ad aver vinto tutto quello che c’era da vincere: l’ha raccontata molto spesso anche lui tra interviste, in uno spettacolo teatrale, in un libro pubblicato quest’anno scritto dal giornalista Dario Torromeo, in un’autobiografia intitolata Lo Sparviero. Ci aveva detto – in quella stessa intervista sul Riformista – che “con nessun giornalista avrei potuto mettermi a nudo come ho fatto con mio nipote. Dicevo sempre che dalla penna dello scrittore non doveva uscire l’inchiostro ma il sangue della mia famiglia”. Quel libro lo aveva scritto infatti Fabio Rocco Oliva, edito da Sperling & Kupfer.
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Padre violento quando non era assente, dalla personalità tormentata e soverchiante. Un fratello che gli indicò la strada del pugilato: lui che dal quartiere di Poggioreale arrivava correndo ogni giorno fino in centro, su via Roma, nei pressi di piazza Dante, per allenarsi alla Fulgor dell’iconico maestro Geppino Silvestri – del quale tracciammo un ritratto nell’articolo a questo link. “Prima di andare via mettevo il veleno agli angoli per i topi. Dove stanno più quelle palestre? E dove stanno più gli atleti disponibili ad accettare quelle condizioni? Era umidissima, una doccia per 50 persone, non credo di aver mai fatto una doccia calda in quella palestra. Ero il primo a entrare e l’ultimo a uscire”.
Ciro, altro suo fratello, talento del pallone seguito anche dal calcio Napoli, stroncato ad appena 16 anni a causa di un tumore. “Mio fratello sono 50 anni che è morto e da 50 anni io ci parlo. Mi raccomando a lui qualsiasi cosa faccio nella vita, mi faccio consigliare. Ancora oggi ho un suo quadro accanto al mio letto. Ognuno si crea il proprio dio, il mio è mio fratello Ciro”. Oliva, anche in nome del fratello, ha vinto tutto: titoli italiani, europei, medaglia d’oro alle Olimpiadi di Mosca nell’80, campione d’Europa da professionista, campione del mondo pro nell’86 dopo una vittoria epica sull’argentino Ubaldo Sacco a Montecarlo. “Quando feci il mondiale mi dissi che o vincevo o potevo pure morire. Ero disposto ad andare anche incontro alla morte, la mia era una scelta di vita. Il pugilato è uno scontro fisico, ti imponi di andare oltre”. Disse no ad Angelo Dundee, allenatore di Muhammad Alì, che avrebbe voluto portarlo negli Stati Uniti. “Non mi sono mai pentito. Sapevo di poter diventare campione del Mondo anche qui, a Napoli, e volevo diventarlo qui”.

Non è chiaro dove si fermerà la trama di questa vita intensa e straordinaria, è sicuro che hanno cominciato a girare a Poggioreale. Nei panni del protagonista l’attore Ciro Minopoli, nel cast anche Antonio Pezone, Annalisa Pennino, Fortunato Cerlino e Tonia Truppo. Regia di Simona Ruggeri. La fiction dovrebbe uscire l’anno prossimo. Alla fine comparirà anche lui, il protagonista, in un cameo. All’Unità si dice “gratificato” dalla possibilità che la sua storia sia diventata un film. Era saltata l’idea di un documentario. Oliva oggi è allenatore dei ragazzini della Nazionale Italia, gli Schoolboys, e gestisce la palestra Milleculure, aperta con l’altro medagliato alle Olimpiadi, Diego Occhiuzzi.