Il rapporto dell'Onu
Gaza muore di fame: “132mila bambini a rischio, è carestia”
Questi i numeri dell’emergenza malnutrizione rilevati dall’Ipc, che definisce la fame “interamente provocata dall’uomo”. “Menzogna spudorata”, commenta Netanyahu.
Esteri - di Umberto De Giovannangeli
Gaza, ultimo atto. L’operazione “Carri di Gedeone 2” è già in moto, le truppe si muovono alla periferia di Gaza City in macerie, dov’è ammassato oltre un milione di palestinesi. I messaggi in arabo ordinano ai civili di andarsene, per molti è l’ennesimo trasferimento forzato, questa volta devono ammucchiarsi con gli altri rifugiati interni nei campi di tende improvvisati sulla costa e verso il confine con l’Egitto.
Il ministro della Difesa Israel Katz ha detto di aver approvato i piani dell’Idf per «sconfiggere Hamas a Gaza», mentre l’esercito ha iniziato a invadere Gaza City con una nuova offensiva. «Le porte dell’inferno si apriranno presto sugli assassini e gli stupratori di Hamas a Gaza, finché non accetteranno le condizioni poste da Israele per porre fine alla guerra, in primo luogo il rilascio di tutti gli ostaggi e il loro disarmo», ha sottolineato in un post sui social, ribadendo che se Hamas non capitolerà, Gaza City «diventerà come Rafah e Beit Hanoun», due città che sono state in gran parte ridotte in macerie dai bombardamenti israeliani.
Inascoltati gli appelli internazionali volti a evitare l’escalation, con una crisi che trova l’ennesima conferma in un’inchiesta del Guardian, secondo cui l’Idf sarebbe ben consapevole del fatto che 5 palestinesi su 6 uccisi a Gaza nel corso della guerra sono civili. Numeri smentiti dall’esercito israeliano. C’è spazio solo per la guerra. Non ci sono piani «in questa fase» per inviare una delegazione israeliana in Qatar o in Egitto per colloqui su un cessate il fuoco e un accordo per il rilascio degli ostaggi. Lo ha riferito l’ufficio del primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, al quotidiano The Times of Israel, in seguito all’annuncio del premier secondo cui avrebbe «dato istruzioni di avviare immediatamente i negoziati» per la liberazione di tutti gli ostaggi detenuti a Gaza e per porre fine alla guerra secondo le condizioni di Israele.
Continuano gli attacchi
Almeno 60 palestinesi sono stati uccisi dall’alba di ieri negli attacchi israeliani in tutta Gaza. È quanto riferito da fonti ospedaliere locali ad al Jazeera. Il bilancio include 36 persone uccise nella città di Gaza e cinque palestinesi uccisi mentre cercavano soccorso. Nel sobborgo di Sheikh Radwan è stata colpita una scuola che ospitava gli sfollati, almeno 12 i morti secondo le fonti. Un drone israeliano ha colpito una tenda di fortuna a Khan Younis: nel raid sono rimasti uccisi una donna e 4 bambini. «I bombardamenti continuano a essere uditi ininterrottamente. Alcuni sono lontani, altri più vicini. Esplosioni si sono verificate a 500 metri dalla parrocchia. I bisogni di ogni genere della popolazione civile sono urgenti» dice il parroco di Gaza, padre Gabriel Romanelli, via social, facendo il punto della situazione nel quartiere di Al Zaitoun, dove è situata la parrocchia della Sacra Famiglia, a Gaza City. La parrocchia, che attualmente ospita 450 sfollati cristiani, insiste nella zona detta «Città vecchia».
La carestia a Gaza
Sopravvivere nella Striscia è sempre più problematico. La carestia a Gaza è «interamente provocata dall’uomo» e le vite di 132.000 bimbi sotto i cinque anni sono a rischio a causa della malnutrizione. Questo è quanto si legge nel rapporto dell’Integrated Food Security Phase Classification (Ipc), sistema globale di monitoraggio della fame sostenuto dall’Onu, cha ha dichiarato ufficialmente lo stato di carestia nella Striscia a causa del blocco degli aiuti da parte di Israele. «Il tempo del dibattito e dell’esitazione è passato, la fame è presente e si sta diffondendo rapidamente», afferma il rapporto. Secca la replica dell’ufficio del primo ministro israeliano. Secondo Netanyahu quel rapporto Onu sulla carestia è una “menzogna spudorata”.
Usare la fame come metodo di guerra «è un crimine». Lo ha dichiarato il capo delle Nazioni Unite per i diritti umani Volker Turk, pochi minuti dopo la dichiarazione di carestia nella Striscia di Gaza da parte dell’Ipc. Turk ha aggiunto che le morti a Gaza che ne sono derivate «possono anche costituire un crimine di guerra di omicidio volontario». “Il Governo di Israele continua la sua campagna di bombardamenti incessanti e sta attuando la scelta politica di affamare le persone nelle aree dove la carestia è ormai classificata, mentre prosegue nei piani di sfollamento forzato della popolazione affamata di Gaza City. Gli altri governi, incluso quello italiano, che avrebbero potuto fare di più per fermare Israele sono complici, permettendo il genocidio e crimini di guerra con il loro silenzio, la loro inattività e la continua fornitura di armi a Israele”, denuncia Paolo Pezzati, Portavoce per le Crisi umanitarie di Oxfam Italia. A rimarcare la drammaticità della situazione è anche una nota congiunta di FAO, UNICEF, WFP e OMS.
Il noto attore spagnolo e premio Oscar Javier Bardem accusa l’esercito israeliano di essere «nazista», in un post diffuso sui social accompagnato da un video. Lo riferisce il quotidiano Times of Israel, sottolineando che il filmato di un cecchino dell’Idf che spara a un palestinese al confine con Gaza, mentre i suoi commilitoni esultano, è stato diffuso per la prima volta nel 2018, suscitando l’attenzione e l’indignazione internazionale. Bardem, nel suo post, non ammette che il filmato risalga ad almeno sette anni fa, e non è chiaro se ne sia a conoscenza. «L’Idf è nazista», ha scritto in stampatello l’iconico attore su Instagram, sia in inglese che in spagnolo. «Ricordate Amon Goth in Schindler’s List? Un sadico ufficiale delle SS che sparava ai prigionieri dal suo balcone solo per divertimento. Incarnava la banalità del male e l’impunità della crudeltà all’interno di un apparato militare oppressivo». «Oggi, la stessa logica di terrore e disumanizzazione è quella che l’Idf applica contro il popolo palestinese», ha sottolineato il premio Oscar.