Medio Oriente
David Grossman: “A Gaza è genocidio, l’Occupazione della Palestina è la maledizione di Israele”
Lo scrittore israeliano più famoso al mondo: "Ho fatto tutto quello che potevo per non arrivare a chiamare Israele uno Stato genocida, non posso più trattenermi. Siamo caduti nella tentazione del potere assoluto"
Esteri - di Antonio Lamorte
Anche lo scrittore israeliano Davi Grossman denuncia il genocidio compiuto da parte di Israele nella Striscia di Gaza nella sua campagna di militare in risposta ai massacri di Hamas del 7 ottobre 2023. “Per anni ho rifiutato di utilizzare questa parola – ha detto in un’intervista a Repubblica – Ma adesso non posso trattenermi dall’usarla, dopo quello che ho letto sui giornali, dopo le immagini che ho visto e dopo aver parlato con persone che sono state lì”.
Grossman è il più noto scrittore israeliano al mondo, ha scritto romanzi come Che tu sia per me il coltello, Vedi alla voce: amore, A un cerbiatto somiglia il mio amore e Qualcuno con cui correre. Ha scritto anche saggi e libri per bambini. Il figlio Uri è morto nel 2006 nella guerra del Libano. È ateo. “Anche solo pronunciare questa parola, ‘genocidio’, in riferimento a Israele, al popolo ebraico: basterebbe questo, il fatto che ci sia questo accostamento, per dire che ci sta succedendo qualcosa di molto brutto”.
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Il termine genocidio ha un significato giuridico ma anche morale e storico. Secondo le stime di Hamas, sono oltre 60mila le vittime nella Striscia. Per Lancet i numeri erano fortemente sottostimati già lo scorso gennaio. Le ultime settimane sono state monopolizzate dall’attenzione mediatica attorno alla carestia denunciata da organizzazioni attivi nella Striscia e dagli attacchi di Israele ai centri distribuzione aiuti. Il ministro di ultradestra del governo di Benjamin Netanyahu, Amihai Ben-Eliyahu, ha dichiarato nelle scorse settimane: “Tutta Gaza sarà ebraica, il governo sta spingendo affinché Gaza venga cancellata. Grazie a Dio, stiamo estirpando questo male. Stiamo spingendo la popolazione che si è istruita sul Mein Kampf“. L’uso del termine ormai serve a posizionarsi politicamente.
“Voglio parlare come una persona che ha fatto tutto quello che poteva per non arrivare a chiamare Israele uno Stato genocida. E ora, con immenso dolore e con il cuore spezzato, devo constatare che sta accadendo di fronte ai miei occhi. ‘Genocidio’. È una parola valanga: una volta che la pronunci, non fa che crescere, come una valanga appunto. E porta ancora più distruzione e più sofferenza”, ha aggiunto Grossman. “Una volta un giudice della Corte suprema israeliana ha detto che il potere corrompe, e che il potere assoluto corrompe in modo assoluto. Ed ecco, ci è successo: l’Occupazione ci ha corrotto. Io sono assolutamente convinto del fatto che la maledizione di Israele sia nata con l’Occupazione dei territori palestinesi nel 1967. Forse la gente è stanca di sentirne parlare, ma è così. Siamo diventati molto forti dal punto di vista militare e siamo caduti nella tentazione generata dal nostro potere assoluto e dall’idea che possiamo fare tutto”.
A proposito della decisione del presidente della Francia Emmanuel Macron, seguito a ruota da altri Stati, di riconoscere lo Stato palestinese, Grossman ritiene “sia una buona idea e non capisco l’isteria che l’ha accolta qui in Israele. Magari avere a che fare con uno Stato vero, con obblighi reali, non con un’entità ambigua come l’Autorità palestinese, avrà i suoi vantaggi. È chiaro che dovranno esserci condizioni ben precise: niente armi. E la garanzia di elezioni trasparenti da cui sia bandito chiunque pensa di usare la violenza contro Israele”. Grossman resta un sostenitore della soluzione dei due Stati. “Non vedo alternative. Sarà complesso e sia noi che i palestinesi dovremo comportarci in modo politicamente maturo di fronte agli attacchi che sicuramente ci saranno. Ma non c’è un altro piano”.