L'infezione
West Nile, salgono a 32 i contagi in tutta Italia: “Andamento epidemiologico in linea con gli anni scorsi”
21 dei casi in provincia di Latina, due i morti finora tra Piemonte e Lazio. A cambiare rispetto agli anni scorsi è la distribuzione geografica. Le indicazioni e le precauzioni
News - di Redazione Web
Salgono i casi di infezione da West Nile in Italia: 32 persone secondo quanto riportato nel bollettino settimanale del sistema di sorveglianza dell’Istituto Superiore di Sanità. 21 di questi casi sono stati registrati nel Lazio, tutti nella provincia di Latina. Due i decessi confermati finora, uno in Piemonte e un altro nel Lazio. Per quanto la situazione stia destando grande apprensione, specialmente in alcune zone, al momento l’andamento epidemiologico è in linea con quello degli anni scorsi. Nessun allarme dunque ma le autorità stanno comunicando opportune indicazioni e raccomandazioni sia agli istituti sanitari che ai cittadini per scongiurare l’infezione.
West Nile è una malattia infettiva trasmessa dalle zanzare, in particolare del genere Culex Pipiens. Colpisce in particolare gli uccelli selvatici. A trasmettere l’infezione è la zanzara comune notturna che punge dal tramonto all’alba. L’infezione non è trasmissibile da persona a persona. Possibile ma soltanto in rari casi l’infezione può verificarsi dopo trasfusioni di sangue, trapianti di organi e trasmissione al feto nella gravidanza. L’80% circa dei casi è asintomatico. Più a rischio sono i soggetti immunodepressi o interessati da più patologie.
Secondo quanto riportato nel bollettino, 23 dei 32 casi si sono manifestati nella forma neuro-invasiva: due in Piemonte e in Veneto, uno in Emilia-Romagna, 15 nel Lazio, tre in Campania. In Veneto è emerso un caso asintomatico in un donatore di sangue, sei i casi di febbre tra Veneto e Lazio. A cambiare sensibilmente rispetto agli anni scorsi è la diffusione a livello geografico. “Il consiglio – ha dichiarato Anna Teresa Palamara, a capo del dipartimento di Malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità, al Corriere della Sera – è quello di proteggersi il più possibile dal contatto con le zanzare, i vettori del virus, e rivolgersi al proprio medico se si hanno sintomi come febbre sopra in 38° soprattutto se accompagnata da eruzione cutanea”.
La maggior parte delle persone, come si accennava, non mostra alcun sintomo. Circa il 20% degli infetti ravvisa febbre, mal di testa, nausea, vomito, linfonodi ingrossati e sfoghi cutanei, sintomi che possono durare pochi giorni o qualche settimana e che possono variare a seconda della persona. I sintomi più gravi si registrano in meno dell’1% delle persone infette con febbre alta, forti mal di testa, debolezza muscolare, disorientamento, tremori, disturbi alla vista, torpore, convulsioni fino alla paralisi e al coma. In genere i sintomi possono durare pochi giorni o qualche settimana. Le precauzioni principali raccomandano in particolare l’uso dei repellenti cutanei e insetticidi ed esposizione all’aperto con abbigliamento adeguato.
Una circolare ministeriale inviata a Regioni, Ordini dei Medici e Istituti Zooprofilattici ha invitato a “potenziare la sorveglianza dei casi umani di infezione da West Nile Virus e Usutu Virus” e “tutte le attività di sorveglianza integrata veterinaria”. Una riunione operativa, con 290 medici, è stata organizzata dall’Istituto Spallanzani. Aziende sanitarie e ministero hanno fatto scattare le misure previste dal Piano nazionale di prevenzione, sorveglianza e risposta arbovirosi – Pna 2020-2025. Il Centro nazionale sangue (Cns) ha dato indicazione di effettuare il test per la febbre da West Nile quale alternativa alla sospensione temporanea per 28 giorni della donazione per tutti i donatori che abbiano trascorso anche solo una notte nelle aree interessate dal virus.