La guerra in Medio Oriente
A Gaza è carestia di massa, l’allarme di 111 ong: “Aiuti inutilizzati nei magazzini, sopravvivere è un miraggio”
L'OHCHR ha accusato l’IDF di aver ucciso più di mille persone a Gaza, dalla fine di maggio, mentre cercavano di accedere agli aiuti umanitari. "Gli operatori umanitari si uniscono ora alle stesse file per ricevere cibo, rischiando di essere uccisi solo per sfamare le loro famiglie"
Esteri - di Redazione Web
A Gaza è in corso una carestia di massa. A segnalarlo in un comunicato congiunto 111 organizzazioni umanitarie tra cui Medici Senza Frontiere, Medici del Mondo, Caritas, Amnesty International e Oxfam International. “I governi devono smettere di aspettare il permesso di agire. Non possiamo continuare a sperare che gli accordi attuali funzionino”, si legge nell’appello. Secondo gli ultimi dati diffusi da Hamas il bilancio dell’offensiva israeliana è salito a 59.106 palestinesi uccisi e 142.511 feriti. Dati che non possono essere verificati in maniera indipendente ma che per la rivista Lancet, già lo scorso gennaio, erano fortemente sottodimensionati. Un ospedale di Gaza ha reso noto martedì che 21 bambini sono deceduti a causa della malnutrizione o per fame nell’arco di 72 ore.
È questo il fenomeno più al centro dell’attenzione mediatica in questi giorni: la morte a causa della fame dei civili palestinesi o mentre quella fame si cerca di placarla presso i centri di distribuzione di aiuti colpiti dall’esercito israeliano. L’Ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani (OHCHR) ha infatti accusato l’IDF di aver ucciso più di mille persone a Gaza, dalla fine di maggio, mentre cercavano di accedere agli aiuti umanitari. È ormai compromessa la reputazione della Gaza Humanitarian Foundation (GHF), un’organizzazione creata e sostenuta da Stati Uniti e Israele attraverso finanziamenti la cui trasparenza è messa in discussione.
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“Mentre una carestia di massa si diffonde nella Striscia di Gaza, i nostri colleghi e le persone che aiutiamo stanno scomparendo – hanno scritto nel loro comunicato congiunto le organizzazioni – mentre l’assedio del governo di Israele sta affamando la popolazione di Gaza gli operatori umanitari si uniscono ora alle stesse file per ricevere cibo, rischiando di essere uccisi solo per sfamare le loro famiglie”. Le organizzazioni che hanno firmato l’appello hanno affermato che i magazzini contenenti tonnellate di rifornimenti sono inutilizzati appena fuori dal territorio e perfino all’interno, poiché è stato impedito loro di accedere o consegnare le merci.
“I palestinesi sono intrappolati in un ciclo di speranza e sofferenza, in attesa di aiuti e cessate il fuoco, per poi svegliarsi e scoprire che le condizioni peggiorano. Non è solo un tormento fisico, ma psicologico. La sopravvivenza è un miraggio. Il sistema umanitario non può basarsi su false promesse. Gli operatori umanitari non possono operare con tempistiche variabili o attendere impegni politici che non garantiscano l’accesso”. Le organizzazioni chiedono “un cessate il fuoco immediato e permanente; revocare tutte le restrizioni burocratiche e amministrative; aprire tutti i valichi di frontiera; garantire l’accesso a tutti in tutta Gaza; rifiutare i modelli di distribuzione controllati dai militari; ripristinare una risposta umanitaria basata sui principi e guidata dall’Onu e continuare a finanziare organizzazioni umanitarie imparziali e basate sui principi. Gli Stati devono adottare misure concrete per porre fine all’assedio, come l’interruzione del trasferimento di armi e munizioni”.