L'Italia Watergate?

Scandalo Paragon, anche Roberto D’Agostino tra i giornalisti spiati: la Procura dispone accertamenti sui telefoni

News - di Redazione

19 Giugno 2025 alle 16:07

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Scandalo Paragon, anche Roberto D’Agostino tra i giornalisti spiati: la Procura dispone accertamenti sui telefoni

Lo scandalo Paragon continua ad allargarsi. Nell’elenco delle persone spiate con lo spyware Graphite prodotto dall’azienda israeliana, per anni a disposizione dei servizi segreti italiani e che la società poteva vendere esclusivamente a governi nazionali, c’è anche il fondatore del sito Dagospia, Roberto D’Agostino.

Il nome di ‘Dago’, voce fuori dal coro del giornalismo italiano, è finito nei fascicoli delle inchieste condotte dalle Procura di Roma e Napoli sul caso di spionaggio e che vede tra le vittime già accertate il direttore di Fanpage Francesco Cancellato e il giornalista della stessa testata online Ciro Pellegrino, il fondatore della Ong Mediterranea Saving Humans Luca Casarini assieme al collaboratore Giuseppe Caccia e al cappellano di bordo don Mattia Ferrari (quest’ultimo intestatario di un’utenza nella disponibilità di David Yambio, presidente dell’Ong Lybian Refugees), oltre alla giornalista e influencer olandese Eva Vlaardingerbroek.

I pm di Roma e Napoli al lavoro sull’indagine hanno disposto accertamenti tecnici irripetibili sui dispositivi telefonici in uso ai sette, parti lese nell’inchiesta, per verificare se nei loro cellulari ci fosse traccia del software Graphite prodotto dalla società israeliana Paragon o se invece ci sono altri tipi di spyware.

Nell’indagine, riferisce Repubblica, si procede al momento contro ignoti per accesso abusivo a sistema informatico e quanto previsto all’articolo 617 del codice penale su reati informatici, cognizione, interruzione o impedimento illecito di comunicazioni o conversazioni telegrafiche o telefoniche e installazioni abusiva di apparecchiature atte ad intercettare.

Vicenda su cui interviene con parole durissime il leader di Italia Viva Matteo Renzi, che parla di “scandalo intercettazioni” che “esplode ogni giorno di più”. “Se davvero anche Dagospia è stata messa sotto controllo, come sembra, siamo davanti a una svolta clamorosa. Io non sono un fan di Roberto D’Agostino e con lui ho avuto scontri molto duri, in tutte le sedi. Ma se anche Dagospia è stata spiata e il governo italiano continua a far finta di nulla, siamo in presenza di un fatto gravissimo – scrive sui social il senatore – Nelle democrazie non si spiano i giornalisti. Se si spiano i direttori delle testate giornalistiche non è più democrazia. Tutti zitti anche stavolta?”, paragonando il caso Paragon ad un “Italian Watergate”.

Nello scandalo intercettazioni si era giunti solamente la scorsa settimana ad una svolta e ad uno scontro senza precedenti tra la stessa Paragon e il Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica che sulla vicenda aveva stilato un rapporto screditato dalla stessa società di cybersecurity.

In particolare i produttori di Graphite avevano sostenuto di aver offerto al governo Meloni e al Parlamento italiano di “determinare se il suo sistema fosse stato utilizzato” contro Cancellato, ottenendo però un rifiuto dalle autorità italiane. Inoltre secondo la società israeliana, al contrario di quanto sostenuto dal Copasir, la rescissione del contratto tra governo e Paragon non sarebbe stata consensuale ma frutto di una decisione unilaterale da parte israeliana per l’uso illecito del suo spyware.

di: Redazione - 19 Giugno 2025

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