L’inchiesta verso l’archiviazione

Il mistero dell’auto di Giambruno: “Controllata da due 007 sotto casa di Meloni”

Secondo un articolo della Stampa, i movimenti nella notte tra il 30 novembre e il 1° dicembre del 2023 sarebbero riconducibili ad attività di agenti dei servizi segreti interni.

Cronaca - di Frank Cimini

10 Giugno 2025 alle 16:00

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Photo credits: Carlo Lannutti/Imagoeconomica
Photo credits: Carlo Lannutti/Imagoeconomica

L’inchiesta della procura di Roma sui movimenti sospetti intorno all’auto del giornalista Andrea Giambruno allora compagno di Giorgia Meloni starebbe per essere archiviata anche se ieri in un articolo pubblicato dal quotidiano La Stampa si racconta che i fatti della notte tra il 30 novembre e il 1° dicembre del 2023 sarebbero riconducibili ad attività di agenti dei servizi segreti interni.

Ci sarebbe una lettera dell’Aisi con i nomi dei due 007. Dai dati della Mercedes Benz arrivata verso le 4 del mattino sotto l’abitazione del presidente del Consiglio dei ministri emerge che l’auto risulta intestata all’Erario dello Stato, ente intestatario delle vetture di servizio. Secondo Matteo Renzila Repubblica delle Meloni è sempre più simile alla Repubblica delle banane”. Dalla Mercedes era sceso un uomo con un oggetto tipo metaldetector trafficando intorno alla Porsche di Andrea Giambruno. Una poliziotta si avvicinava chiedendo spiegazioni. La risposta da parte dei due uomini consisteva nel mostrare un tesserino per poi andare via.
L’uomo alla guida della Mercedes era sulla cinquantina. L’altro più giovane indossava una tuta da ginnastica. La poliziotta che li aveva incontrati tracciava un identikit e i suoi superiori affermavano trattarsi di agenti dei servizi segreti recuperando pure le foto.

I due 007 vengono poi spostati ai servizi segreti esterni, uno mandato in Iraq, l’altro in Tunisia. All’inizio si era pensato a un tentato furto, ma l’ipotesi venne poi esclusa. Il 29 novembre del 2023 due uomini avevano cercato di forzare la porta e di entrare nell’appartamento situato sopra quello di Giorgia Meloni credendolo vuoto. Non era così. Una donna li osservava dallo spioncino. Chiamò aiuto, i due scapparono. In sede di denuncia la donna riferiva che uno dei due aveva un microfono nella giacca. L’indagine passava poi dalla Digos alla squadra mobile. Si presentava una persona agli inquirenti raccontando che quella notte sotto casa cella premier c’era lui. Funzionari di polizia quella notte avrebbero telefonato a chi conduceva l’interrogatorio del ricettatore che non venne ritenuto credibile. Con questi chiari di luna, personaggi poco chiari, depistaggi e pare guerre tra apparati investigativi l’archiviazione appare l’unica soluzione.

10 Giugno 2025

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