Il monumento ritrovato

A Mosca è tornato Stalin ma se gratti trovi Putin

La scultura è riapparsa nella stazione della metropolitana Taganskaya di Mosca, 60 anni esatti dopo la sua “deposizione”. Implicita “riabilitazione”, dove l’arredo urbano sotterraneo si fa adesso metafora del Dna profondo putiniano

Esteri - di Fulvio Abbate

7 Giugno 2025 alle 23:00

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AP Photo/Alexander Zemlianichenko
AP Photo/Alexander Zemlianichenko

Stalin fa ritorno a Mosca. Un monumento, inaugurato nella stessa stazione nel 1950, onorevolmente rimosso dopo le deliberazioni del XX congresso del PCUS, cioè la denuncia dei crimini e del conseguente sistema concentrazionario del dittatore sovietico, grazie alla cosiddetta “destalinizzazione”, messa in atto dall’infine non meno deposto Nikita Kuscev, siamo nei primi anni Sessanta, è riapparsa nella stazione della metropolitana Taganskaya di Mosca, sessanta esatti anni dopo la sua “deposizione”, implicita “riabilitazione”, dove l’arredo urbano sotterraneo si fa adesso metafora del Dna profondo putiniano.

La scultura, stilisticamente parlando, è un bassorilievo che vede Stalin sbalzato al centro in altorilievo, donne, uomini, fanciulli e fanciulle “protendono le mani colme di fiori verso di lui, supplici, quasi a ringraziarne l’esistenza, d’essere nella storia. Sovietica, se non planetaria del socialismo e la sua costruzione”. Nelle foto d’agenzia, nuove mani, non proprio giovanissime, depongono garofani, il fiore della vittoria nella “grande guerra patriottica” contro il nazismo, sullo stilobate sul quale si solleva il manufatto accecante, abbacinante nel suo bianco, lattiginoso, come un perturbante budino. L’ente che ha in gestione la monumentale metropolitana moscovita, vanto imperiale dell’edilizia sovietica, che risponde burocraticamente al governo della città di Mosca, ha dichiarato che l’originale era svanito in chissà quale deposito nel 1966, era già brezneviana, durante dei lavori di ristrutturazione, dunque per la nuova replica si tratterebbe di un’opera destinata a celebrare il 90° anniversario della metropolitana della capitale.

Il titolo originale dell’opera in questo senso è esemplare: “Gratitudine del popolo al leader e al comandante”. Inutile aggiungere che con Vladimir Putin presidente pare inamovibile del Cremlino, statue, busti e ogni altro cenotafio o installazione in onore e gloria di Josif Stalin sono fioriti in numerose città, villaggi, quartieri, anche nelle zone più remote del Paese. I cronisti assicurano ancora che “negli ultimi dieci anni, i manuali scolastici hanno presentato Stalin come una figura sempre più positiva, enfatizzandone il ruolo nella vittoria dell’URSS sulla Germania nazista e tacendo delle repressioni”. Si aggiunga che durante i giorni delle celebrazioni per l’anniversario della vittoria nella Seconda Guerra Mondiale, meno di un mese fa, Volgograd è tornata a mostrare la sua antica dicitura sui cartelli d’accesso alla città: Stalingrad, idem l’aeroporto locale.

Stalin, si sappia, non è comunque tornato unicamente nel marmo celebrativo o tra souvenir e memorabilia “comuniste”, la propaganda putiniana, nel “proletkult” turistico-ideologico russo attuale online proliferano decine di meme dove l’effigie di Stalin deride l’Occidente sullo sfondo dell’aggressione allo Stato sovrano d’Ucraina; “operazione speciale” nella vulgata ufficiale putiniana. Secondo alcuni sociologi il 63% dei russi, inclusi quasi la metà dei russi di età compresa fra i 18 e i 24 anni, possiede un’opinione positiva di Stalin. Secondo Alexander Zinoviev, esperto di architettura sovietica, il monumento “ritrovato”, insieme al periodo storico che plasticamente, retoricamente evoca, gli anni del culto della personalità di una figura che lo stesso Lenin nel “testamento” del 1923, un anno prima della morte, così tratteggiava, mettendo in guardia dal consegnarli ruoli apicali: “Il compagno Stalin ha concentrato nelle sue mani un immenso potere, e io non sono sicuro che egli sappia servirsene sempre con sufficiente prudenza. Stalin è troppo grossolano, e questo difetto, del tutto tollerabile nell’ambiente e nel rapporto tra noi comunisti, diventa intollerabile nella funzione di segretario generale”, risponderebbe all’attuale stato d’animo della Russia: “Si tratta dello stesso isolamento, della stessa ideologia conservatrice e della stessa fiducia nelle proprie forze, questo tema di Stalin, della sua estetica e il fatto che dobbiamo fidarci del nostro leader ed essere felici e non criticare chi è al potere, è molto consono al nostro tempo”.

In definitiva Stalin sinonimo di Putin, e viceversa, Stalin, “Acciaio” era il primo, della medesima lega metallica inattaccabile anche il secondo, se non proprio l’erede, chi sembri convincere i russi che la democrazia non è idonea alla nazione, al suo popolo, se è vero, continua la vulgata, che quando l’ha provata, ed erano i giorni di Eltsin, non ne ha compreso le qualità, ritenendola assai poco convincente, assai meglio ritrovare l’orgoglio degli autocrati, poco importa se zar o responsabili di un presidium supremo. Putin come terminale ultimo di questo processo, diciamo pure, mentale, se non attitudinale.

E Lenin, invece? Dimenticate le parole con cui Rosa Luxemburg, già nel 1918, cioè un anno dopo la presa del potere da parte dei bolscevichi, polemizzava con Vladimir Ilic proprio del nodo democrazia-socialismo, sebbene ogni storico abbia accertato che il sistema concentrazionario sia iniziato già negli anni in cui era questi al potere, come abbiamo avuto modo scorgere facendo caso alle ultime cerimonie che si sono svolte sulla Piazza Rossa, sembra invece rimosso, insieme al Mausoleo dove dimora la sua salma, lo stesso ziggurat che fino al 1959 erano presenti le spoglie di Stalin, occultato dietro a una scatola di spessa masonite rivestita di slogan patriottici per le occasioni ufficiali, negato alla vista, diversamente dall’altro, sì, esattamente Stalin, con buona pace di Victor Serge che nella biografia “Stalin”, apparsa nei primi anni Quaranta, quindi in anticipo su ogni altra voce critica, ne seppe descrivere la piccina empietà umana e politica. L’orrore fa ritorno a Mosca.

7 Giugno 2025

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